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 2005  ottobre 09 Domenica calendario

Viva la passera, modello di fedeltà. Il Sole 24 Ore 09/10/2005. Come il cardinal Ruini oggi, nel 1853 il reverendo Frederick Morris diceva che il matrimonio era naturale

Viva la passera, modello di fedeltà. Il Sole 24 Ore 09/10/2005. Come il cardinal Ruini oggi, nel 1853 il reverendo Frederick Morris diceva che il matrimonio era naturale. A riprova, citava i passeriformi Prunella modularis in cui maschio e femmina restavano insieme fedeli fino alla morte e incitava il proprio gregge a imitarli. Da anglicano sposato, praticava quanto predicava; il cardinale invece pratica il celibato tra maschi. Questa scelta innaturale spiega che sappia poco e solo per sentito dire di rapporti tra i sessi e riproduzione umana. Per aiutarlo a colmare lacune che generano barzellette penose anche fuori Siena, Einaudi pubblica Perché lo facciamo del paleontologo Niles Eldredge. Se volesse ampliare le proprie conoscenze, il cardinale ci leggerebbe che in natura gli orientamenti sessuali non sono dettati innanzitutto dai geni e che a dispetto di una diffusa omosessualità non esiste un suo gene, né uno del celibato. Ne sarà rasserenato. Salti pure le pagine sull’evoluzione per selezione naturale e i suoi meccanismi, potrebbero irritarlo come certi evoluzionisti d’altronde, perché l’autore è eterodosso. A dettare i comportamenti è l’economia, sostiene, nel senso di "gestione dell’energia ai fini della sopravvivenza" dato che prima di riprodursi, un individuo deve crescere, trovare cibo e riparo dalle intemperie e dai predatori. Eldredge è stato per più di trent’anni il compagno - intellettuale, s’intende - di Stephen Jay Gould dalla cui morte, nel 2002, prosegue la lotta contro la "fissazione del gene egoista". la teoria di Richard Dawkins per cui i geni guidano l’organismo sessuato dritto alla propria meta - i gameti altrui - a mo’ di veicolo usa e getta. "Una competizione senza esclusione di colpi nell’impegno della riproduzione appare piuttosto rara", scrive invece Eldredge dopo esempi che comprendono la fecondazione casuale delle uova di pesci e crostacei; la livrea sgargiante dell’uccello ministro che, finita la stagione degli amori, torna bruna perché &la priorità ridiventa quella di non essere mangiati" l’altruismo degli spermatozoi che tirano la volata al campione o delle balene che con il proprio corpo formano un giaciglio per facilitare l’amplesso di lui e lei intralciati dalla rispettiva stazza. Nelle specie sociali, l’economia consiglia la cooperazione e questa varia dalle ghiandaie di macchia fra le quali le zie materne rinunciano al sesso per allevare i nipoti, ai bonobo resi famosi dai libri di Frans de Waal, che pur di fare la pace porgono all’aggressore l’altra guancia. Nonché il posteriore e i genitali, passando metà giornata in coiti e masturbazioni e ogni combinazione di sessi. Per via della cultura, i rapporti umani, più complicati di quelli dei bonobo, comprendono tra l’altro la schiavitù sessuale in molte declinazioni e l’infanticidio compiuto da padre o madre o da entrambi, mentre le scimmie lo praticano solo fuori dalla famiglia. Questa parte deve parecchio al saggio della primatologa Sarah Blaffer Hrdy Mother Nature, un titolo sarcastico (trad. ital. Istinto materno, Frassinelli 2001) e al magnifico Cannibali e re (Feltrinelli 1980) di Marvin Harris, l’antropologo culturale di Harvard morto anche lui nel 2002 al quale il libro è dedicato. In tempi d’abbondanza gli altri animali figliano di più e gli umani di meno, constata anche Eldredge. Nelle società del benessere, "il sesso si è disaccoppiato dalla riproduzione" e i figli sono considerati "una pura perdita sul piano economico". Come nelle società primitive, però, lo spreco è segno di rango. Eldredge cita "The Sopranos", il serial televisivo su una famiglia di mafiosi così salda e tradizionale che il più spietato va dallo psicanalista per problemi d’Edipo. I suoi rampolli "dai vestiti carissimi e dall’educazione costosa, diventano simboli di prestigio sociale". Istituzioni quali chiese e governi vorrebbero essere loro a decidere se accoppiare e disaccoppiare sesso e riproduzione. Ci riescono meglio i governi, in Cina con la norma del figlio unico e a Singapore dove i miliardari ne fanno al massimo due, introducendo per questi ultimi "incentivi economici, una semplice corruzione che aumenta il tasso di riproduzione dei ricchi e al tempo stesso fa calare quello dei poveri". Facciamo sesso perché ci piace e facciamo figli, scrive Eldredge, perché ci piacciono, per farli lavorare e rendere, avere un bastone per la vecchiaia o una vergine da vendere, costruire alleanze, consolidare patrimoni e poteri. E per altre ragioni culturali, buone e cattive, "spesso così controcorrente rispetto a quelle "normali" nel mondo del vivente" da far "concludere che le leggi da cui egolata la fitness umana non assomigliano più nelle società post-agricole a quelle dello stato biologico primordiale dal quale... siamo emersi". Eldredge se la prende a lungo con i fissati del gene egoista, i sociobiologi, gli psicologi evoluzionisti. Con il nostro sfruttamento delle risorse non rinnovabili e lo scempio ambientale che estingue troppe specie e mette in pericolo la nostra. Le storie di sesso tra animali, umani e no, sono più divertenti e istruttive. Fanno capire al cardinale e al lettore comune che appellarsi a una Natura presunta per giustificare istituzioni religiose o politiche non conviene. In natura salta sempre fuori la Prunella modularis, che non è quella che il reverendo Morris credeva, ma una che in italiano si chiama, con terminologia etologicamente corretta, passera scopaiola. Sylvie Coyaud