Varie, 17 ottobre 2005
Tags : Francesco Fortugno
Fortugno Francesco
• Brancaleone (Reggio Calabria) 15 settembre 1951, Locri 16 ottobre 2005 (assassinato). Medico. Politico. Era stato eletto consigliere regionale, nelle elezioni dell’aprile 2004, con 8.548 voti, nella lista della Margherita nella circoscrizione di Reggio Calabria. Di fatto una conferma in Consiglio regionale, dove era subentrato, nella legislatura precedente, a Luigi Meduri, eletto deputato il 13 maggio 2001. Specialista in chirurgia generale e medicina legale, era primario ospedaliero e, tra l’altro, era stato chiamato come professore a contratto alla facoltà di medicina dell’università Magna Graecia di Catanzaro. Sul piano dell’attività amministrativa aveva maturato esperienze di consigliere comunale e vice presidente dell’assemblea dell’Usl di Melito Porto Salvo (Reggio Calabria). Ha ricoperto l’incarico di segretario regionale aggiunto nella Cisl medici di Reggio Calabria. Ha fatto parte dell’esecutivo nazionale della Cisl medici e della Commissione per la contrattazione degli accordi nazionali di lavoro e della legge di riforma sanitaria (’La Stampa” 17/10/2005). «Quando hanno visto entrare il killer, nel seggio delle primarie, sulle prime hanno pensato a uno scherzo. L’uomo era incappucciato e qualcuno ha pensato di toglierli il copricapo, pensando fosse un sostenitore del candidato senza volto. Invece era armato; aveva una calibro 9: s’è avvicinato a Francesco Fortugno, 54 anni, vicepresidente del consiglio regionale, e ha puntato al torace. Cinque colpi a bruciapelo. Fortugno è morto dopo pochi minuti nell’ospedale dove per anni ha lavorato come primario. La scena è stata plateale: Fortugno, uomo di solide radici democristiane - era nipote del parlamentare democristiano Mario Laganà - si trovava a palazzo Nieddu, un vecchio edificio ristrutturato da poco, tutto illuminato dalle luci delle emittenti televisive locali, che seguivano le primarie. Aveva appena votato e con un giornalista de ”Il Quotidiano della Calabria”, Pino Lombardo, commentava la buona affluenza e le ”furbizie” della riforma elettorale. Dopo l’omicidio, il killer è fuggito con il complice che gli aveva coperto le spalle e che ha fatto sgommare l’auto a missione compiuta. Un omicidio di mafia anche se gli inquirenti non escludono altre piste. Ma nel passato di Francesco Fortugno, approdato dalla Dc nel Partito Popolare e poi nella Margherita, medico specialista in chirurgia generale e medicina legale, primario in aspettativa al pronto soccorso dell’ospedale di Locri, non ci sono ombre. Nessuna inchiesta, né indagini e nemmeno sospetti su rapporti con la malavita organizzata. sul filone della sanità, tuttavia, che si concentrano le indagini della polizia e degli uomini dello Sco, il Servizio centrale operativo, che erano già in Calabria per seguire un altro caso e che hanno immediatamente raggiunto Locri a poche ore dal delitto. In particolare, la pista legata alle nomine e ai finanziamenti nel settore sanitario, capitoli che vedevano impegnato Fortugno nella sua attività amministrativa, dopo che aveva lasciato la direzione del pronto soccorso. Ma a Locri nel corso degli ultimi anni già altri tre primari dello stesso ospedale sono stati uccisi con modalità simili. Gli inquirenti non trascurano neanche questa pista. [...] I due killer hanno seguito Fortugno. Quasi sicuramente erano già alle sue costole quando il vicepresidente della Regione lascia in auto la sua residenza di Brancaleone. Al seggio di palazzo Nieddu, uno dei due allestiti dall’Unione a Locri, arriva alle 17,30. Lì, conosce tutti, scambia qualche battuta con i componenti del seggio, vota e fa un saluto frettoloso perché lo attendono altri impegni politici a Reggio Calabria. Nell’androne incontra due amici e si trattiene a parlare. I killer sono ancora lì in agguato, si fanno un segnale. Uno dei due si avvicina al gruppo, estrae la pistola e fa fuoco a ripetizione colpendo Fortugno al torace e alla testa. un professionista, non spreca nemmeno un proiettile, tutti e cinque vanno a segno. A quell’ora il corso è pieno di gente, non solo elettori del centrosinistra impegnati nelle operazioni di voto. C’è un fuggifuggi generale, alcuni corrono nei negozi, altri si riparano dietro le macchine. I due amici di Fortugno si scuotono dallo choc, forse sono anch’essi medici o infermieri, tentano di praticare un massaggio cardiaco al vicepresidente del consiglio regionale. Qualche minuto dopo arriva l’ambulanza del 118 che lo trasporta nello stesso pronto soccorso di cui Fortugno era primario. In ospedale, tuttavia, arriva cadavere. [...] Fortugno era alla seconda legislatura come consigliere regionale ed era stato eletto a Locri. Nel precedente consiglio era subentrato, sempre nelle fila della Margherita, a Luigi Meduri, dopo l’elezione di quest’ultimo a deputato. Già consigliere comunale, Francesco Fortugno ha ricoperto l’incarico di segretario regionale nella Cisl medici di Reggio Calabria. [...] aveva rappresentato la Regione Calabria negli Stati Uniti al Columbus day. [...]» (Davide Carlucci, ”la Repubblica” 17/10/2005). «[...] Piccolo, di corporatura robusta, lo sguardo mite, due baffi bianchi che erano il suo orgoglio. Francesco Fortugno era per tutti soltanto Franco: a cinquantaquattro anni non ci pensava nemmeno a rallentare il ritmo frenetico di una vita ai mille all’ora. Fuori casa all’alba, giusto un saluto alla moglie e ai due figli. Il lavoro di primario, in chirurgia, sempre in prima fila come medico e come sindacalista: infaticabile che si trattasse di lottare per la vita dei suoi pazienti o che fosse in ballo la sopravvivenza dell’ospedale di Locri - Franco lo sentiva un po’ suo - una delle tante strutture sanitarie che in Italia si aprono per dimenticarle il giorno dopo, facendone altrettante trincee di servizi mancati e vite professionali impossibili. Molta della sua attività in consiglio regionale era concentrata sulle condizioni dell’ospedale, sull’immobilismo che può paralizzare anche le volontà migliori. Sono battaglie antimafia anche queste, solo si vedono di meno. L’impegno nella società era cominciato in parallelo nella Dc e nel sindacato cattolico, fino a raggiungere la vicepresidenza del consiglio regionale e la segreteria regionale della Cisl medici. Dissolta la Balena bianca Franco aveva scelto i mariniani della Margherita. Il consiglio comunale, poi quello regionale per una carriera punteggiata di battaglie grandi e piccole. E visto che l’ospedale e la vicepresidenza del consiglio non gli sembravano abbastanza, nella sua agenda Franco aveva trovato posto anche per una docenza a contratto all’Università di Catanzaro. [...] non era un signorsì, neppure nel mondo politico calabrese dove piegarsi ai potenti è una regola che conosce rare eccezioni. Nella Margherita non aveva esitato, in più occasioni, a scontrarsi - politicamente - con Luigi Meduri, l’ex presidente della giunta regionale che pure lo aveva portato in alto lasciandogli, nel 2001, il seggio di consigliere regionale per andare a fare il deputato della Locride. Non aveva esitato, a Reggio Calabria, a sfidare in diverse occasioni la forza politica di Demetrio Naccari, uomo che controlla una decina di consiglieri comunali del partito di Rutelli. E il consiglio di Reggio, negli equilibrii politici calabresi, ha un peso che va ben al di là del ruolo istituzionale. Tutti ricordano ancora il congresso provinciale durante il quale Naccari, in polemica con Fortugno, fece alzare con un cenno centocinquanta delegati sui trecento presenti: sfilarono fuori dall’aula in silenzio, lasciando a bocca aperta gli osservatori del partito venuti da Roma. [...] Sono storie di politica, queste, che non hanno nulla a che vedere con quanto è accaduto [...] Ma danno la misura di uno che è arrivato in alto mettendo avanti un carattere pacioso con una voglia di lottare infinita. In consiglio regionale aveva avviato la battaglia contro i famigerati ”monogruppi”, partiti con un solo consigliere cioè consiglieri che incassavano da soli i contributi che la legge assegna ai partiti: tra autisti, rimborsi, spese di segreteria anche 13 mila euro al mese. Alla fine la battaglia è stata vinta, certo ha lasciato per strada tanti nemici da una parte e dall’altra. Il curriculum dice che anche gli amici non mancavano. Ottomilacinquecento preferenze raccolte nella Locride alle Regionali di primavera 2004 e la carriera nella sanità sono cose che vanno di pari passo in tutta Italia, non è questione di Calabria o meno. Solo che in fondo allo Stivale, e del disagio del Mezzogiorno Locri è per molti versi uno dei casi più acuti e dolorosi, chi va troppo oltre viene fermato. Dicono che Franco non aveva mai mostrato di avere paura: eppure i colpi di pistola sono di regola preceduti da avvertimenti ben precisi. Franco pensava di poter vincere anche quella battaglia» (Marco Sodano, ”La Stampa” 17/10/2005).