MACCHINA DEL TEMPO NOVEMBRE 2005, 26 ottobre 2005
Militare di modeste origini, durante la Rivoluzione d’Ottobre si rifiuta di reprimere nel sangue i moti operai e contadini, facendo causa comune con i lavoratori
Militare di modeste origini, durante la Rivoluzione d’Ottobre si rifiuta di reprimere nel sangue i moti operai e contadini, facendo causa comune con i lavoratori. Partecipa alla guerra civile contro i ”cosacchi bianchi”. Conosce Trotzki e altri dei soviet, confermandosi nella sua fede politica senza mai diventare un ideologo. La sua scarsa cultura politica rischia di comprometterne la carriera militare, fondata sul coraggio e l’abilità sul campo, così per qualche anno torna agli studi per colmare le lacune. Torna in servizio nel 1935 e nel giro di tre anni diventa comandante di divisione, comandante del 3° Cosacchi e infine comandante di corpo d’armata. Nel 1938 è vicecomandante di tutte le Forze Armate della Bielorussia e nel 1939 impedisce al Giappone di invadere la Mongolia Esterna. Per evitare l’epurazione di Stalin, nasconde il suo dissenso al patto Molotov-Ribbentrop con i nazisti. Nel gennaio del 1941 diventa comandante in capo di tutte le truppe russe sul fronte occidentale, e quando il 22 giugno di quell’anno i nazisti invadono la Russia, Zhukov guida la difesa di Leningrado, imparando sul campo l’arte dell’assedio, sia come attaccante che come difensore. I nazisti sono alle porte di Mosca, ma Stalin, a cui non mancano uomini e mezzi, è invece sprovvisto di generali capaci ed efficienti in grado di tener testa a quelli tedeschi. La maggior parte è stata vittima delle sue purghe. In un primo momento il dittatore assume in prima persona il comando delle forze armate, ma poi si rende conto che ha bisogno di pareri competenti. Convoca Zhukov, glorioso difensore di Leningrado e, nonostante osi perfino contraddirlo sul piano strategico, resta colpito dalla sua personalità: lucido, razionale e convincente. Così gli affida il comando generale di tutte le operazioni. Mosca viene salvata, anche grazie all’arrivo precoce del ”Generale Inverno”. Ma continua l’assedio di Stalingrado, altrettanto pericoloso, e Stalin incarica Zhukov di risolvere anche questo problema. Hitler ha negato a Von Paulus anche il più piccolo ripiegamento, così Zhukov fa traghettare oltre il Volga 170.000 soldati, 7.000 tonnellate di munizioni, 27.000 automezzi, 1.300 vagoni ferroviari di rifornimenti vari, migliaia di cavalli, carri armati e artiglierie liberando Stalingrado, dopo aver prima accerchiato in una sacca mortale e poi lentamente distrutto le armate tedesche. Zhukov, ormai soprannominato ”Spasitel” , il ”salvatore”, ma anche l’’Ariete”, l’”Uragano”, l’’Invincibile”, diviene un maestro degli attacchi avvolgenti, che perfeziona sempre più. Dopo Stalingrado libera Kursk, Orel, Kharkov e l’Ucraina. I tedeschi sono nel panico e Stalin incarica Zhukov di sferrare il colpo finale: invadere la Germania da Est e occupare Berlino. Hitler tenta disperatamente di frenare l’avanzata sovietica frapponendo un milione e 200 uomini tra i russi e la capitale. Ma il 30 aprile, dopo neanche due settimane, la bandiera rossa sventola sul Reichstag. E sarà proprio Zhukov a firmare l’atto di capitolazione della Germania che pone formalmente fine al conflitto. Dopo la guerra diventa viceministro della Difesa dell’Urss (1953-55) e poi ministro della Difesa (1955-57). Muore dimenticato nel 1974.