Michele Serra, ཿla Repubblica 26/10/2005;, 26 ottobre 2005
«Piccola storiella esemplare. Facendo ricorso ai residui scampoli di autorità paterna, costringo mio figlio tredicenne a consegnarmi il telecomando: basta wrestling, il mondo è una cosa seria, adesso vediamo il telegiornale
«Piccola storiella esemplare. Facendo ricorso ai residui scampoli di autorità paterna, costringo mio figlio tredicenne a consegnarmi il telecomando: basta wrestling, il mondo è una cosa seria, adesso vediamo il telegiornale. Capitiamo sul Tg2 delle 13, già in avanzato stato di decomposizione, mentre sta dando la seguente notizia: uno dei concorrenti dell’Isola dei famosi ha la cacarella. Segue filmato. Mio figlio, trionfante, deride (con piena ragione) il padre citrullo che voleva ricondurlo alle pubbliche responsabilità del cittadino informato. Siamo tornati precipitosamente al wrestling: in confronto al Tg2, è un vero e proprio Parnaso delle arti e della cultura. Morale: a tredici anni si è perfettamente in grado di valutare (con spregio) un mondo degli adulti che maneggia la diarrea di una figuretta televisiva come se fosse una ”notizia”. Non ho avuto bisogno di spiegare a mio figlio che, pur facendo anche io il giornalista, in genere non mi occupo di merda. Lo sa. Ma sa anche, precocemente, che il mondo adulto nel suo complesso secerne una tale quantità di compiaciuta idiozia, e di servilismo acritico, da non essere in grado (sempre nel suo complesso) di esercitare una decente pedagogia. Il problema non è che non ci sono più maestri. Il problema è che abbiamo trasformato la cattedra in una parodia» (Michele Serra).