23 ottobre 2005
Tags : Shirley. Horn
Horn Shirley
• Nata a Washington (Stati Uniti) il primo maggio 1934, morta a Washington (Stati Uniti) il 20 ottobre 2005. Pianista. Cantante. Jazz. «[...] spesso avvicinata a Sarah Vaughan, Ella Fitzgerald e Carmen McRae, era considerata una delle ultime grandi virtuose del jazz della sua epoca. Aveva lavorato e collaborato con Quincy Jones e Miles Davis» (’Corriere della Sera” 23/10/2005). «[...] una voce raffinata che ”personalizza in una chiave emotiva e insieme dignitosa e sensuale, dalle argute venature bluesy”, come ha sapientemente scritto Luciano Federighi. Eppure la Horn ha vissuto una carriera anomala, con il successo giunto negli anni ’90, sancito dal quarto album inciso per la Verve (Here’s to Life, 1991) che suggellò la sua rinnovata e piena visibilità sulla mutevole scena del jazz. L’artista si forma come pianista e compositrice e studia a Howard sino ai diciotto anni; all’epoca i suoi musicisti di riferimento sono Oscar Peterson e Ahmad Jamal insieme a Claude Debussy e Sergej Rachmaninoff. Si sposa a 21 anni e la sua carriera rallenta, svolgendosi soprattutto nei club della zona tra Washington e Baltimora. Uno dei suoi album - Embers and Ashes - seduce Miles Davis e tra i due artisti nasce un’amicizia, basata sulla stima reciproca, destinata a durare a lungo. Il trombettista offre visibilità alla giovane pianista-cantante ed ella gli resterà sempre legata. Il 13 agosto 1990 Miles Davis accetta di suonare in un brano cantato dalla Horn ed è You Won’t Forget Me, una ballad: sono anni che il divino trombettista non esegue standard ma la sua interpretazione è colma di passione, tanto da essere considerata da svariati critici - tra cui il davisologo Enrico Merlin - come il suo canto del cigno (il trombettista muore il 28 settembre 1991; nel 1998 la musicista di Washington registrò un album-tributo in ricordo dell’amico scomparso). Shirley Horn, Miles Davis e Chet Baker - fatte salve le notevoli differenze - hanno in comune l’amore per le canzoni, la capacità di rendere poesia, ritmo e sostanza i versi e le melodie; spesso hanno agito in maniera minimale, con tocchi impercettibili che riescono a conferire agli standard una dimensione assolutamente nuova e un sottile, inarrestabile swing. Tra i due trombettisti e la pianista/cantante c’è, ancora, in comune l’economia dei mezzi - che non vuol dire limite tecnico, tutt’altro - coniugata alla portata massima del risultato espressivo. Baker e Davis hanno, però, sempre vissuto in notorietà mentre la Horn ha condotto un’esistenza appartata e continuato a far musica senza preventivare, né cercare, una fama giunta in ritardo. Nel 1987 una serie di incisioni per l’etichetta Verve (I Thought about You e Close Enough for Love, oltre alle già citate) rilancia la cantante che, grazie anche all’appoggio e alle collaborazioni con Davis e Wynton Marsalis, ottiene grandi consensi di pubblico e di critica. L’album Here’s to Life corona uno dei sogni di Shirley Horn, quello di collaborare con il compositore e arrangiatore Johnny Mandel, produttore anche dell’album; sarà ospite dell’orchestra di Mandel, insieme al suo inossidabile trio con Charles Ables al contrabbasso e Steve Williams alla batteria (un bel disco in trio è quello inciso dal vivo At North Sea nel 1981, con Billy Hart al posto di Williams). La classe e la poesia di Shirley Horn risultano grandissime quand’ella è sola con il suo pianoforte come in Loving You, Should I Surrender e It Amazes Me, registrati nel 1996: pochi e raffinati accordi e una voce che scava, attraverso il suono, nel senso» (Luigi Onori, ”Il Messaggero” 23/10/2005).