MACCHINA DEL TEMPO OTTOBRE 2005, 27 ottobre 2005
La formazione dell’eco si può spiegare con un modello molto appropriato e ben noto a tutti. Si pensi a un sasso che cade in una piscina
La formazione dell’eco si può spiegare con un modello molto appropriato e ben noto a tutti. Si pensi a un sasso che cade in una piscina. Si generano, nell’acqua, delle onde di pressione simili a quelle che nell’aria trasmettono il suono, ovvero un’alternanza rapida di pressione maggiore e minore rispetto al valore medio. Nel caso dell’acqua di una piscina c’è il vantaggio che l’acqua occupa solo metà del volume considerato, per cui ci è possibile osservare la propagazione dell’onda così come si manifesta sulla superficie di separazione fra acqua e aria. Si immagini ora l’onda che si propaga sulla superficie dell’acqua della piscina, fino a raggiungere il bordo della piscina. Tutti sanno bene come l’onda viene riflessa dal bordo. L’eco è un fenomeno in tutto identico, salvo per il fatto che in aria non c’è la superficie di separazione fra acqua e aria, che si ha invece nella piscina e che ci consente di vedere la propagazione e la riflessione dell’onda. Nel caso dell’eco è invece possibile osservare solo l’effetto finale, quando il nostro udito misura l’effetto della riflessione.