Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  ottobre 26 Mercoledì calendario

BERNOCCHI

BERNOCCHI Piero Foligno (Perugia) 13 settembre 1947. Sindacalista. Dei Cobas • «[...] Conosce la politica viaggiando per l’Europa negli anni Sessanta. Si imbatte nelle occupazioni dei provos olandesi, a Roma frequenta i capelloni di Piazza di Spagna. Entra a Ingegneria (poi passa a matematica) nel 1965 si avvicina a un comunismo sganciato dal Pci: Africa, America Latina, poi Lenin, Luxemburg, hippismo-anarchismo. uno dei leader del ”68 romano, con Franco Russo e Paolo Flores D’Arcais, fa l’insegnante di matematica ed è tra i primi a riavviare il movimento a Roma nel ”77. Diventa un punto di riferimento per quella che definisce ”l’area non autonoma” e antibrigatista. Passata anche questa stagione è presidente di Radio Città Futura e si impegna sul fronte delle radio libere. Nel 1987 entra nei Cobas. Da portavoce dei Cobas scuola diventa una delle figure più in vista del movimento no global [...]»(’diario” 5/12/2003 - La meglio gioventù - Accadde in Italia 1965-1975) • «’Nella vita ognuno può decidere se mettere il suo piccolo peso a favore del sistema o a cambiare quello che non va. Io non sono religioso. Credo che sparirò. E allora, per quello che conta un’esistenza, la voglio spendere così, a fare qualcosa per chi sta peggio. [...] ogni volta che c’è un movimento e vedo gente con occhi speranzosi, io respiro”. Papà commerciante, mamma casalinga, il leader dei Cobas ha guidato il ”68 romano a Ingegneria, ”anche se poi passai a Matematica perché i baroni me l’avevano giurata”; s’è fatto il ”77, ha diretto radio Città Futura ”dopo la catastrofe: il sequestro Moro”, ha bazzicato la Pantera e nel frattempo, per 32 anni, lavorato come insegnante. [...] Continua a pensare che Pasolini avesse torto, ”più che stare con i poliziotti, il suo pessimismo cosmico lo portava a pensare che il mondo fosse irrimediabile”. Neanche Ionesco aveva capito: diventerete tutti notai! E invece no, ”a me fanno senso solo quelli che hanno fatto del rinnegare la loro professione ma tanti vivono onestamente, in un cono d’ombra”. E poi ci sono quelli che dicono: povero fesso. ”Mi chiedono: perché non vai a fare il parlamentare?”. Meglio l’assemblea a Fisica. ”Ogni tanto vado a letto la sera e mi dico: non ce la faremo mai. Quando apro gli occhi la mattina, però, è più forte di me: e se invece...”» (Gian Guido Vecchi, ”Corriere della Sera” 26/10/2005).