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 2005  ottobre 11 Martedì calendario

Afeltra, lupo di redazione con l’amore dell’elzeviro. Il Sole 24 Ore 11/10/2005. Tra le tante immagini che illustrano il suo libro più famoso, "Corriere primo amore" (Bompiani 1984) di due andava specialmente fiero

Afeltra, lupo di redazione con l’amore dell’elzeviro. Il Sole 24 Ore 11/10/2005. Tra le tante immagini che illustrano il suo libro più famoso, "Corriere primo amore" (Bompiani 1984) di due andava specialmente fiero. In una si vede un giovane Afeltra compunto, impettito, l’"Avanti" nella tasca della giacca, al tavolo della redazione, mentre ascolta il discorso di Ferruccio Parri: sono i giorni della liberazione, nella primavera del 1945, e Gaetano si è prontamente schierato con le forze della neonata democrazia, dando un contributo non secondario alla rinascita del "Nuovo Corriere". L’altra lo ritrae sorridente, tra Indro Montanelli e Mario Missiroli: quasi una raffigurazione plastica del ruolo che gli era più congeniale, quello del mediatore, dell’eminenza grigia, del trait d’union tra direzione e grandi inviati. Con Gaetano Afeltra (che si è spento domenica a Milano, a 90 anni; i funerali si svolgeranno oggi) se ne va uno degli ultimi testimoni di un’età mitica del giornalismo italiano, quella dei Montanelli, degli Orio Vergani, dei Buzzati, dei Monelli e dei Piovene. Una stagione di cui era diventato, nel corso degli anni, lo storico più accreditato, e di cui amava rievocare, in quella sua parlata meridionale (era nato ad Amalfi l’11 marzo del 1915), colorita e irrefrenabile, i fasti e le bravate, gli scoop, i rituali e le solennità della terza pagina, le notti bianche in compagnia dei colleghi nei locali di Milano. E soprattutto l’inconfondibile "stile Corriere": a forma - come ha scritto - che era anche sostanza". r esempio il silenzio dominava in via Solferino, rotto dai cicalini diversi che chiamavano i fattorini. Nessuno, nemmeno in piena estate, si sarebbe fatto vedere in giro senza giacca; nessuno si faceva servire bibite o caffn redazione Solo Mottola (il potente redattore capo) teneva sul suo tavolo una bottiglia di Fiuggi". Nel racconto di Afeltra il rriere" anni Cinquanta, più che a un giornale somiglia a un castello kafkiano, a un convento di clausura governato con metodi cardinalizi da uomini spesso troppo collusi con l’establishment. Il rriere" come fortezza Bastiani del buzzatiano serto dei Tartari". Ma anche come tempio venerato di uno stile giornalistico per molti aspetti unico in Italia. Quello stile a cui Gaetano si manterrà fedele fino all’ultimo, sempre impeccabile quando veniva a consegnare i suoi pezzi al giornale, in un mondo e in una professione che nel frattempo si erano allontanati milioni di chilometri, nel bene e nel male, da quell’archetipo originario. Negli ultimi anni di vita di Montanelli, Afeltra era diventato un suo compagno inseparabile. Li si vedeva spesso, a tavola insieme, al ristorante "da Elio" di via Fatebenefratelli. Adesso che si sono ricongiunti, ci auguriamo, su qualche cirro a metà strada tra Amalfi e Fucecchio, avranno tempo di rievocare i tempi eroici del loro sodalizio. Era stato lui, Gaetanino, allora giovane redattore di via Solferino, a suggerire a Indro quella galleria di "Incontri" che poi sarebbe diventata una delle rubriche più popolari del rriere". ccome si tratta di persone vive - gli aveva detto - per parlarne con spregiudicatezza ci vuole una certa dose d’incoscienza, che a tua unica virtù. Insomma, ci vuole un matto". Nessuna battuta meglio di questa compendia il rapporto di complicità umana e professionale tra Afeltra e Montanelli. L’uno uomo di macchina instancabile, sprizzante curiosità e inventiva, l’altro inviato avventuroso e virtuoso della penna. Quando, in età più avanzata, tornato al suo "Corriere" dopo aver diretto il "Giorno" (dal 1972 all’80) Gaetano si ritagliò un ruolo di elzevirista raffinato, molti furono colti di sorpresa. Tra gli scrittori, qualcuno si ingelosì nel vedere il recinto sacrale della terza pagina profanato da un vecchio lupo di redazione, che deliziava il pubblico con le sue cartoline amalfitane e i suoi ritratti di grandi giornalisti del passato. Ricordo, nel corridoio di via Solferino, Mario Soldati agitare il suo bastone, sarcastico: "E adesso, cosa gli daranno ad Afeltra? Il Nobel per la letteratura?". Il Nobel no, ma la simpatia dei lettori, certamente sì: quello è stato il premio più meritato di Gaetano Afeltra, giornalista, 1915-2005. Intanto ieri il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha ricordato Afeltra come "uno dei grandi giornalisti italiani degli ultimi sessant’anni", che "lascia una traccia incancellabile". Riccardo Chiaberge