MACCHINA DEL TEMPO OTTOBRE 2005, 27 ottobre 2005
Il cielo non ama l’America: ogni anno, dal Canadà fino alla Golfo del Messico, il territorio è spazzato da una media di 800 tornado, lasciando sempre in triste eredità circa 80 morti e oltre 1
Il cielo non ama l’America: ogni anno, dal Canadà fino alla Golfo del Messico, il territorio è spazzato da una media di 800 tornado, lasciando sempre in triste eredità circa 80 morti e oltre 1.500 feriti. La terribile proboscide d’aria predilige le regioni Usa tra le Montagne Rocciose e gli Appalacchi, nominata’Tornado Alley”, ”viale dei tornado”. L’Oklahoma detiene il poco ambìto record di presenze è : dal 1953 al 1976 è stato attraversato da ben 1.326 eventi. Quest’aspirapolvere infernale è un vortice depressionario di breve durata, che si sviluppa sotto grandi nubi temporalesche (i cumulonembi), dove i venti raggiungono velocità superiori ai 300-400 Km l’ora. Tutto comincia da un temporale. Poi, se un flusso d’aria secca che proviene da sud-ovest (dopo esser transitata sulle Montagne Rocciose, a quota 3.000 metri) scorre sopra uno strato d’aria caldo-umida (che ha origine sugli oceani tropicali, a quota 1.000-1.500 metri), il meccanismo s’innesca. Di solito, l’inversione termica che segue l’incontro dei due strati blocca le piccole ascensioni d’aria caldo-umida. Ma se qualche condizione produce il sollevamento di grandi masse aeree, si crea una forte instabilità che rende ancor più violento il fenomeno. I tornado si formano proprio qui, nell’aria che genera i forti temporali, dentro queste correnti in salita. I più forti avvengono spesso vicino ai bordi di queste ascensioni, non distanti da dove l’aria precipita nella bufera. La pioggia che cade – o più spesso la grandine – trascina infatti l’aria verso il basso, provocando una corrente che rende le precipitazioni molto violente. il preludio a un potente vortice, il cui diametro può andare da pochi metri a circa un chilometro, con una media d’alcune centinaia di metri, formato da venti irruenti. L’imbuto è reso visibile dalla polvere risucchiata dal suolo e dalla condensazione di goccioline d’acqua. Molti tornado possono spostarsi per diverse centinaia di metri, con senso di rotazione antiorario nell’emisfero settentrionale e orario in quello meridionale (stessa cosa capita agli uragani). Comunque giri il vento, la giostra ha inizio. Le violente raffiche possono causare il sollevamento e lo spostamento di interi edifici, di autocarri e auto,sbatacchiati per un lungo tratto prima di esser depositati al suolo. La pioggia intensissima e la grandine, preludio alla tromba d’aria vera e propria, indeboliscono il suolo, rendendo gli alberi sradicabili. S’innesca una reazione a catena: più oggetti volano in aria, più si trasformano in armi distruttive. Ma non è tutto. Uno degli effetti più devastanti del tornado è causato dall’esplosioni delle case, per colpa del repentino abbassamento della pressione esterna. La pressione negli edifici, infatti, scende molto più lentamente: la differenza con l’esterno crea uno sbilanciamento tale da far sollevare il tetto o addirittura scoppiare l’abitazione. Anche se potrebbe parere assurdo, gli esperti consigliano di lasciare le finestre aperte sul lato opposto al vortice, permettendo all’aria di riversarsi fuori. La scala per valutare l’energia di un tornado somiglia molto a quella di Saffir-Simpson per gli uragani. Fu messa a punto da Tetsuya Theodore Fujita (1920-1998): parte da un minimo di F0 (velocità del vento fino a 116 Km/h) fino a giungere a F5 (vento che supera i 418 Km/h). Un tornado F5 è un vero mostro della natura e può provocare danni incredibili alle cose e alle persone. «Qualcosa del genere deve esser successo il 18 marzo 1925», racconta Andrea Giuliacci. «giorno della più gran tragedia nella storia di questo fenomeno atmosferico. Un’ ondata di trombe d’aria uccise, tra Missouri, Illinois e Indiana, ben 747 persone, e di queste ben 689 per opera di un unico tornado, passato poi alla storia come il Tri-State Tornado, il tornado dei tre Stati. Questo mostro di vento, polvere e detriti viaggiò per oltre 350 Km, da Ellington (nel Missouri) attraverso la parte più meridionale dell’Illinois fino a Princeton, nell’Indiana». E prosegue: «In tempi più recenti, l’ultima vera tragedia s’ebbe nella primavera del 1974. Fu chiamata la Super Outbreak, la Super Ondata: ben 148 vortici scaturiti da una sola perturbazione si sparsero su 14 Stati. I 48 più violenti causarono la morte di oltre 300 persone, ferendone quasi 6.000. Interi paesi furono rasi al suolo. Negli ultimi decenni, per foturna, non si sono più ripetuti fenomeni di tale portata. Tuttavia, dalle statistiche emerge un dato preoccupante. Il numero di tornado continua ad aumentare, soprattutto negli ultimi anni. Il motivo? Un clima sempre più caldo, che aumenta le probabilità di temporali più numerosi e violenti». Ma le trombe d’aria sono ben conosciute anche alle nostre latitudini. «Vero», ammette Mario Giuliacci. «In Italia si verificano in media 8-10 trombe d’aria l’anno. Le condizioni che le provocano sono simili a quelle che creano i tornado americani: aria molto calda e molto umida, che ristagna al suolo da giorni, come spesso succede in estate in Val Padana. Poi, l’arrivo d’aria abbastanza fresca al suolo o, meglio ancora, a quote superiori ai 1.500-2.000 metri, che innescano intensi moti verticali ascendenti. Infine, la presenza in quota di correnti a curvatura ciclonica e da sud-ovest, così che alle correnti ascendenti si somma quelle d’origine dinamica». In Italia, si verifica in media un migliaio di temporali l’anno (per lo più in estate). Soltanto il 10 per cento di essi diventa violento e, tra questi, il 10 per cento dà luogo a una tromba d’aria». Il mulinello ”nostrano” è un parente povero di quello americano, per nostra fortuna: ha una dimensione orizzontale di 50-150 metri, con venti che ruotano a 100-150 Km/h (gradi F0-F1 della scala Fujita, quindi deboli-leggeri). L’imbuto si sposta assieme alla nube temporalesca, alla velocità di 30-40 Km/h, percorrendo in media 5-10 Km. Di solito, il tornado italiano ha 10-15 minuti di vita, non di più. «I vortici nostrani nascono molto spesso da una struttura ”multicellulare”», aggiunge infine Mario Giuliacci. «Nella nube temporalesca, infatti, convivono in genere tre cellule: una nella fase d’estinzione, da cui discendono forti e fredde correnti discendenti. Una in fase matura, in cui tutti i fenomeni si intensificano (lapioggia a scroscio, il vento forte, la grandine che tempesta) e da cui talvolta si distacca il cono della tromba d’aria. L’ultima cellula, infine, è in fase d’iniziale sviluppo, percorsa da deboli o moderate correnti calde e ascendenti. Ogni singola cellula dura circa 10-15 minuti: ciò spiega la vita breve dei nostri tornado».