Il Messaggero 21/10/2005, pag.1 Anna Guaita, 21 ottobre 2005
Videogame, largo ai nonni. Il Messaggero 21/10/2005. New York. Ore e ore davanti al video, la mano sul joystick, l’occhio puntato con determinazione su Kratos, il guerriero spartano che lotta contro il crudele dio della guerra
Videogame, largo ai nonni. Il Messaggero 21/10/2005. New York. Ore e ore davanti al video, la mano sul joystick, l’occhio puntato con determinazione su Kratos, il guerriero spartano che lotta contro il crudele dio della guerra. Possono passare intere nottate, e il giocatore non si stanca, fino a che non è diventato così bravo che anche God of War non lo appassiona più. E allora comincia un altro gioco, curioso e avido. Credete di averlo riconosciuto, vero? E’ il tipico quattordicenne che fa impazzire i genitori perché studia poco e passa ore ai videogiochi. E invece avete sbagliato: negli Stati Uniti questo potrebbe facilmente essere il ritratto di un ultrasessantenne. I pensionati infatti sono la fascia che cresce più velocemente fra i consumatori di videogiochi. E, a quanto pare, con ottimi risultati: non solo sono bravissimi, vincono tornei e raccolgono frotte di ammiratori, ma dal gioco ricavano vantaggi per la salute, maggior prontezza di riflessi, cervello più agile, miglioramenti nella vista. Uno studio della Harvard University sostiene che la mobilità imposta dal gioco può addirittura alleviare i disturbi dell’artrite. La rivista Business Week , sempre attenta ai nuovi femomeni economici e sociali, ha rivelato che il 19 per cento degli appassionati di videogiochi oggi negli Usa ha un’età superiore ai 50 anni, e che negli ultimi cinque anni il numero delle gaming grannies , le ”nonnine giocatrici”, è aumentato del 9 per cento. Se quasi il 20 per cento della popolazione della ”consolle” ha i capelli bianchi, non deve stupire eccessivamente. Il videogioco è dopo tutto un passatempo che costa poco, non richiede spostamenti difficili, ed ha l’effetto di unire le generazioni. Una delle più famose giocatrici anziane, la signora Barbara St. Hilaire, di Cleveland, si allena con il nipote, Timothy, ed è diventata un personaggio mitico nel giro delle radio private e dei club di giocatori. Il suo blog (http://oghc.blogspot.com) la ritrae seduta su una comoda poltrona, con in mano un joypad, e gli occhi incollati al video. La signora, nota nel giro come Old Grandma Hardcore, (Vecchia nonnina hardcore), ha altri 11 nipoti, con i quali mantiene un rapporto di affettuosa competitività. I videogiochi li ha scoperti quando, giovane mamma, portava i figli alla sala giochi: cominciò con i primi Atari, e oggi nessun gioco è per lei troppo difficile. E come lei, altri ”nonni” sostengono che il videogioco li ha aiutati a restare in contatto con i giovani e a tenere le mani agili e il cervello attivo. Il 68enne Liam Murray racconta come cominciò con il primo (e primitivo) Pong insieme alla moglie, e oggi fa tornei con i figli, i nipoti, i parenti e gli amici. Anna Guaita