Libero 26/10/2005, pag.10 Maurizio Stefanini , 26 ottobre 2005
E la sinistra cantava «Celentano stai zitto». Libero 26/10/2005. « un insulto ai lavoratori e alla loro causa
E la sinistra cantava «Celentano stai zitto». Libero 26/10/2005. « un insulto ai lavoratori e alla loro causa. Io, signor padrone non l’ho mai detto e non lo dirò mai a nessuno». (Sergio Endrigo, terzo a Sanremo 1970 con ”L’arca di Noè”, su ”Chi non lavora non fa l’amore”, arrivata prima)». «Un testo in cui l’amore (cronometrizzato, taylorizzato) viene ridotto a pura gestualità meccanica, e per ciò stesso completamente demistificato». (Gianni Borgna, oggi assessore Ds alla cultura al Comune di Roma, su ”24 mila baci” in ”Storia della canzone italiana”, prima edizione del 1985). «Si sono violate, in maniera gravissima, tutte le regole del servizio pubblico: insulto alla Corte Costituzionale, appello contro i partiti, pronunciamento per il boicottaggio dei referendum, per di più nel giorno di rispetto degli elettori. Ciò è avvenuto per iniziativa, certo, di un personaggio dello spettacolo scopertosi improvvisamente predicatore elettronico di un qualunquismo tanto rozzo, quanto pericoloso, ma, e questo è il punto di novità, per precise responsabilità dei gruppi dirigenti della prima rete e dell’azienda Rai. La ”sparata” di Celentano non era imprevista. A essa si era garantita una ridicola messa in scena di drammatizzazione. I responsabili della trasmissione sapevano che Celentano avrebbe fatto un nuovo comizio e l’hanno tollerato e costruito. Se poi dicono che non conoscevano i contenuti, o che la loro fiducia è stata tradita, ciò vuol dire che la Rai non è in grado di dirigere la più seguita trasmissione del servizio pubblico. Ma la logica da spezzare è quella del dominio delle star che minacciano costantemente la Rai, come ha fatto Celentano ieri su ”Repubblica”, di lasciargli fare ciò che vogliono o di andarsene» (Walter Veltroni, responsabile del settore propaganda e informazione della direzione del Pci, il 7 novembre 1987, dopo la puntata di Fantastico 8 in cui Celentano invitava a scrivere sulle schede referendarie: ”La caccia è contro l’amore”). «Adriano Celentano è un cretino di talento». (Giorgio Bocca, dopo l’inizio di Fantastico 8). «Adriano Celentano è un cretino di talento; Dario Fo un cretino di supertalento». (Giorgio Bocca dopo la puntata di Fantastico 8 col duetto tra i due su ”il caval galoppa, il cammello invece trotta”). « del tutto inammissibile la speculazione e lo sfruttamento della miseria d’una popolazione e dei problemi del sottosviluppo allo scopo di incentivare la vendita di un detersivo e di promuovere l’immagine di uno stilista. Ed è altrettanto grave che la Rai si associ a questa strumentalizzazione della miseria e della bontà, se si pensa che essa rivendica un ruolo in campo educativo e culturale. Beh, in tutto questo Celentano ci fa la figura del cretino». (Padre Eugenio Melandri, all’epoca direttore della rivista ”Missione Oggi”, in seguito eurodeputato di Democrazia Proletaria e di Rifondazione Comunista, a proposito delle iniziative benefiche di Fantastico 8) «Molto grave il sermone fatto da Adriano Celentano contro l’aborto da un canale del servizio pubblico radiotelevisivo. Ci troviamo di fronte a un clamoroso esempio di cattiva propaganda, realizzata con un preoccupante quanto improprio utilizzo dell’enorme potere del mezzo televisivo, che non si esaurisce certo nelle sedi canoniche dei Gr e dei Tg». (Vincenzo Vita, responsabile del settore propaganda e informazione del Pci, dopo il discorso di Celentano in Rai contro l’aborto dell’8 aprile 1989). «Celentano? Lo preferisco quando canta più che quando parla» (Enzo Biagi il 15 ottobre 1999, a proposito della trasmissione ”Francamente me ne infischio”). «Ancora tre giorni fa l’ineffabile Celentano dai teleschermi della Rai ha detto di non essere né di sinistra né di destra e neppure di centro. ”Se vi dicessi come voterò - ha aggiunto - sposterei 4 o 5 milioni di voti, ma non lo dirò” e giù una tirata contro il trapianto di organi e le biotecnie che salvano le vite. Non darei molto peso a questi goffi tentativi di manipolazione delle opinioni ma lamento invece un’afonia di messaggi che pongano gli elettori di fronte a una scelta responsabile di identità e di futuro». (Eugenio Scalfari, 29 aprile 2001) «Adriano Celentano è di sicuro un grande personaggio nel mondo dello spettacolo. Io lo preferisco quando canta, ma a lui piace tanto parlare. Nell’ormai lontano 1987 scrissi a proposito del programma ”Fantastico” e dell’annunciato divorzio con la Rai: ”Di sicuro non sarà la fine di un amore. una unione, e mi pare normale, nata dall’interesse, e già nel patto nuziale stava scritto che al ”Molleggiato” sarebbe stata permessa anche qualche scappatella”. Se in quell’esperienza c’era stato qualcosa di rivoluzionario non era l’inconsueto linguaggio del protagonista, che alternava silenzi sepolcrali e sproloqui senza fine, ma un inseguirsi di trovate e di stramberie che non hanno rivelato un comico, ma un predicatore. Un palcoscenico da rivista era stato trasformato in pulpito con l’inconveniente che il missionario non sapeva quello che diceva, ma lo diceva appassionatamente. ”La caccia è contro l’amore”, diceva, invitando a votare per l’abolizione e a scriverlo sulle schede. E pare ci sia stato chi lo prese in parola: perché, sosteneva Petrolini, quando uno sciocco la inventa c’è sempre uno stupido che la perfeziona». (Enzo Biagi alla vigilia di Rockpolitik). «Mi sembra assolutamente precoce questa adozione di Adriano Celentano alla sinistra, e lo dico senza esitazione. I giornali dell’area non fanno alcun distinguo. Invece per me Celentano resta il qualunquista di un tempo. Prendiamo Chi non lavora non fa l’amore, uno slogan falso dal punto di vista sociologico, escludo che le mogli degli operai allora ragionassero così». (Pancho Pardi su Rockpolitik). Maurizio Stefanini