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 2005  ottobre 26 Mercoledì calendario

Località: imprecisata. Anno: 2020. Un’organizzazione terroristica non ben precisata da poche ore ha consegnato un ultimatum alle autorità mondiali

Località: imprecisata. Anno: 2020. Un’organizzazione terroristica non ben precisata da poche ore ha consegnato un ultimatum alle autorità mondiali. In loro possesso c’è un arsenale nucleare pronto a esser rivolto contro alcune grandi metropoli. Nelle stanze dell’Intelligence si vivono attimi frenetici. Il covo terroristico è stato individuato, ma il tempo a disposizione è insufficiente per un qualsiasi tipo di attacco. L’unica possibilità è il grande cannone laser in orbita sopra le nostre teste. Con la sua potenza di svariati megawatt ridurrà la loro base in cenere. Il pericolo è scongiurato. Un futuro sognato o temuto nelle sale cinematografiche, guardato con distacco e divertimento dai più. Ma questo potrebbe essere il nostro futuro. Secondo la commissione guidata per quattro anni da Donald Rumsfeld, che ritiene prioritaria la difesa degli Stati Uniti da qualsiasi forma di attacco, portare armi nello spazio è una necessità. Colpire un qualsiasi bersaglio in tutto il globo, rapidamente e con precisione è la linea portante della ricerca militare. Un arsenale in orbita bassa attorno alla Terra può fare il giro del mondo in pochi minuti e colpire disintegrando un qualsiasi bersaglio con il minimo preavviso. Lo spazio brulica di sistemi militari: satelliti spia, per telecomunicazioni e la rete GPS sono un contributo essenziale per la vita civile (non dimentichiamoci il navigatore satellitare e la TV via parabola), ma sono nati dalla ricerca militare. Nessuno però al momento dispone di satelliti per le ”guerre stellari”. Un tale sistema potrebbe causare parecchi problemi dal punto di vista legale e diplomatico per la nazione che ne facesse uso. Lo spazio aereo perderebbe di significato e la diplomazia internazionale, che tanto ha faticato negli ultimi sessant’anni, avrebbe il suo bel daffare. Ma che cosa sono le armi spaziali? Possiamo dividere questo tipo di armi in quattro categorie. La prima sono le cosiddette armi a ”energia diretta”, che convogliano - alla velocità della luce - un fascio di energia elettromagnetica contro un obiettivo. Fanno parte di questa categoria il laser, che distrugge un bersaglio portandolo a temperature molto alte, e le microonde, che agiscono principalmente sulla componentistica elettronica. Alla seconda categoria appartengono le armi a ”energia cinetica” che sfruttano, appunto, il prodotto della massa per il quadrato della loro velocità per distruggere un bersaglio. La terza categoria comprende le armi di tipo convenzionale, come un bombardiere ipersonico orbitante. I microsatelliti completano il quadro, potendo essere diretti contro altri satelliti per distruggerli. Ma siamo davvero di fronte a un progressivo e ineluttabile armamento dello spazio? Le futuristiche armi progettate nei laboratori segreti saranno mai attuate? Recenti studi sembrano prospettare il contrario: anche le armi spaziali hanno i loro limiti e li dimostrano tutti. Non ultimo l’esorbitante cifra (ben mille miliardi di dollari) prevista per mettere in orbita un sistema d’arma. Per non parlare poi dell’enorme costo per bersaglio, dell’ordine dei vari milioni di dollari, da confrontare con le poche centinaia di migliaia di un normale missile guidato. L’arma che meglio si adatta alle esigenze di rapidità di attacco sembra essere il laser. Una costellazione di tali satelliti potrebbe colpire simultaneamente diversi missili intercontinentali (Icbm) prima ancora che il loro motore a razzo si spenga. Per fare ciò, un singolo laser da 3 megawatt con uno specchio convogliatore da 3 metri in orbita bassa avrebbe bisogno di circa due ore di irraggiamento continuo. Un’eternità, visto che per colpire un bersaglio dall’altra parte del mondo un Icbm impiega circa 45 minuti. Con un laser da 30 megawatt il tempo si ridurrebbe a poco più di un minuto. Ma quanto costerebbe distruggere un tale bersaglio? Ben poco rispetto alle vite salvate, questo è vero, ma tenere impiegato un laser da 30 megawatt per 100 secondi richiederebbe la spaventosa quantità di 50 tonnellate di idrogeno e fluorina, i due componenti dalla cui reazione si ottiene l’energia convertita nel fascio di fotoni. Tenendo presente che attualmente sono richiesti circa 20 mila euro per ogni chilogrammo trasportato in orbita bassa, il bersaglio scelto dovrà essere molto importante! Dirigere il laser verso la Terra poi sembra improponibile: nuvole o semplice fumo sarebbero sufficienti a disperdere il fascio e comunque un rivestimento sufficientemente riflettente costituirebbe una valida protezione per il tempo sufficiente affinché il satellite sparisca all’orizzonte. Occorrerebbe pertanto una costellazione di satelliti armati di questi micidiali cannoni fotonici, in modo che almeno uno di loro possa tenere a tiro un qualsiasi punto della Terra. Per rifornire una costellazione di 17 satelliti, ognuno dalla capacità di 12 impulsi da 20 secondi occorrerebbero circa due miliardi di dollari, quando un semplice fumogeno, una coperta riflettente o dell’acqua potrebbero renderli praticamente inoffensivi. I ”Rods from God” (letteralmente ”verghe dal Signore”) costituiscono un’appetibile alternativa. Stivate in un satellite in orbita bassa, queste barre di tungsteno convertono l’energia cinetica guadagnata con il rientro orbitale in energia distruttiva. Prive di una motorizzazione interna e poco manovrabili tramite superfici aerodinamiche, queste barre metalliche potrebbero essere dirette solo contro postazioni fisse e occorrerebbero almeno 40 satelliti per coprire buona parte della Terra. La loro velocità però è molto limitata dalla resistenza del materiale durante il rientro e delle svariate migliaia di chilometri orari della loro velocità iniziale ne restano appena 6-8 mila, equivalenti all’energia distruttiva di un economico Tomahawk da 600 mila dollari. L’enorme velocità discensionale potrebbe però essere sfruttata per penetrare bunker sotterranei, ma test eseguiti negli anni ’60 presso il Sandia National Laboratories nel New Mexico hanno dimostrato che la massima capacità penetrante di una testata bellica avviene a velocità dell’ordine dei 5400 km/h. Oltre tale velocità l’energia termica dissipata nell’impatto fonderebbe il proiettile, rendendolo praticamente equivalente a una violenta secchiata d’acqua! Inoltre guidare da Terra queste velocissime armi durante la fase di rientro sarebbe reso pressoché impossibile dallo scudo ionico che li avvolgerebbe a causa delle velocità ipersoniche in gioco. Il progetto di un bombardiere ipersonico in orbita permanente è forse la via più veloce e verosimile per il futuro. Il Common aero vehicle (Cav), carico di armamenti convenzionali impiegherebbe solo 45 minuti per raggiungere l’altro capo della Terra, ma nel caso in cui la propria traccia a terra non sorvolasse la zona da colpire potrebbero occorrere almeno 12 ore affinché la rotazione terrestre porti il bersaglio a tiro. Tutto questo rende i missili intercontinentali molto più appetibili di un CAV che potrebbe essere trasformato in una versione lanciabile da Terra all’occorrenza. La nostra dipendenza dai satelliti rappresenta un punto debole facilmente colpibile. Grossi satelliti per telecomunicazioni, per la ricerca, satelliti spia e meteorologici, GPS e Galileo (nel futuro): tutti possono facilmente essere messi fuori uso con ripercussioni catastrofiche. Un piccolo satellite può essere lanciato a tutta velocità contro un suo simile sfruttando la propria energia cinetica per distruggerlo. Oppure potrebbe sparare economici proiettili di piombo o far detonare una piccola carica nucleare per disintegrare i circuiti logici di centinaia di satelliti nel raggio di diversi chilometri. Nel gennaio 2003 il sistema sperimentale XSS composto da 10 microsatelliti ha accerchiato in pochi minuti un satellite bersaglio. Nessuno attualmente sarebbe capace di sfuggire a una simile morsa micidiale! Limiti tecnologici ed economici sembrano porre un freno alla spinta di una guerra stellare. Ma la tecnologia ci ha abituato a non avere certezze, a non fare previsioni a lungo termine. Dopotutto all’inizio del ’900 grandi fisici e matematici furono sbeffeggiati da due fratelli, proprietari di un negozio di biciclette quando si sollevarono da terra con il proprio Flyer.