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 2005  ottobre 13 Giovedì calendario

«Era un rivoluzionario che sapeva meditare». Corriere della Sera 13/10/2005. Nell’ aprile 1951 lo storico dell’arte Roberto Longhi presentò a Palazzo Reale la fondamentale mostra su «Caravaggio e i caravaggeschi»

«Era un rivoluzionario che sapeva meditare». Corriere della Sera 13/10/2005. Nell’ aprile 1951 lo storico dell’arte Roberto Longhi presentò a Palazzo Reale la fondamentale mostra su «Caravaggio e i caravaggeschi». Pubblichiamo alcuni stralci della sua introduzione al catalogo. Immaginiamo che a una mostra del Caravaggio si fosse atteso un secolo fa. L’ interesse più forte si sarebbe appuntato sul carattere impetuoso dell’ uomo, sui suoi misfatti e, quanto alle opere, per induzione, sui loro aspetti più torvi. (...) Oggi l’ impresa si è pensata molto diversamente. Non è da indugiarsi su questo punto, delicato e insolubile, del Caravaggio discolo, violento, scavezzacollo; un temperamento ad ictus infrenabili; chi non sa che il misfatto più grave del Caravaggio, l’ uccisione di Ranuccio Tommasoni, fu originato da un disparere sopra un fallo in una partita di tennis? Però, quando si avverta la disperata serietà morale della meditazione caravaggesca su temi di ben più grave momento, come la religione e la storia, chi non sarà tratto a pensare che quella sua carica di rivoluzione permanente non venisse di più alto e di più lontano? «Cervello stravagantissimo» lo chiamava il Cardinal Del Monte, suo protettore ed ospite; ma in che zone soleva «extravagare » il cervello del Caravaggio? Data la sua indicibile precocità, si sarebbe tentati di saperlo già da quando, poco più che fanciullo, egli era a Milano a scuoletta di pittura presso Simone Peterzano. Personalmente, credo che fin la sua nascita in Lombardia, anzi tra Bergamo e Cremona, dovette contare per sempre. E gli ideatori della Mostra milanese pensano, amo ritenerlo, qualcosa di simile, ché altrimenti la scelta della sede, ridotta a sola ragione d’ anagrafe, sarebbe puro pretesto. (...) Ma in che consisteva per l’ arte la carica rivoluzionaria del Caravaggio? Vi sono sue dichiarazioni di estetica? Sì, nel processo fra artisti del suo gruppo e oppositori, dell’ anno 1603. A domanda, il Caravaggio risponde: «Appresso di me un pittore valenthuomo è uno che sappi dipingere bene et imitar bene le cose naturali». Una dichiarazione che par tanto semplice da non abbisognare di spiegazioni. Ma, si rifletta, la civiltà in cui si trovava a vivere il Caravaggio era tutt’ altro che «naturale». (...) Nel porsi direttamente di fronte al vero, egli avvertì subito l’ impossibilità di un recupero archeologico dei soggetti tradizionali. (...) L’ atteggiamento recisamente «antimitico» del Caravaggio lo conduce alla resa in pittura di brani della vita comune intorno a lui; alla invenzione di nuovi soggetti, per dir così, «senza soggetto»; e l’ invenzione avviene per contatto immediato col vero; non per erudita ricapitolazione.