Varie, 23 ottobre 2005
CESA
CESA Lorenzo Arcinazzo Romano (Roma) 16 agosto 1951. Politico. Dal 2005 segretario dell’Udc, partito con cui nel 2006 e 2008 è stato eletto alla Camera • «[...] personaggio sconosciuto ai più ma molto influente in quel mondo [...] gode della fiducia e anche, per quanto possa valere in politica, dell’amicizia tanto dell’ex-segretario Follini (che nel discorso di commiato gli ha rivolto un saluto speciale) che di Pier Ferdinando Casini. Il profilo politico di Cesa non è tale da proiettarlo da subito nell’olimpo dei leader, ma non c’è dubbio che sia [...] l’esponente più vicino all’identikit su cui i centristi possono convergere, proprio per le sue doti umane. [...] » (’La Stampa” 23/10/2005). «Casiniano? Folliniano? Semplicemente democristiano. Lorenzo Cesa lo è da sempre. Certo, non si può negare che è un ”fedelissimo” del Presidente della Camera. Ma è anche vero che la sua elezione è dipesa molto dal sostegno dell’ex segretario [...] Insomma, ”amico” di entrambi e «amico» di tutti, come sanno fare solo i dc di vecchio stampo. E della Balena Bianca che fu ha l’essenziale, ciò che conta: conoscenza del territorio e capacità di muovere voti quando serve, cioè in campagna elettorale. [...] Laureato in Scienze politiche alla Luiss e, nel corso degli anni, manager di diverse imprese, Cesa è sempre stato in politica. La gavetta la fa a Roma, dove diventa consigliere comunale per lo scudocrociato ai tempi di Giubilo e Sbardella, anche se la sua patria è Arcinazzo Romano, ai confini della Ciociaria [...] Si colloca nel grande centro doroteo, per l’esattezza nelle file dei forlaniani. E si avvicina al potente ex ministro dei Lavori Pubblici Giovanni Prandini, con il quale vive anche una delle tante disavventure giudiziarie di Tangentopoli (accusa di tangenti Anas), prima prescritta e poi cancellata. Da allora entra per lungo tempo nel purgatorio delle cariche elettive, ma non della politica. Perché finisce precipitosamente la Prima Repubblica e lui decide che non può stare con i dc che guardano a sinistra. Contribuisce quindi, insieme a Casini, a fondare il Ccd e poi l’Udc. Marco Follini gli dà fiducia affidandogli la segreteria politica, cosa che gli fa conoscere alla perfezione il partito in tutte le regioni e che lo porta a Palazzo Grazioli a discutere di liste per le elezioni con gli uomini di Berlusconi e quelli di An. Grande lavoratore, il tempo libero lo passa in famiglia, con la moglie e i due figli, di cui il più grande, Matteo, neanche a farlo apposta, si laurea, come lui, in Scienze Politiche alla Luiss e scrive su ”Formiche”, rivista di area uddiccina. L’esame più importante è nel 2004, quando si lancia nella campagna delle europee e incassa subito un record: 103.411 preferenze, il primo degli eletti nella circoscrizione Sud. Niente male come eredità per Casini quando dovrà correre non solo contro il centrosinistra, ma anche in concorrenza con Berlusconi e Fini, per ”colpa” del proporzionale. Da parlamentare europeo, come iscritto al Ppe, dà battaglia sul funzionamento del comitato di vigilanza antifrodi e sull’introduzione del biglietto da 1 e 2 euro al posto delle attuali monete. Ma in realtà, da Strasburgo e Bruxelles, soprattutto negli ultimi mesi, si occupa pienamente del partito. Tanto che Follini gli affida tutte le dichiarazioni più spinose e più d’attacco, in altre parole quando c’è da prendere le distanze da quella che l’ex segretario chiama ”monarchia” di Berlusconi. E poi? Succede che Casini entra in collisione politica con l’amico Follini e, di fronte alla riforma elettorale, si schiera con il presidente della Camera. Ma senza mai rompere i ponti con il segretario, anche quando si dimette. questa certamente la ”virtù” che ha permesso di incoronarlo, malgrado le diverse candidature incrociate e il veto dei ministri del partito. Che permette di dire a Follini, suo king maker: ”Abbiamo eletto un grandissimo segretario, più bravo di quello che c’era prima”. E che, come primo atto del suo nuovo incarico, lo fa andare a pranzo da Pier Ferdinando Casini: ”Un incontro tra vecchi amici”, recita la nota della presidenza della Camera» (Roberto Zuccolini, ”Corriere della Sera” 28/10/2005). «Nella Dc si chiamava l’uomo di fiducia. Franco Evangelisti, Giampaolo Cresci, Sereno Freato sbrigavano le pratiche grigie e talora anche quelle opache per conto di Andreotti, Fanfani e Moro ma non diventarono mai segretari di partito. Ma poiché l’Udc non è la Dc, l’uomo di fiducia di Pier Ferdinando Casini e Marco Follini è diventato [...] segretario dei democratici cristiani uniti. Lui, Lorenzo Cesa, conosce bene quella sottile ipocrisia per cui i capi guardano l’orizzonte e poi tocca agli uomini di fiducia mandare avanti la baracca. [...] Per una vita restato nell’ombra ad occuparsi di tessere, nomine e risorse, a 54 anni Cesa si ritrova quasi costretto alla prima linea. Quando dice che lui non ha smaniato per diventare segretario, ”dice una cosa che può sorprendere ma è vera”, conferma Bruno Tabacci. Perché nell’Udc nessuno come Cesa - amico di Casini e di Follini - era l’uomo del potere vero. E con quell’ombra nel passato - carcere, condanna per tangenti e proscioglimento nel 2005 - Cesa ha dimostrato di ”aver fegato a passare in prima linea, sotto i riflettori”, dice uno dei dirigenti dell’Udc. Nel frangente più concitato del ”parlamentino” Carlo Giovanardi ha pronunciato una frase (’Dobbiamo avere candidature sostenibili davanti all’opinione pubblica, per la loro biografia e per il loro passato”) priva di riferimenti personali ma che qualcuno ha interpretato come un’allusione a Cesa. Un viso che preannuncia scaltrezza, occhi mobilissimi, alto sopra la media, un lessico essenziale, Lorenzo Cesa incarna una peculiarità rara: nella Dc e poi nell’Udc non ha mai scalato il cursus honorum, si è sempre occupato di una sola cosa. L’’organizzazione”. Sua l’idea e la gestione di ”Global Media”, una società alla quale l’Udc affida l’organizzazione dei grandi eventi e dunque una quota del finanziamento pubblico. E dire che negli Anni Settanta Cesa era partito forte, a fianco dei suoi amici di sempre: nel movimento giovanile democristiano Marco Follini era il capo, Pier Ferdinando Casini il vice e lui, il giovane Lorenzo, si occupava di organizzazione. Altra peculiarità: pur essendo nativo della Ciociaria, feudo di Giulio Andreotti per 40 anni, Cesa non ha mai appartenuto alla ”gens giulia”. Dice Andreotti: ”Cesa? Non lo conosco. Ricordo che il padre è stato sindaco di Arcinazzo”. Uomo delle retrovie operose, Cesa è dipinto da chi lo conosce come personaggio di polso e affidabile quantomeno per gli amici. Racconta Beppe Fioroni, dell’esecutivo della Margherita, una conoscenza trentennale che risale al Giovanile dc: ”Cesa è un uomo concreto, non un teorico come Follini, con un forte senso di appartenenza, un ottimo organizzatore, uno che sa fare un passo indietro”. Ma per Gianni Prandini, già ministro democristiano ai Lavori Pubblici e di cui Cesa è stato capo della segreteria, il segreto dell’ascesa del suo ex collaboratore è uno solo: ”L’amicizia con Casini e con Follini credo sia indistruttibile”» (Fabio Martini, ”La Stampa” 28/10/2005).