MACCHINA DEL TEMPO OTTOBRE 2005, 27 ottobre 2005
Presto l’Europa ospiterà un nuovo Sahara. Perché il deserto avanza, anche da noi. E le cause non sono da ricercare soltanto nell’abbandono del territorio
Presto l’Europa ospiterà un nuovo Sahara. Perché il deserto avanza, anche da noi. E le cause non sono da ricercare soltanto nell’abbandono del territorio. L’innegabile aumento della temperatura in tutto il bacino del Mediterraneo e gli effetti devastanti degli incendi estivi stanno infierendo colpi fatali ai nostri boschi. Certo, lo stato d’abbandono di un pezzo di terra ha il suo peso, soprattutto se in una zona arida. Ma è nulla in confronto alla calura che pare crescere ogni anno di più. Sul Mediterraneo, inoltre, si è anche visto una notevole riduzione di precipitazioni. Così, in risposta ai pericoli naturali, alle siccità, alle inondazioni, agli incendi boschivi e alle attività umane che sfruttano troppo un terreno, i suoli diventano salini, aridi, sterili e improduttivi. «Ma il degrado complessivo delle risorse ambientali è dato dall’insieme delle attività produttive», sottolinea Massimo Iannetta, responsabile del gruppo ”Lotta alla desertificazione” dell’Enea. «Oltre all’agricoltura ci sono il turismo, l’industria, l’attività estrattiva e l’urbanizzazione». La percentuale di territorio italiano a rischio è stabile da un paio d’anni al 30 per cento. Le regioni già colpite con durezza sono Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Corrono rischi Toscana ed Emilia-Romagna.