varie, 21 ottobre 2005
MILANI
MILANI Maurizio (Carlo Barcellesi) Codogno (Cremona) 1959. Attore. Scrittore, ha da anni una rubrica quotidiana sul Foglio • «L’attore che faceva il tossico smarrito per Paolo Rossi in Su la testa! ai tempi della RaiTre di Guglielmi, il comico che aveva portato drogati, barboni disadattati e disincantati, cinici, personaggi crudeli, mai banali a Cielito Lindo, Letti gemelli, Scatafascio, Facciamo cabaret e che Serena Dandini aveva voluto per Comici. ”Era il ´99. Lì mi sono fermato per via di un periodo un po´ tribolato. I miei genitori non sono stati tanto bene e a me è venuta la depressione. Sono stato fuori quattro anni. [...]”» (Anna bandettini, ”la Repubblica” 1/11/2003). «Dopo anni di cabaret giunge al successo grazie a trasmissioni televisive quali Su la testa e Cielito Lindo (1992), con le sue maschere serie, un po’ alla Keaton, dal leghista al becchino, dallo stupratore al killer, mette a fuoco l’aspetto più cinico e irresponsabile della nostra società. M. è il degno rappresentante di una comicità cruda, trasgressiva e spiazzante» (Dizionario dello Spettacolo del ’900, a cura di Piero Gelli e Felice Cappa, Baldini&Castoldi 1998). Ale&Franz: «Rispetto ai canoni classici, quella di Milani è una presenza spiazzante sul palcoscenico. Ha uno stile unico, un atteggiamento nel raccontare le cose che è solo suo ed è impossibile da descrivere. [...] Ci ha sempre affascinato la sua capacità di creare storie assurde senza una logica in cui però ci si perde. La scelta delle parole è geniale. E poi è uno che una volta iniziò un monologo con ”quindi”. Genio puro. [...]». Aldo Giovanni&Giacomo: «Siamo stati tra i pochi fortunati che lo hanno visto dal vivo, alla fine degli anni ’80, alla Zelig. Fu un’apparizione folgorante, per la recitazione e per le cose che diceva. Agli inizi ricordava Gene Gnocchi, forse perché hanno in comune quella vena folle della Bassa padana. Per cattiveria e linguaggio il suo numero, infarcito com’era di perfidia quotidiana, era completamente diverso dal monologo classico. [...] assolutamente unico, per ferocia, disincanto, tristezza e malinconia struggente. [...]». Paolo Rossi: « stato il primo cabarettista che ho visto al vecchio Zelig [...] Fu un’esibizione che mi sconvolse. Per me il cabaret è un esercizio di follia, originalità, rottura delle regole ed esibizione di uno stile: nel suo show non mancava nulla. Lo chiamammo per fare Su la testa [...] Un’originalità come quella di Milani è molto poco commerciale [...] nei suoi pezzi racconta la sua vita, e anche qui c’è una difficoltà col cabaret di oggi che non può accettarlo. Non è costruito a tavolino, non è creato in funzione di una pausa pubblicitaria, tutto nasce dalla vita vera. [...]». Antonio Albanese: «[...] Quello di Milani è il cinismo più elegante che abbia mai visto. supermoderno, con tempi comici incredibili e una sublime ironia [...] uno dei pochi comici che mi fa ridere a crepapelle. [...]» (Tommaso Pellizzari, ”Sette” n. 10/2003).