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 2005  ottobre 24 Lunedì calendario

SousaTavares Miguel

• Nato a Porto (Portogallo) il 25 giugno 1952. Scrittore. «’Sono sempre stato attratto dalla storia, il presente mi dice poco, il futuro addirittura niente. Mi affascina il passato perché dà significato all’oggi che viviamo, aiuta a comprenderlo. Mi piace l’idea della continuità delle cose che, in fondo, è un modo per rendere eterno chi è morto” [...] prima avvocato, poi affermato giornalista di reportage di viaggi, [...] è diventato un caso letterario con il suo primo romanzo, storico appunto. il libro più venduto di tutti i tempi in Portogallo: cinquecentomila copie in meno di due anni. ”In un paese in cui autori ed editori si lamentano perché nessuno legge è stata una sorpresa straordinaria. I critici invece erano sospettosi, non potevano affermare che era brutto perché piaceva a troppe persone, ma per loro un libro che vende tanto non può essere, per definizione, di qualità. Li ho tranquillizzati dicendo che non sapevo se avevo reso un servizio alla letteratura, ma sicuramente l’avevo fatto alla lettura. Così siamo stati tutti contenti”, aggiunge con ironia. Grande successo pure in Brasile, in Francia, e ora esce in molti paesi come Germania, Inghilterra, Stati Uniti e Italia. Già il titolo è pieno di suggestioni: Equatore. ” la linea che divide la terra in nord e sud, simbolo di separazione fra due mondi, possibile contrazione dal portoghese arcaico ’è-cum-a-dor’ che significa ’è con dolore’. Insomma anche una latitudine dell’anima”, commenta. E il dolore non manca in questo affresco sontuoso, ambizioso, sul declino del colonialismo portoghese. Il protagonista è Luís Bernardo Valença ”scapolo e mascalzone”, incline alle avventure galanti nei salotti di Lisbona, che nel 1906 ha 37 anni, molto fascino, abbastanza denaro, la qualità di non avere troppe ambizioni, ”il difetto di non nutrirne probabilmente alcuna” e buone idee come che non basta avere un impero ma bisogna meritarlo e mantenerlo. Questo prima che il destino lo afferri cambiandogli la vita. Colpito dai suoi discorsi liberali, il re Carlos lo nomina governatore di Sao Tomé e Príncipe, due isolette sperdute di fronte alla costa africana occidentale, ma importanti per le ricche coltivazioni di caffè e cacao. ”All’inizio ciò che lo spinge ad accettare l’incarico è una forma di vanità, forse anche opportunismo, e una specie di sfida intellettuale. un eroe imperfetto, indolente, contraddittorio, che si trova coinvolto nella lotta fra colonialismo brutale e modernità nascente. In parte per lui mi sono ispirato a Corto Maltese di Hugo Pratt”, spiega l’autore. Abbandonati i lussi e i piaceri della capitale, questo antieroe deve affrontare una complicata missione: confutare le accuse degli Inglesi, dovute a interessi economici e non tanto a sensibilità umanitaria, che i negri delle piantagioni siano trattati come schiavi. Compito quasi impossibile perché nelle isole la schiavitù, appena simulata, è proprio la condizione dei lavoratori prelevati in Angola, costretti a restare per anni sui campi, trattati con ferocia, senza la libertà di tornare a casa. Così Valença si scontra con l’avidità dei proprietari terrieri, l’ottusità dei burocratici, la necessità che tutto resti come prima per salvare l’economia della nazione. Stremato dal clima, stordito dalla bellezza violenta del luogo, considerato un nemico dai suoi compatrioti perché difende i negri, continua ostinato a credere che il colonialismo possa civilizzare e non solo sfruttare. Unico alleato proprio chi dovrebbe essere rivale, il console britannico David Jameson, con una brillante carriera stroncata da un debito di gioco e un comportamento vergognoso. Intelligenza e cultura li uniscono, li separerà la passione devastante fra Luís Bernardo e Ann, bellissima moglie dell’inglese. ”Credo che Marx si sia sbagliato: il motore della Storia non è la lotta di classe ma l’amore e le relazioni amorose, dalla guerra di Troia fino ad oggi. Racconto una passione fatale perché è il corpo e l’anima della letteratura da sempre, e continuerà ad esserlo”. Ann è una donna forte, persino spietata, molto più spregiudicata dei due uomini che se la contendono. ”La colpa del marito l’ha resa libera, e la sua bellezza rende indifeso chi la ama. Mi ha divertito immaginare una situazione in cui il potere, tra due uomini determinati, finisce nelle mani di una donna. lei che conduce il gioco”. Gioco pericoloso, drammatico, distruttivo, in una vicenda che mescola intrighi politicoeconomici, crudeltà fisiche, miserie psicologiche, ingiustizie sociali, grandezza di sentimenti e ideali, fragilità e tormenti, diventando anche uno struggente racconto sulla solitudine umana e una sorta di requiem emozionante per la fine di un’epoca. Il tutto narrato con uno stile visivo e sensuale che dall’ironia nelle descrizioni della vivace società di Lisbona si riempie di odori e colori nella natura esasperata di Sao Tomé. Tanti personaggi caratterizzati con abilità, precisa documentazione storica, dialoghi serrati, una fantasia immaginifica. ”Mi ci sono voluti dieci anni di ricerche ed elaborazione mentale, poi un anno e mezzo di lavoro con un ritmo allucinante”, spiega Tavares che deve alla madre poetessa il culto per la letteratura, professa ”amore eterno” per la Yourcenar, preferisce fra gli altri cechov, Conrad, Faulkner, García Márquez, Juan Rulfo e Hugo di cui nel libro è citata una frase: ”Ci saranno sempre infelici ma potranno non esserci più miserabili”. ”Purtroppo certe cose sono rimaste inalterate. Prima comandava il mondo chi aveva le materie prime, oggi chi controlla la scienza, la ricerca, la tecnologia. I bambini europei hanno i computer, quelli africani subiscono fame, malattie, guerre civili. A Sao Tomé stavo parlando ad alcuni studenti, uno mi ha detto: ’La storia del mio paese è interessante, ma il prezzo del libro è uguale a uno stipendio minimo nazionale’. Quando e come questa gente potrà competere con un mondo globalizzato dove chi non ha accesso alla conoscenza è sempre condannato alla miseria?” [...]» (Annabella d’Avino, ”Il Messaggero” 24/10/2005).