MACCHINA DEL TEMPO NOVEMBRE 2005, 26 ottobre 2005
L’etologa Dian Fossey, nata a San Francisco il 16 gennaio 1932, a trent’anni lasciò l’America per vivere tra i gorilla di montagna del Rwanda: voleva studiare i comportamenti dei primati, comprendere il loro linguaggio e i loro gesti, ma anche abituarli alla sua presenza
L’etologa Dian Fossey, nata a San Francisco il 16 gennaio 1932, a trent’anni lasciò l’America per vivere tra i gorilla di montagna del Rwanda: voleva studiare i comportamenti dei primati, comprendere il loro linguaggio e i loro gesti, ma anche abituarli alla sua presenza. Nel 1970, i suoi sforzi furono ricompensati: Peanuts, un maschio adulto, le toccò la mano. Era il primo contatto amichevole tra un gorilla e un umano. Anni dopo, i bracconieri uccisero Digit, il gorilla prediletto dalla Fossey. Da lì la studiosa cominciò una dura battaglia contro la caccia ai primati, scontrandosi con i bracconieri e con le autorità locali. La sua storia finì sulle pagine del ”National Geographic” e commosse il mondo intero: grazie alle donazioni dei lettori, l’etologa fondò il Dian Fossey Gorilla Fund, che ancor oggi si occupa della protezione dei primati. Dopo diciotto anni vissuti in Africa, Fossey tornò negli Usa e scrisse l’autobiografia Gorilla nella nebbia, da cui fu tratto, nel 1988, il noto film-documentario che ha per protagonista Sigourney Weaver. Terminato il libro, la Fossey, ormai nota per le sue ricerche, tornò in Africa. Dopo un breve e felice periodo di lavoro, il 26 dicembre 1985 fu assassinata nel suo accampamento di Karisoke, tra Rwanda e Zaire. La sua morte, ancor oggi, rimane un mistero.