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 2005  ottobre 27 Giovedì calendario

Ciak, si gira con le caciotte. Vanity Fair 27/10/2005. I film in bobina, si sa, in gergo si chiamano ”pizze”

Ciak, si gira con le caciotte. Vanity Fair 27/10/2005. I film in bobina, si sa, in gergo si chiamano ”pizze”. Quello che invece non si sa è che i film prima di essere prodotti sono caciotte. O mozzarelle, pecorini e caciocavalli. Non è una battuta, è la realtà. Almeno per Massimo Ferrero (Roma, 05/08/1951), produttore tra i più prolifici del nostro cinema con la sua Blu Cinematografica (realizza un paio di film a stagione da almeno sette anni), che finanzia le enormi perdite dovute alla sua passione per il cinema con i sei caseifici di cui è contitolare con la moglie Laura Sini. "E con i quali siamo i primi esportatori di caciotte negli Stati Uniti", afferma con orgoglio. "Quanto al cinema, è la mia passione da quando ho cominciato, nel ’58, prima come attore e poi come segretario di produzione. Ho lavorato con tutti i grandi registi: Marco Risi, Federico Fellini, Luigi Comencini, Mario Monicelli, e anche Nanni Moretti. Poi ho conosciuto mia moglie. Suo padre aveva un caseificio e da lì – grazie al suo sostegno – sono arrivati i fondi per cominciare a produrre in proprio. Un disastro. Ho sempre perso, con tutti i film! Ormai mi chiamano Mister Flop. Qualche titolo? Libero burro di Sergio Castellitto, presentato a Venezia nel ’99. Ci ho rimesso un miliardo di allora. Un altro miliardo in fumo con La carbonara di Gigi Magni, con Nino Manfredi, l’anno dopo. Eppoi, Il dolce rumore della vita di Giuseppe Bertolucci, con Francesca Neri: lì sono andati in fumo 7-800 milioni, mentre 1 miliardo e sei sono spariti con Giacomo Campiotti e il suo Tempo dell’amore. Ma la perdita più forte l’ho avuta con Io no della coppia Izzo-Tognazzi. Ci ho rimesso 3 milioni di euro, stavo per fallire, me so’ dovuto vende ’na casa". Ma non sarebbe meglio lasciar perdere? "Macché, io il cinema lo amo troppo. Ora sto producendo il nuovo film con Sconsolata, titolo Pipparedduzzo, diretto da Marco Costa e Tonino Zangardi". Antonello Sarno