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 2005  ottobre 13 Giovedì calendario

Lena, da ragazza di vita a Madonna dei reietti. Corriere della Sera 13/10/2005. Attenzione perché questo non è un quadro qualunque: non solo è bello da far male, ma da qui ha inizio la fine di Caravaggio

Lena, da ragazza di vita a Madonna dei reietti. Corriere della Sera 13/10/2005. Attenzione perché questo non è un quadro qualunque: non solo è bello da far male, ma da qui ha inizio la fine di Caravaggio. La Madonna appoggiata allo stipite della porta non è una modella qualsiasi: si chiama Maddalena di Paolo Antognetti, detta Lena. Fa la puttana, come la madre e la sorella, ma non di infimo rango, come quelle relegate all’ Ortaccio da Clemente VIII, il papa che ha fatto bruciare Giordano Bruno e decapitare Beatrice Cenci, proibito il Carnevale, vietato di giocare a carte e dadi e intimato alle donne di non uscire dopo l’ Ave Maria. Lena è diversa: è intelligente e a 17 anni, forse meno, è l’ amante di Cesare Barattieri, gentiluomo del cardinale Farnese, che la introduce anche nel letto del cardinale Alessandro Peretti Montalto e poi in quello di monsignor Melchiorre Crescenzi. Lena può sperare in una vita decorosa, però commette un errore. Le ragazze, si sa, sognano di essere amate, magari sposate, ma non comprate. Così Lena si lascia sedurre dagli occhi neri di un tale Giulio Massino, viterbese. Dobbiamo supporre che fosse bello, molto bello, perché per il resto non possedeva nemmeno un tetto sotto cui dormire e quindi, sempre secondo la legge moralizzatrice di Clemente VIII, un giorno viene preso in una di quelle retate con cui gli sbirri ripuliscono la città dai vagabondi e infine imbarcato da Ripa Grande sulle galere pontificie. Prima, però, fa in tempo a mettere incinta Lena. La ragazza partorisce, battezza il figlio con il nome di Paolo e lo dà a balia perché intanto ha trovato un notaio, Gaspare Albertini, che la prende a vivere con sé. Lena potrebbe sistemarsi, ma le ragazze, si sa, non conoscono la prudenza, inseguono l’ amore e si lasciano incantare dai giovani. La notte del 2 novembre 1604 gli sbirri la sorprendono all’ alba nei paraggi della sua vecchia casa al Corso; e sempre lì, nei pressi di quell’ alcova, il 18 novembre viene fermato Caravaggio. Evidentemente qualcuno li segue: Gaspare Albertini è stato avvisato che la Lena lo sta facendo cornuto e cerca di incastrarla. Ma non ci riesce: i due giovani continuano a vedersi perché Michelangelo non si sta solo godendo la Lena, le sta facendo anche il ritratto, nelle vesti della Madonna di Loreto, e per di più assieme al piccolo Paolo, che ormai ha due anni. Può una giovane donna resistere a tale corteggiamento? Non può. Così alla fine anche il notaio, come la Lena, perde la testa e sfregia l’ amante sul volto. Lei, però, è ormai per sempre bella, bellissima come la Madonna, il collo lungo e bianco, i piedi nudi incrociati in un movimento leggero e svagato, come quando si ferma indolente sulla soglia di casa a far due chiacchiere con le comari. Ormai il suo volto, e il suo splendido collo, le gambe lunghe e flessuose e persino il suo Paolo, il figlio di un galeotto, sono su un altare nella chiesa degli Agostiniani, a due passi da piazza Navona. Tutto il popolo accorre a vederla e fa «estremo schiamazzo», come scrive il Baglione. molto probabile che la plebaglia riconosca anche i due pellegrini che si inginocchiano davanti all’ incantevole prostituta: i due vecchi forse abitano proprio nello stesso vicolo San Biagio dove il Caravaggio ha ritratto la Lena. Una bella sfida a Clemente VIII, quei loro piedi sporchi e piagati in primo piano, quegli stracci che indossano come i vagabondi che il papa spedisce nelle galere. Caravaggio lo fa apposta. Ama le sfide. Ha 23 anni, è una sentina di ormoni e testosterone che sempre più spesso dilaga in risse notturne; e ora deve sentirsi ancora più onnipotente del solito, tronfio, orgoglioso della sua pittura, del suo successo, della sua donna. E come al solito ne approfitta per regolare vecchi conti. Sa che un altro notaio, Mariano Pasqualoni, sta dietro alla Lena e l’ ha chiesta in moglie se non fosse che la madre, quella devota puttana, gli ha risposto di no perché le faceva «rimbrezzo di dare la sua figliola a notari delli quali è sicura la dannazione». Ma a Caravaggio non basta; ha voglia di menar le mani, e la notte del 29 luglio 1605, in piazza Navona, colpisce il Pasqualoni con «una botta in testa dalla banda di dietro»; poi si rifugia nel palazzo del cardinal Del Monte. Pasqualoni lo denuncia: anche se non lo ha visto in faccia per il buio, si dice certo che sia stato il pittore perché, dichiara, non ha avuto «da far con altri che con detto Michelangelo (...) per causa di una donna chiamata Lena». Il cardinal Del Monte interviene, spedisce il pittore a Genova per calmare le acque, e intanto tratta per il suo ritorno. Questa volta ce la fa. Ma è l’ ultima. Ormai il Caravaggio si avvia a diventare un uomo solo. Passano pochi mesi e accoppa Ranuccio Tomassoni. la fine. Caravaggio viene condannato a morte e deve fuggire da Roma. Andrà a Napoli, a Malta e in Sicilia. Brucerà ancora altri quattro anni fra capolavori e risse. Intanto, a Roma, un giorno del 1610, nella casa di via dei Greci, muore la Lena, a ventotto anni, appena qualche mese prima del suo pittore che l’ ha posta su un altare e le ha regalato, a lei, una puttana, la dignità di una Madonna. Francesca Bonazzoli