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 2005  ottobre 27 Giovedì calendario

Dalla fine della Seconda guerra mondiale il mondo si è trovato a più riprese sull’orlo del baratro nucleare, frutto di quella durissima contrapposizione politica e militare tra Alleanza atlantica e Patto di Varsavia ribattezzata ”guerra fredda” dal giornalista statunitense Walter Lippmann, giusto per sottolinearne il carattere non dichiarato e incruento

Dalla fine della Seconda guerra mondiale il mondo si è trovato a più riprese sull’orlo del baratro nucleare, frutto di quella durissima contrapposizione politica e militare tra Alleanza atlantica e Patto di Varsavia ribattezzata ”guerra fredda” dal giornalista statunitense Walter Lippmann, giusto per sottolinearne il carattere non dichiarato e incruento. Con questo numero Macchina del Tempo offre ai suoi lettori il Dvd firmato Discovery Channel Quando il mondo sfiorò la catastrofe nucleare, che racconta nei dettagli le crisi più gravi degli ultimi cinquant’anni tra i due blocchi attraverso l’utilizzo di materiale documentario raro e di accurate ricostruzioni realizzate per l’occasione. Di fatto l’alleanza militare in funzione antinazista tra Est e Ovest terminò già a partire dalla conferenza di Yalta, dove sostanzialmente i grandi del mondo si spartirono le aree d’influenza in Europa e non solo. I due blocchi rappresentavano due mondi antitetici, due modelli politici, sociali ed economici opposti che, più che realizzare obiettivi comuni, intendevano piuttosto estendere la sua influenza a livello planetario. Ideologicamente, l’Unione Sovietica guardava allo scontro anglo-tedesco come alla più recente manifestazione di una lotta intestina tra potenze capitaliste, che sarebbe stata fatalmente seguita da un confronto mortale tra forze capitaliste e comuniste a cui bisognava prepararsi con ogni mezzo. La devastante dimostrazione della potenza bellica americana a Hiroshima e Nagasaki era poi un chiaro segnale di quanto c’era da lavorare per avvicinarsi alla tecnologia di un avversario decisamente temibile, che poteva essere tenuto a freno (ma fino a quando?), soltanto mantenendo in perenne mobilitazione il proprio esercito. L’avanzata sovietica in Europa orientale (1946-1948) e, più tardi, l’appoggio ai comunisti cinesi (1946-1949) e la guerra di Corea (1950-1953) vanno lette come iniziative per circondarsi di un territorio amico dove eventualmente combattere la propria guerra senza coinvolgere il territorio nazionale. A loro volta gli americani, più forti nei mari e nei cieli, consolidarono il loro appoggio e la loro presenza in Europa occidentale, tentando di contrastare l’influenza comunista soprattutto in Paesi come l’Italia e la Francia, dove il rischio di un governo filosovietico non era così remoto. Era l’applicazione di quel diritto/dovere di difendere i popoli liberi contro ogni tentativo di asservimento che, spesso mescolata a interessi meno nobili, ha caratterizzato la politica estera americana dagli anni Cinquanta a oggi, passando per il Vietnam. La guerra fredda non prevedeva lo scontro frontale in campo aperto, ma venne combattuta spregiudicatamente in tutto il mondo, dal Medio Oriente fino a Cuba, a colpi più o meno bassi di diplomazia, ma anche di spionaggio tradizionale e satellitare, in un misto di paura e sospetto per l’avversario che alimentava la tensione internazionale. Ne conseguì una pericolosa (e costosissima) escalation militare che, con la scontata presenza della bomba atomica e lo spiegamento strategico di missili a testata nucleare e a lunghissima gittata su entrambi i fronti, tenne il mondo con il fiato sospeso fino ai primi anni Novanta. Il Dvd ripercorre le numerose crisi internazionali e le prove di forza tra i due blocchi dove è rintracciabile un tratto comune: la paura, a volte il terrore, di essere annientati dalla potenza militare (mai abbastanza studiata e soppesata) dell’avversario. I nervi erano così tesi che spesso si arrivò a sfiorare l’irreparabile per errori banali o fattori bizzarri: come quando un orso, scambiato per un sabotatore comunista all’attacco di una base americana, rischiò di far precipitare la crisi per i missili sovietici a Cuba (1962). O come quando l’utilizzo di un nastro sbagliato in una stazione radar fece scambiare una simulazione con un effettivo attacco missilistico in grande stile contro gli Stati Uniti. O, infine, per i rapporti degli agenti sovietici a Londra, che riferivano di intense attività sospette intorno alle basi alleate (in realtà inesistenti) per conservare il posto di lavoro. Oggi il rischio di un conflitto globale sembra più lontano, anche se almeno otto Paesi hanno la bomba atomica e gli americani cominciano a manifestare un certo nervosismo per i progetti nucleari iraniani o coreani e, soprattutto, per la crescita esponenziale del colosso cinese. Ma nel breve il vero rischio è il terrorismo, che potrebbe arrivare a utilizzare armi nucleari (e relativi tecnici, rimasti senza lavoro), facilmente reperibili dopo la dismissione degli enormi arsenali nucleari sovietici.