MACCHINA DEL TEMPO NOVEMBRE 2005, 26 ottobre 2005
Nato in quella borghesia che considerava il ”Servizio allo Stato” la più nobile delle missioni, Erwin Rommel è stato il miglior generale tedesco della Seconda guerra mondiale e il preferito di Hitler
Nato in quella borghesia che considerava il ”Servizio allo Stato” la più nobile delle missioni, Erwin Rommel è stato il miglior generale tedesco della Seconda guerra mondiale e il preferito di Hitler. Intraprende con successo la carriera militare, che di quel servizio era la più alta manifestazione. Mostra attitudine al comando, decisione e un indubbio ascendente sui coetanei, di cui diventa addestratore pignolo e scrupoloso; inoltre ha un assoluto rispetto dei superiori e una perfetta osservanza delle regole. insomma quel che si potrebbe definire un ”soldato nato”. Durante la Prima guerra mondiale guida i suoi uomini in azioni temerarie: sul Monte Matajur fa prigionieri 9.000 italiani ed è l’unico tedesco che, con un manipolo di compagni, riesce a superare il Piave e a conquistare momentaneamente Longarone grazie a quello che diventerà il suo marchio di fabbrica: l’azione a sorpresa. Il nascente nazismo gli mette gli occhi addosso e Hitler gli affida incarichi di prestigio e responsabilità crescenti, dapprima anche politici, poi (visto il suo rifiuto) esclusivamente militari. I due uomini si ammirano a vicenda. Il dittatore ama quel militare franco, deciso, dinamico, il neo generale vede in Hitler l’uomo che finalmente ha risollevato la Germania dall’abisso, le ha ridato ordine e potenza. Dopo il successo al comando della divisione di panzer in Francia (1940), viene nominato comandante degli Africa Korps (1941), il corpo speciale inviato in Africa a sostegno delle truppe italiane, rispetto alle quali si espresse duramente nel suo diario. Per il suo acume tattico passa alla storia come la Volpe del deserto, soprannome inventato dal suo principale biografo, l’inglese Desmond Young. Infligge gravi sconfitte all’8a armata in Nord Africa (era visto dai soldati nemici come una specie di mito, tanto che alla truppa venne proibito di citarne perfino il nome), applicando anche in questo caso con successo la tattica degli attacchi improvvisi e violentissimi, seguiti sempre in prima linea. Frenato dalla mancanza di carburante e di rinforzi, viene sconfitto da Montgomery a El Alamein in un’epica battaglia. Promosso a feldmaresciallo nel 1942, dopo la riconquista della Cirenaica, è in servizio in Italia dopo l’evacuazione della Tunisia (1943), e al comando del Gruppo B in Francia, dove rafforza il Vallo Atlantico senza riuscire a fermare l’invasione alleata dell’Europa. Ma Rommel ha capito da tempo che la Germania è sull’orlo della disfatta ed è guidata da un visionario incapace di rassegnarsi alla realtà dei fatti. Avvicinato dai militari che stavano preparando un attentato al Führer, Rommel inizialmente respinge una soluzione contraria a ogni suo principio, poi sembra acconsentire a un’eliminazione esclusivamente politica del dittatore. Il 17 luglio 1944 viene ferito alla testa durante un’incursione aerea. Tre giorni dopo Hitler si salva miracolosamente dallo scoppio di una bomba nel suo quartier generale a Rastenburg. La vendetta è terribile: vengono eseguite tremila condanne a morte. All’amato Rommel, considerato complice della congiura, viene offerta un’uscita di scena onorevole: raggiunto a Herrlingen, dove si trova in convalescenza,da due killer travestiti da generali, viene convinto a suicidarsi col cianuro (ufficialmente muore per un collasso improvviso). Viene onorato, unico tra i grandi del Reich, con solenni funerali di Stato.