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 2005  ottobre 26 Mercoledì calendario

Dietro alla tragedia del Titanic si celano ancora molti misteri. Djana e Michel Pascal, gli autori del libro che il 27 ottobre uscirà per Il Corbaccio (14 euro), sono da anni veri esperti sull’intricata vicenda

Dietro alla tragedia del Titanic si celano ancora molti misteri. Djana e Michel Pascal, gli autori del libro che il 27 ottobre uscirà per Il Corbaccio (14 euro), sono da anni veri esperti sull’intricata vicenda. Filo conduttore della loro indagine: una ”maledizione”, un concorso sciagurato di circostanze... Come si spiegherebbe l’inverosimile coincidenza di un iceberg che, quella tale notte e in quel tale momento, incrocia la rotta della nave più grande del mondo? Le domande - e le risposte - possono essere davvero inquietanti... Ecco quindi uno stralcio dal 23° capitolo (’E i segni continuano...”) di Titanic, oltre la maledizione. Quando due masse contrarie si scontrano, l’irradiamento dello shock si espande nel tempo e nello spazio. Questa legge della fisica delle particelle si verificherà anche nella storia degli eventi posteriori al naufragio. Tutti i grandi storici americani (Don Lynch, William Lord, Charles Haas...) o francesi (Philippe Masson, Gérard Destrées, Olivier Mendez...), i sub (tra cui Sylvain Pascaud), il comandante Nargeolet, i superstiti, non hanno incertezze sulla veridicità di tali fatti. Perché allora non sono noti al grande pubblico? Forse perché si verificano dopo il naufragio e sembrano non fare parte della storia. Forse a causa del nostro sistema di pensiero che esalta la tempestività dell’informazione. Ma se non si è in grado di trattare un problema nell’interdipendenza di tutti i suoi elementi, si rischia di incorrere in un errore di valutazione. Per giungere al significato profondo della tragedia, è nostro dovere non fermarci a metà strada, andare al di là degli aneddoti e inquadrare la tragedia nell’insieme della sua evoluzione. [...] Il 2 maggio 1912, Bruce Ismay e i superstiti del Titanic ripartono da New York per tornare in Inghilterra, a bordo del transatlantico Adriatic, su cui si trova anche il modellino in scala del Titanic. Esso è stato oggetto di varie ricognizioni da parte della commissione americana incaricata di chiarire le cause del sinistro. Data la sua importanza, viene trasportato con grande precauzione, ma ciò non basta a evitare che gli scaricatori del porto danneggino la cassa imbottita in cui è imballato. Viene dunque aperta davanti agli uomini che rimangono sbalorditi. Il modellino in scala del Titanic appare scalfito, precisamente nello stesso punto e con la stessa modalità dell’originale. Una vera e propria legge delle serie si abbatte in seguito sui superstiti. Una ventina di anni dopo il naufragio la moglie del capitano Smith sta attraversando una strada di Londra. Un taxi sopraggiunge a forte velocità e l’investe. L’urto è violentissimo. Mrs. Smith muore prima dell’arrivo dei soccorsi. Poi sarà il genero a suicidarsi. In attesa che venga il turno dei nipoti. Muoiono a pochi anni l’uno dall’altro, il primo per malattia e l’altro nella Seconda guerra mondiale. Anche la vita della vedetta Frederick Fleet si concluderà in strane circostanze. [...] Nessuno lo vuole frequentare, il suo stesso nome, sinonimo di disgrazia, incute timore. Finisce col fare lo strillone nella sua bella città, Southampton. Non essendo in grado di pagarsi un affitto, viene ospitato dal cognato in una capanna in fondo al giardino. Porta il proprio nome come una croce. La sua solitudine diventa un calvario sempre più difficile da sopportare. Un giorno del 1965 decide di farla finita col Titanic e con quella vita disgraziata. Da superstite è diventato vittima. Si chiude nella capanna del cognato e si impicca. [...] Quell’anno la società Ifremer, in accordo con la Rms Titanic, lancia una sfida: decide di riportare in superficie il pezzo più bello del Titanic. Si tratta di una parte dello scafo, con tutti i suoi oblò, del peso di quindici tonnellate. Il 29 agosto giungono nella zona del naufragio imbarcazioni con a bordo alcuni superstiti e diverse reti televisive. In tutto il mondo si segue con ansia l’evento. Dopo aver impiegato due anni a preparare la spedizione, a immaginare tutte le simulazioni di peso, di cablaggio, per far risalire a galla questo blocco, gli uomini scendono sul relitto, concentrati al massimo. Qualche ora dopo agganciano il famoso pezzo del Titanic. I cavi, i galleggianti, effettuano alla perfezione le loro operazioni. Le telecamere sono tutte puntate. [...] Una nuvola, più piccola di un iceberg, passa davanti al sole. La luce si fa grigiastra, l’Atlantico nero. In questo preciso istante un cavo si spezza. La sezione di scafo ripiomba a quattromila metri di profondità. Piroscafi, superstiti del Titanic, contratti televisivi, sponsor, miracoli tecnici, vagabondi dei mari non possono far altro che prendere la via del ritorno.