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 2005  ottobre 16 Domenica calendario

Romanoff: a Mosca con il visto turistico. La Stampa 16/10/2005. Nicola Romanoff, che rapporto di parentela c’è tra lei e l’ultimo Zar Nicola II? «L’ultimo Zar aveva la stessa età di mio nonno Pietro di Russia, che era fratello di suo padre Alessandro»

Romanoff: a Mosca con il visto turistico. La Stampa 16/10/2005. Nicola Romanoff, che rapporto di parentela c’è tra lei e l’ultimo Zar Nicola II? «L’ultimo Zar aveva la stessa età di mio nonno Pietro di Russia, che era fratello di suo padre Alessandro». Oggi lei è il pretendente al trono? «Io non voglio pretendere a niente. Non credo che la monarchia sia la forma di governo più adatta alla Russia post-sovietica con tutti i problemi che ha. Non basta scegliere un sovrano, bisogna cambiare la Costituzione». Eppoi? «Che garanzie di successo ha un sovrano? In tempi difficili e meglio la Repubblica presidenziale, quando ci saranno problemi troppo grandi le colpe saranno per il capo che alle elezioni perderà e verrà cambiato. Il monarca invece avrebbe tutta la colpa degli insuccessi». Ma lei torna in Russia? «Sì, come Nicola Romanoff e ho un visto valido per un anno». E come viene trattato? «Come un cittadino comune. Un po’ come un quadro di famiglia. Noi Romanoff, educati in un’epoca antica, come se si dovesse presto tornare in Russia ci siamo poi tornati, ma io soltanto nel ’92, per la prima volta. Laggiù ci ricevono come se rappresentassimo un legame tra il presente e un passato remoto». Che rapporti ha con il patriarca Alessio? «Gli ho scritto un mese fa e so da persone sicure, di Mosca, che mi ha risposto. Il Patriarca è un po’ altalenante rispetto ai rapporti con la nostra famiglia che è attraversata da liti come accade in tutte le famiglie. Mia cugina Maria si considera la futura imperatrice. I Romanoff sono trenta membri ancora vivi divisi per il mondo. Ma siamo tutti in contatto». E chi è il capofamiglia? «Oggi sono io. Ma non sono un pretendente». Ha recuperato i suoi palazzi in Russia? «Non solo non li ho recuperati perché non me li hanno offerti ma se me li offrissero non li accetterei. Con la Rivoluzione la proprietà privata è stata abolita, tutto è diventato dello Stato. Se danno un palazzo a me perché non devono darlo a tutti gli altri?». Con Putin che rapporto ha? «L’ho incontrato una volta a Roma all’inaugurazione del monumento a Puskin. Mi ha fatto una piacevole impressione. Io ero in prima fila con altri vecchi russi della vecchia generazione. E’ venuto a stringerci la mano e mi ha ringraziato, dicendomi: ”mi ha fatto molto piacere incontrare i russi che sono sempre stati in Italia e vedere che sono rimasti vicini alla Russia anche all’epoca di Stalin e non con i nazisti”». Lei però è nato a Antibes in Francia eppoi? «Sì, fino al ’36 siamo vissuti là. Poi siamo venuti in Italia, siamo rimasti a Roma, io ho fatto il Liceo Classico alle scuole pubbliche italiane». Ma si sente anche italiano? «Sono cittadino italiano da circa quindici anni, grazie alle legge sulla pari opportunità. Io ho una moglie italiana e tre figlie italiane. Il decreto presidenziale lo firmò il Presidente Cossiga e me lo disse una sera al Quirinale durante un concerto». Lei dove vive? «Siamo residenti in Svizzera, a Rougemont e in Italia abitiamo in una vecchia casa ristrutturata a Cortona». E lei cosa fa? «Approfitto della mia età per fare il comodo mio. Sto scrivendo una biografia del Granduca Nicola, fratello di mio nonno, che fu comandante dell’esercito russo nella Prima Guerra Mondiale. Parlo anche di sua moglie Anastasia di Montenegro che fu forse la prima responsabile dell’apparizione a corte di Rasputin. Su questo conosco molte cose». Era parente della Regina Elena? «Sì, era sua sorella maggiore». Dunque lei è parente dei Savoia? «Sì, mio padre era cugino primo di Umberto di Savoia». E la famiglia reale vi ospitò in Italia? «Sì, dal ’36 in poi. L’8 settembre io ero a Villa Savoia perché casa nostra era chiusa. Ho visto il Re e la Regina partire da Villa Savoia. Ho sentito il Re dare un abbraccio a mia nonna e dirle in francese: ”Non preoccuparti torneremo tra qualche giorno”». Ha sofferto quando in Italia la monarchia ha perso le elezioni? «Sì e no. Avevo 23 anni e me lo aspettavo. Noi poi eravamo in Egitto dove c’erano anche Vittorio Emanuele III e la Regina Elena. Umberto che era già lì disse a mio padre in Quirinale che se ci fosse stato il referendum e avesse vinto la monarchia ci potevano essere sommosse popolari e così suggerì a mio padre di andare in Egitto e disse: ”vi offro un passaggio sull’incrociatore Duca Degli Abruzzi”. C’imbarcammo e all’inizio fummo ospiti di Re Faruk». Cosa accadde dunque? «Il Referendum ci fu. Perse la monarchia e noi restammo lì dal ’46 al ’51. Poi io partii per problemi di donne». Quali problemi? «Mi piacevano certe signore e non mi rendevo conto, perché ero troppo giovane, che avevano dei mariti, personaggi potentissimi che non gradivano. Così lasciai l’Egitto e mi trasferii a Roma». Non si è mai occupato di politica? «No, perché prima del crollo del Comunismo tutto sembrava molto velleitario, invece con l’avvento di Gorbaciov le cose cambiarono. Oggi devo dire che in Russia è finita l’era della paura. I russi possono disprezzare i loro capi, non ne hanno più paura». Lei perché non torna a vivere in Russia? «Se fossi giovane certamente sarei andato, ma sono troppo vecchio e un po’ occidentalizzato». La Russia non è Occidente? «Sì, ma è stato investito dal morbo che era il totalitarismo comunista che è stata la negazione di tutte le promesse fatte come quella della terra ai contadini». Alain Elkann