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 2005  ottobre 07 Venerdì calendario

Dalla chimica a latte e merendine tutti i colpi del grande risanatore. La Repubblica 07/10/2005. Milano

Dalla chimica a latte e merendine tutti i colpi del grande risanatore. La Repubblica 07/10/2005. Milano. Enrico Bondi, 71 anni, risanatore della Parmalat, che in due anni ha portato dal fallimento alla ri-quotazione in Borsa, è certamente il manager più silenzioso della scena finanziaria italiana. Da buon toscano (è nato e mantiene casa a Arezzo), sarebbe anche uomo di battute («Ho perso peso a furia di star seduto»), ma se le concede solo in privato. Manager riservato, ma anche un po´ bizzarro. Laureato in chimica, sostiene di essere appunto un chimico e di sapere poco di economia. Invece è vero probabilmente il contrario, e infatti alla fine hanno passato a lui i casi più complicati di dissesti aziendali e spesso la chimica non c´entrava proprio niente. In realtà, Bondi nei suoi anni giovanili fa il chimico, si occupa di ricerca prima in Montedison e poi in alcune aziende della Snia, ma si parla di lavori post-laurea. Ed è alla Snia dove viene scoperto da Cesare Romiti (a sua volta ex-Snia), e spedito a fare il manager in alcune aziende chimiche del gruppo. A un certo punto approda anche alla Giardini del gruppo Fiat. La sua leggenda di risanatore, di uomo-miracolo per aziende che sembrano perse per sempre, comincia però un po´ più tardi, nel 1993. E questa volta è Cuccia in persona che lo sceglie e lo manda in trincea. Il problema sul tappeto è di quelli grossi: si tratta del gruppo Montedison dopo il dissesto dell´impero Ferruzzi. Trenta mila miliardi di lire di debiti e una quantità indescrivibile di cose da sistemare. Bondi è di quelli che arrivano in ufficio alla sette della mattina, quando gli altri ancora dormono, e quindi gode di un certo vantaggio. Si mette al lavoro. Di fatto (lui che si proclama un chimico) cancella la chimica e trasforma la Montedison in un gruppo energetico (il secondo dopo l´Enel, sia pure a una certa distanza, come dimensioni). E il lavoro di restyling riesce così bene che quando in giro se ne accorgono comincia una guerra lunga parecchi mesi per arrivare al controllo della stessa Montedison. Dopo la Montedison va in Telecom. Qui Marco Tronchetti Provera è appena arrivato al posto di Roberto Colaninno e, naturalmente, ha bisogno di dare un´inquadrata ai conti. Bondi si china sulle carte, fa le somme, divide, moltiplica e dopo un annetto lascia, d´accordo con Tronchetti. I conti, adesso, sono a posto e la navigazione può cominciare. Dalla Telecom passa alla Sai-Premafin di Salvatore Ligresti. Anche lì, grandi affari e un po´ di confusione. Il "chimico" arriva, saluta e si mette a far di conto. Dal gruppo Ligresti, dovrebbe fare un salto addirittura in Fiat, dove lo ha chiamato Umberto Agnelli per risanare il gruppo, travolto dai debiti e dalla crisi industriale. Per Bondi si tratta di una sorta di super-promozione: da ricercatore chimico di Castellanza alla testa del maggior gruppo industriale italiano. Ma le cose non andranno così. Le banche, grandi creditrici di Fiat, si oppongono al suo arrivo a Torino, più che altro, forse, perché vogliono far capire a Umberto che non può più decidere tutto da solo. In conclusione, comunque siano andate le cose, Bondi non va a risanare il gruppo torinese. Sono invece le stesse grandi banche che si fanno in quattro per convincerlo a andare a Collecchio (dopo un breve passaggio a Brescia, presso il gruppo Lucchini), quando scoppia lo scandalo Parmalat. Uno scandalo di cui non si capisce niente e che appare avvolto in una ragnatela fittissima di conti falsi, di società off-shore e di banche estere compiacenti. Bondi va a Collecchio, ma nessuno crede che possa veramente combinare qualcosa. L´azienda è stata iper-gonfiata, i conti sono stati falsificati con le stampanti laser e con il più volgare bianchetto delle dattilografe, tutti mentono e comunque l´impressione generale è che non ci sia più niente da salvare. A Bondi, dicono, questa volta non resterà che prendere in mano una scopa e pulire il pavimento. Il "chimico", però, è un toscano testardo. Si chiude in ufficio, sistema un po´ i conti, passa le carte alla magistratura. E parte in guerra contro le banche (italiane e straniere) che hanno aiutato Calisto Tanzi e gli altri a mettere in piedi il colossale imbroglio. Di nuovo si prende del matto e del visionario. Come si fa a andare contro certi colossi americani? Bondi ci va. E persino la magistratura americana e la Sec (la potente Consob d´oltre Oceano) gli danno ragione. Alla fine, Bondi vince ancora una volta. Ci ha messo due anni, ma la Parmalat è tornata in Borsa. Ha i conti a posto, ha un nuovo management, va abbastanza bene. E in piazza Affari, il primo giorno di ri-quotazione, sembrava che di azioni Parmalat non ce ne fossero mai abbastanza. Adesso si va a casa? No. Si dice che lui vorrebbe fermarsi alla Parmalat e riposarsi un po´. Ma in alto stanno già pensando di mandarlo all´Alitalia o in qualche altro posto impossibile, dalle sette di mattina alla dieci di sera. Giuseppe Turani