MACCHINA DEL TEMPO NOVEMBRE 2005, 26 ottobre 2005
Purtroppo l’energia sviluppata dai fulmini non è immagazzinabile. Si tratta di una risorsa che al momento non sappiamo sfruttare
Purtroppo l’energia sviluppata dai fulmini non è immagazzinabile. Si tratta di una risorsa che al momento non sappiamo sfruttare. Un singolo fulmine porta a terra dalla nube, in termini energetici, alcuni miliardi di calorie. Diciamo, citando una divertente fonte della NASA, che con l’energia di un fulmine potremmo tostare 160.000 fette di pane. Sfortunatamente questa energia impiega ad arrivare 1/10.000 di secondo (impossibile girare le fette di pane!). Dunque, oltre alla difficoltà di sapere dove cadrà il fulmine, e quindi di posizionare un’eventuale strumentazione per ”assorbire” l’energia, il vero problema è tecnologico: al momento non esistono materiali capaci di immagazzinarla in intervalli di tempo così ristretti senza che essi brucino. La ricerca scientifica, soprattutto in Giappone, si sta occupando di questo problema da lungo tempo, ma per il momento i fulmini restano un fenomeno misterioso, imprevedibile, affascinante e non imbrigliabile.