varie, 26 ottobre 2005
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Ciconte Enzo
• Soriano Calabro (Vibo Valentia) 15 maggio 1947. Storico. È stato deputato nella X legislatura e ha fatto parte della Commissione giustizia. Tra le sue opere All’assalto delle terre del latifondo. Comunisti e movimento contadino in Calabria. 1943-1949 (Milano 1981), ’Ndrangheta dall’Unità a oggi (1992,) il saggio Lodovico Ligato nel volume Cirillo, Ligato e Lima. Tre storie di mafia e politica (a cura di Nicola Tranfaglia, 1994). «[...] docente di storia della criminalità organizzata all’Università romana di Tor Vergata [...] “[...] molto spesso e anche in tempi recenti, la ’ndrangheta è stata sottovalutata, considerata quasi una criminalità di serie B rispetto alla mafia siciliana e alla camorra napoletana. Le prime tracce della ’ndrangheta risalgono al 1861, quando si realizza l’Unità d’Italia, ma probabilmente nasce prima. Mentre per la mafia e la camorra c’è una definizione esplicita, per quella calabrese si ricorre ai nomi più diversi: ‘maffia’ con due effe oppure ‘piccoletti’, ‘famiglia Moltalbano’ e cose del genere. Anche il termine ’ndrina non è chiaro. Sembra significhi ‘uomo fiero’, ‘uomo diritto’. Comunque la ’ndrangheta, radicata soprattutto nella città e nella provincia di Reggio Calabria, nella Locride, nella fascia costiera, rimane in vita per tutto l’800 nonostante la repressione delle forze dell’ordine e malgrado qualche maxiprocesso - uno con 400 imputati - che si svolse anche allora. Ma inutilmente... [...] Rispetto alla vicina Sicilia dove è forte il peso della ‘cupola’, quella calabrese è una criminalità fondata sulle famiglie, le famiglie di sangue, che agiscono autonomamente. E questa coincidenza tra le cosche e le strutture familiari è durata fino agli anni ’90, quando la ’ndrangheta dà vita ad una sorta di coordinamento delle diverse cosche, che si riunisce solo in momenti particolari ritenuti decisivi e vitali ai fini della sopravvivenza dell’organizzazione e dove si decidono gli affari più importanti [...] Oggi la ’ndrangheta è l’organizzazione più potente a livello mondiale nel traffico di droga, di armi. Si è impiantata stabilmente in tutte le regioni del centro nord (Milano e i Comuni dell’hinterland, Varese ad esempio) ed ha terminali operativi in Canadà, Australia, Stati Uniti, Germania, Francia e nelle aree che ritiene strategiche sia per la produzione sia per la distribuzione. Ma la casa madre resta nella sua terra d’origine, la Calabria. Dove c’è il capo clan con la sua famiglia, naturale o acquisita, che lo sostiene. Non tutti i figli dei criminali calabresi sono dei mafiosi. È bene dirlo. Ma la struttura familistica della ’ndrangheta può spiegare perché non siano molti i pentiti. Come si fa infatti a denunciare padri, fratelli, cognati ed anche le donne della famiglia? [...] È certamente complicato sconfiggere la ’ndrangheta ma si può fare. Gli ultimi anni hanno segnato una cultura genetica della mafia arcaica. Ma alcuni tratti culturali e strutturali sono rimasti impedendo a questa organizzazione criminale di ricevere i forti scossoni che hanno colpito la mafia. [...]”» (Antonio Airò, “Avvenire” 25/10/2005).