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 2005  ottobre 12 Mercoledì calendario

APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 17 OTTOBRE 2005

Giovedì parte su Raiuno ”Rockpolitik”, il nuovo programma di Adriano Celentano. Mattia Feltri: «Il più anarchico dei monologanti si prepara a chiudere la stagione del centrodestra e delle epurazioni allo stesso modo con cui si era chiusa la stagione del centrosinistra e delle trasmissioni militanti. Si preannunciano (o si prevedono) gli ospiti: Roberto Benigni, Daniele Luttazzi, Corrado e Sabina Guzzanti. Quelli dell’uso criminale della tv, come disse Silvio Berlusconi da Sofia. Ma Celentano si è preso l’autonomia massima, e alla Rai quasi si pentono di avergliela data. Il centrosinistra tace e gode, anche perché nel frattempo sugli schermi della Casa delle Libertà sono scomparsi Antonio Socci, Giovanni Masotti e i ragazzi di ”Dodicesimo round”». [1]

A nove giorni dal debutto dello show, Fabrizio Del Noce (direttore di Raiuno) ha messo le mani avanti: «Non posso andare avanti elemosinando notizie. Sto pensando di autosospendermi dall’esercizio dei miei poteri e doveri editoriali. Per quanto mi riguarda nelle ore in cui andrà in onda ”Rockpolitik” potrebbero anche togliere il marchio di RaiUno: nonostante abbia incontrato Celentano, visitato lo studio e cenato con lui, quello che vorrei sapere non lo so e quello che so non mi interessa». [2] Carlo Rossella (direttore del Tg5): «Re Baldovino si sospese da re per non promulgare la legge sull’aborto. Questa proposta di sospensione alla Baldovino è giusta». [3] Massimo Gramellini: «Del Noce ha escogitato un’italianata niente male: si autosospenderà da direttore di Raiuno, solo per quel che riguarda ”Rockpolitik”, e durante la trasmissione farà togliere dal video il bollino di Raiuno. La Tv di Nessuno è un’istigazione al peccato. Quale direttore, lavoratore, genitore non ha mai sognato un meccanismo che lo liberasse a comando dalle responsabilità inerenti al ruolo? Figlio caro, non vuoi dirmi con chi vai in pizzeria? Allora io mi dimetto da padre fino alla colazione di domattina». [4]

Il Cda Rai si occuperà domani del caso Rockpolitik. Sandro Curzi: «Il direttore di RaiUno sapeva sin dal dicembre 2004 che a Celentano era stata data carta bianca, come sempre la Rai ha fatto con lui. Una decisione che ritengo motivata, che si può discutere ma è legittima. Del Noce avrebbe potuto ritenerla talmente inaccettabile dal suo punto di vista da rassegnare subito le dimissioni, ma è inaccettabile che parli di possibile autosospensione e innesti polemiche solo ora». [5] Lucia Annunziata: «Essere informati non significa censurare ma essere consapevoli e pronti a prendersi le proprie responsabilità. Perché la responsabilità editoriale esiste. Un direttore ha l’onere di scegliere la linea del prodotto che dirige e di decidere, a suo ultimo e definitivo giudizio, ciò che va bene e non va bene. Qui parliamo di un pilastro della libertà di stampa che non può essere usato solo quando fa comodo». [6]

A dare carta bianca a Celentano fu l’ex direttore generale Cattaneo. Un mese fa, al Prix Italia, il neo direttore Meocci ha ribadito il concetto: «L’ho incontrato e gli ho detto, ”sei un grande artista, puoi dire quello che vuoi, ovviamente restando nei limiti della legge”. un artista capace di dare emozioni forti. L’ho incontrato a casa sua, che assomiglia un po’ a una favola: volete bloccare una favola?». [7] Paolo Martini: «Una cosa è certa: il potenziale esplosivo di ”Rockpolitik” rischia di travolgere i delicati equilibri che finora il nuovo direttore generale Alfredo Meocci è riuscito a mantenere. C’è chi sostiene che il bavaglio a Celentano e l’altolà a Santoro siano tra le condizioni che Berlusconi si era fatto garantire dal nuovo vertice Rai». [8]

Del Noce è preoccupato per la scelta degli ospiti: «Mi ha chiesto: ”Bush ti va bene?”. Gli ho risposto: ”Bush sì, ma tutti gli altri no”. Non c’è un nome di quelli circolati che mi vada bene: non vedo equilibrio, vedo tutte persone schierate da una parte». [2] Il battage pubblicitario (gratuito) che al programma di Celentano fanno tutte le voci che si susseguono è notevole. Carlo Freccero, uno degli autori di ”Rockpolitik”: «Scrivete anche che abbiamo invitato Ciampi e Benedetto XVI. Per noi è tutta pubblicità». [9] Gino Castaldo: «Caduta la possibilità di avere Grillo, è certo che provocazioni similari non mancheranno. Ci troveremo Enzo Biagi? Si dice. Ci troveremo Santoro? Forse, e perché no, potrebbero arrivare anche Sabina Guzzanti e Daniele Luttazzi. Queste sono ipotesi reali, mentre la voce di un collegamento col comandante Marcos è pura fantapolitica». [10] Il rischio è che lo show stufi un po’ prima ancora di cominciare. [11]

Celentano sostiene che garantirà il riequilibrio. Del Noce: «Ma va realizzato attraverso una linea editoriale, non con l’interpretazione personale della linea. Il servizio pubblico non può abdicare al controllo editoriale, che è cosa diversa dalla censura. Mi sembra sbagliato consentire a una persona, seppure un grande artista, di andare in onda senza sapere cosa dirà». [2] Annunziata: «Mettiamo una Raiuno affidata domani a un direttore del centrosinistra. E se la destra chiedesse, invocando il precedente Celentano, di non mettere bocca in un programma, magari condotto da un Giovanni Masotti? Io chiedo alla sinistra. Esistono o no regole uguali per tutti? Berlusconi è stato attaccato, per me giustamente, proprio per aver violato le regole di mercato e della libertà editoriale altrui. Se la sinistra oggi vuole rivendicarla, quella libertà editoriale, deve essere il garante dei diritti-doveri di tutti. Incluso, in questo caso, Fabrizio Del Noce». [6]

Le staffilate politiche arriveranno anche dai monologhi. Castaldo: «Al momento sono top secret per tutti, per gli stessi autori e perfino per la moglie Claudia Mori. Nessuno saprà il contenuto fino alla messa in onda anche se è presumibile che più che di politica in senso stretto, Celentano dirà la sua sui temi dell’ambiente, sulle tragedie climatiche, sui veleni del mondo, sulla censura, sulle questioni etiche, ma il passato ci insegna che anche su questi temi Celentano è in grado di scatenare infinite polemiche. Alla Rai tremano, tutti gli altri aspettano con ansia». [10] Paolo Conti: «Gli argomenti di attualità che Celentano potrebbe affrontare sono tanti: i Pacs, la pillola abortiva, il ciclone Katrina, la ricerca sulle cellule staminali. Il tutto accompagnato (si dice) da possibili telefonate in diretta, decise a sorpresa, magari sul momento». [12] Antonello Catacchio: «Celentano non è un politico, non farà mai una trasmissione schierata. Però è una persona sensibile. Capace di cogliere gli umori. Potrà non condividere quel che fa Daniele Luttazzi, potrebbe non piacergli qualche giudizio di Biagi, potrebbe respingere le prese di posizione di Santoro, ma, soprattutto, Adriano è sicuramente contrario alle liste di proscrizione bulgare. Per questo, si dice sia intenzionato a dare spazio ai confinati dell’etere scomodando Voltaire, (non condivido le tue idee, ma darei la vita per far sì che tu le possa sostenere)». [13]

Del Noce: «Della parte rock ho capito tutto, della parte ”politik” non ho capito niente. Per Celentano non mi devo preoccupare perché il suo programma vuole unire, non dividere: per lui unire significa che nessuno deve capire con certezza quello che ha voluto dire, ma ciascuno lo interpreta a modo suo». [2] Edmondo Berselli: «Ha fatto l’Indiano ogni volta che temeva di restare ingabbiato. Qualcuno dovrebbe ricordarlo, il secondo disco della trilogia firmata da Mogol e Gianni Bella, con una canzone (im)politica costruitagli addosso da Ivano Fossati: Io sono un uomo libero, né destra né sinistra. Era l’ennesima terza via dell’imperatore Adriano. Primo comandamento, svicolare. Il rock quando c’era il beat. L’ecologia ante litteram quando si costruivano case popolari e il ragazzo della via Gluck era angosciato da ”catrame e cemento”. Le prediche contro gli scioperi, ”chi non lavora non fa l’amore”, ai tempi dell’autunno caldo». [14] Beatrice Nencha: «Amato, odiato, imitato, invidiato, sempre e comunque al centro dell’attenzione. Anche quando, ed è uno dei rari casi, è assente dai circuiti televisivi. Adriano Celentano è, tra tutti i personaggi passati sul piccolo schermo, quello più adatto a suscitare sentimenti controversi. Perché con lui o scatta il meccanismo di identificazione, e allora se ne beve ogni parola (silenzi inclusi), oppure si resta a guardare con un sentimento di rancorosa esclusione». [15]

Di Celentano ce ne sono due: uno canta, l’altro fa comizi. Quest’ultimo iniziò la sua carriera nel 1987. Giulia Gentile: «Il molleggiato viene scelto dalla Rai come conduttore di ”Fantastico 8”. Iniziano le provocazioni, farcite di slogan surreali e lunghi silenzi che lo renderanno famoso. Anche se, anni dopo, lo stesso Celentano ammetterà che le pause infinite non erano momenti di riflessione, ma buchi di memoria. Per la prima volta otto milioni di persone spengono, su suo invito, il video per cinque minuti. E fra un silenzio e l’altro, c’è anche l’appello a votare all’imminente referendum contro il nucleare e la caccia». [16] Biagi: «Se in quell’esperienza c’era stato qualcosa di rivoluzionario non era l’inconsueto linguaggio del protagonista, che alternava silenzi sepolcrali e sproloqui senza fine, ma un inseguirsi di trovate e di stramberie che non hanno rivelato un comico, ma un predicatore. Un palcoscenico da rivista era stato trasformato in pulpito con l’inconveniente che il missionario non sapeva quello che diceva, ma lo diceva appassionatamente. ”La caccia è contro l’amore”, diceva, invitando a votare per l’abolizione e a scriverlo sulle schede. E pare ci sia stato chi lo prese in parola: perché, sosteneva Petrolini, quando uno sciocco la inventa c’è sempre uno stupido che la perfeziona». [17]

Chi scrittura Celentano sa che lui non molla sulla sua indipendenza. Biagi: «Non è un presentatore, né un attore nel senso classico: inventa lui. Conosce la sua misura e le sue possibilità: e ci sono apparenti ”stravaganze” che sono accettabili per la sua personalità. Celentano, secondo me, ha capito che può far tutto, e poiché è furbo come Bertoldo, ne approfitta; e vedrete che prima o poi, in una di quelle pause diventate ormai memorabili, farà come il famoso villano: la riverenza agli augusti sovrani del potere e alla devota corte, alla rovescia. Anche nelle corti più severe ai giullari era concesso un largo margine; talvolta potevano dire perfino la verità. Leggo che Adriano ha il consenso de ”l’Unità”: ”Ambientalista, dc, antisindacalista”, cattolico ma ”estraneo all’ortodossia” e, addirittura, ”si salva con l’ironia dal baratro reazionario”. E prevedendo i possibili discorsi, il sempre interessante quotidiano si impegna senza limiti: ”Noi”, dice, ”difendiamo il suo diritto a dire stronzate”. Generosi». [17]

Del Noce e i suoi amici non hanno capito che Celentano lavora per loro. Gramellini: «Più luttazzi e santori appaiono in video, più si risveglia l’acidità di stomaco antiprodiana degli elettori di Berlusconi che, delusi dal rendimento del governo, meditano di disertare le urne. E, insieme all’acidità, l’impulso di rivotare il centrodestra turandosi il naso». [4] Annunziata: «Una delle grandi lezioni moderne di comunicazione c’è stata data da un film che è ormai culto: Fahrenheit 9/11, di Michael Moore. Uscito nel corso della campagna delle presidenziali americane, è un film strepitoso, in cui gli elettori democratici (americani e non) rispecchiarono la loro frustrazione. Il film accese un caso politico, fu guardato da milioni di persone, venne attaccato dalla destra, è divenuto simbolo internazionale della libertà di stampa: dopodiché le elezioni furono vinte da Bush». [18] Michele Santoro: «Moore ha fatto un ottimo lavoro come regista e la sua battaglia come autore l’ha vinta. Certo non ha vinto quella di cittadino, ma non è colpa sua se Bush ha vinto, la colpa va cercata nel lavoro, sbagliato, di comunicazione che ha fatto la squadra di Kerry». [19]

In Italia abbiamo avuto lezioni simili. Annunziata: «Per le elezioni del 2001 la sinistra si dedicò alla lotta contro il conflitto di interessi del leader del centro-destra possessore di Tv rovesciando contro di lui la stessa Tv. Utilizzandone gli stilemi resi popolari dalla sua Tv commerciale ma cambiandone i contenuti: entrarono così in gioco comici, attori, cantanti e giornalisti che alla fine presero il posto - nel nome del loro appeal presso le larghe masse - degli stessi politici. Inutile ricordare che Berlusconi vinse». [18] Santoro: «Non si fa qualcosa per utilità, ma per esprimersi, altrimenti ritorniamo di filato all’intellettuale organico! Mi fanno ridere questi riformisti a parole - leninisti nei fatti - che vorrebbero dare la colpa a me, alla Guzzanti o a Biagi per aver perso le elezioni. Ma la vogliamo dire una cosa una volta per tutte? Se eravamo così utili alla causa avversa, perché allora Berlusconi ci ha cacciato? Le elezioni la sinistra le ha perse perché non ha saputo interpetare i bisogni reali dei cittadini». [19]

Si dice: Celentano è un sismografo. Berselli: «Registra i terremoti e si adegua. Adesso i segnali bradisismici dicono che si prepara uno smottamento formidabile da destra a sinistra: l’anima di Celentano gode con un sentimento squisito: una rivoluzione! finalmente! [...] E se l’Indiano scorge all’orizzonte la fuga della destra, che altro può fare se non salutarli, sgolandosi, ”ciao ragazzi, ciao”?». [14] Feltri: «A sinistra pare cominciata la pianificazione dei palinsesti di dopodomani. Il pretesto per cominciare a metter giù qualche paletto è stato ”Libera stampa in libero Stato”, un dibattito con Paolo Flores d’Arcais, direttore del periodico MicroMega, Marco Travaglio e la Guzzanti. ”C’era un clima da linciaggio”, ha detto poi Sandro Curzi. Il presidente della Rai, Claudio Petruccioli, non s’è fatto vedere: ”Non mi piacciono i processi sommari”. ”Clima da inquisizione”, ha confermato Giovanni Floris». [1]