Varie, 26 ottobre 2005
BERNESCHI
BERNESCHI Giovanni Genova 25 luglio 1937. Banchiere. Presidente di Carige, «una delle poche banche dove le fondazioni giocano ancora un ruolo determinante. [...]» (Giovanni Stringa, ”Corriere della Sera” 26/10/2005) • «A Genova dicono che se facesse rientrare il 20% dei crediti vantati dalla banca, la città chiuderebbe bottega. Sta tutto qui il potere di cui gode Giovanni, detto Alberto, Berneschi: presidente (senza amministratore delegato) di Carige, una delle ultime banche medie che non si sono maritate. Perché Berneschi è della schiatta che preferisce comandare nel piccolo piuttosto che condividere lo scettro in una dimensione più ampia. Carige è ovunque in Liguria: in quasi tutti i consorzi di garanzia, tra gli azionisti delle società promosse dal pubblico. Investe massicciamente nel porto, propone infrastrutture. Probabilmente a Berneschi non dispiacerebbe il titolo di Doge: quello di dottore se lo è fatto attribuire dalla locale università, ”honoris causa”. Ne ha fatta di strada il ragioniere un po’ sgraziato, dal linguaggio colorito e dalla sintassi approssimativa partito da un paese dello Spezzino e sbarcato a Genova a far di conto alla Cassa di Risparmio di Genova e Imperia. A pescarlo nelle retrovie fu il mitico avvocato Gianni Dagnino, dc di lungo corso e primo presidente della Regione, spedito a rifondare la banca dopo lo scandalo che travolse l’allora presidente Gianni Borgna e il costruttore Pongiglione. Prima con Dagnino, poi con il costituzionalista Fausto Cuocolo Berneschi (del quale si sussurrano mai confermati interessi esoterici), ha trasformato la sonnecchiosa Cassa di Risparmio - prima in Italia - in società per azioni e poi - sempre prima - l’ha portata in Piazza Affari. Fino ai mille sportelli, dal nord alla Sicilia. Una crescita tumultuosa, tra acquisizioni e aperture a tappeto. Ma anche, e soprattutto, tra sapienti alleanze e - come ha denunciato l’inchiesta di CorriereEconomia sulla ”banca di famiglia e le operazioni immobiliari” - qualche compagno di strada discusso e discutibile. L’inchiesta ha fatto rumore, ma è difficile trovare qualcuno che osi parlarne. L’uomo è irascibile, permaloso, sa tutto di tutti o verrà a saperlo. Al ristorante Europa di Galleria Mazzini, alle spalle di piazza De Ferrari, si ritrovano il primo lunedì sera di ogni mese a giocare a tresette Riccardo Garrone (Erg), Aldo Spinelli (trasporti e Livorno Calcio), Beppe Anfossi (ex Acquedotto De Ferrari Galliera), Vittorio Malacalza (acciaio e impiantistica) e il governatore ds Claudio Burlando. E si fanno vedere spesso gli armatori Messina, Augusto Cosulich, il principe Cesare Castelbarco o il professore marittimista Sergio Maria Carbone: la vicenda ha monopolizzato le conversazioni ma tutto sottovoce, in un gioco di ammiccamenti e sguardi tutto genovese. Berneschi e la sua banca sono temuti ma non amati dalla Genova-che-conta. E la Carige è padrona ma anche estranea all’establishment. [...]» (’La Stampa” 26/10/2006).