16 ottobre 2005
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Radaelli Ezio
• Nato a Milano nel 1924, morto a Roma il 15 ottobre 2005. Impresario. «[...] Grande organizzatore di eventi musicali, inventò il ”Cantagiro” nel 1962 e realizzò alcune edizioni del Festival di Sanremo - tra cui quella del 1958 in cui vinse Modugno - e di Miss Italia (1947, vittoria della Bosè). [...]» (’la Repubblica” 16/10/2005). «Lo chiamavano il Richelieu della canzonetta. Sebbene fosse entrato in azione ben prima di Gianni Ravera e di Vittorio Salvetti, Ezio Radaelli [...] era l’unico sopravvissuto della triade storica dei ”patron” della musica leggera italiana. Una razza tutta nostrana, quella dei ”patron”, che si sapeva muovere con agilità fra i capricci dei divi e i meandri del sottobosco politico, lavorando di slalom per portare a casa la sempre ambita industria del consenso: fra i ’60 e i ’70, essi dominarono la scena nella nostra società angusta che guardava con ansia fuori dai confini, però poi si sentiva rassicurata soprattutto dalle proprie facce note. Di questa specie, Radaelli costituì il proto-esemplare. Rivendicava a sé l’invenzione di quasi tutto ciò che ha fatto la storia del costume italiano del dopoguerra, dai concorsi di Miss Italia fino al Rally del Cinema. Furono suoi i primi Festival di Sanremo dei ruggenti Sessanta, e altri a cavallo fra i ’60 e i ’70, alcuni dei quali in società con Gianni Ravera; ma il suo gioiello fu il Cantagiro, inventato nel 1962 non senza qualche polemica verso la Gara capostipite: l’idea fu di portare in giro attraverso l’Italia, con la scusa di una competizione canora a tappe, una carovana di macchine scoperte dalle quali si affacciavano i volti che diventavano popolari fra i giovani. I bordi delle strade statali si riempivano di gente in attesa per ore sotto il sole, i divi dovevano sottostare al bagno di folla, pena la squalifica o il pagamento di multe scoraggianti. Due i gironi, ”A” e ”B”, di artisti già affermati e di voci nuove. Fu Celentano il primo a trionfare nella nuova kermesse, cantando Stai lontana da me, una cover di Bacharach; ma più della metà di coloro che si affermarono in quegli anni deve qualcosa a Ezio Radaelli: da Gianni Morandi ai Dik Dik di Sognando la California, da Marcella Bella ai complessi beat, con la gara senza quartiere fra Equipe ’84 e i Rokes di Shel Shapiro. In pratica, il Cantagiro portò agli italiani, in modo meno paludato e ufficiale che non Sanremo, la musica che i giovani volevano ascoltare. Uomo brillante e spregiudicato, Radaelli riuscì ancora nel 1990, con l’aiuto dei socialisti, a rimettere in piedi la sua pittoresca carovana per Raidue: un’esperienza brevissima, subito troncata da vicende farraginose che affondavano il problema in quella che sembrava una sete inesauribile di quattrini; sempre in quegli anni pensò pure, brevemente e invano, di poter tornare al Festival. Gli inizi del suo mestiere affondavano in tutt’altro ambiente. Nel 1945 fu chiamato da Di Vittorio come segretario della Camera del lavoro di Milano, accanto a Bruno Buozzi e a Giulio Pastore; subito dopo Vittorio Craxi, padre di Bettino, lo incaricò di trovar lavoro ai reduci della prigionia: la brillantezza con la quale si cimentò nell’incarico, finì per guadagnargli i galloni di organizzatore di eventi. Cambiò punti di riferimento politici, imboccò la strada del doroteismo. Si vantava di non essersi mai piegato alle raccomandazioni, citando con orgoglio il rifiuto a lanciare Pippo Baudo, segnalatogli da un amico di Mattei. La parabola discendente inizia nei Settanta, quando la musica italiana cambia storia e colori. Egli continua comunque a vivere di manifestazioni canore, che da sempre servono di consenso alla politica; viene anche coinvolto nel processo per l’uccisione di Pecorelli a Perugia. Un collaboratore di Andreotti dichiara infatti che nel ’93 il senatore gli chiese di far sapere a Radaelli che egli avrebbe preferito non essere citato a proposito di assegni per 140 milioni ricevuti dal suo entourage per l’organizzazione di spettacoli a favore della Dc. [...]» (Marinella Venegoni, ”La Stampa” 16/10/2005).