La Stampa 04/10/2005, pag.7 Daniela Daniele, 4 ottobre 2005
Barry si contagiò da solo. La Stampa 04/10/2005. Roma. Dino Vaira, professore associato di Gastroenterologia al Sant’Orsola di Bologna, conosce bene Barry Marshall
Barry si contagiò da solo. La Stampa 04/10/2005. Roma. Dino Vaira, professore associato di Gastroenterologia al Sant’Orsola di Bologna, conosce bene Barry Marshall. «Ho lavorato con lui e ho seguito passo dopo passo la sua splendida avventura, dal 1987 al 1995», ricorda. Conosce anche Robin Warren? «Sì. E posso anche dire che la prima intuizione l’ebbe proprio lui, che ha un carattere più schivo del suo collega, timido, non vola. Ma fu lui a convincere Marshall a fare la sua tesi sperimentale sul batterio che può provocare l’ulcera. Nell’86, Marshall andò al congresso mondiale di gastroenterologia a San Paolo del Brasile e disse che l’ulcera era una malattia infettiva. Furono fischi e lanci di ortaggi. Oggi ha ricevuto il Nobel». Come dimostrò le sue teorie e quelle di Warren? «Ripropose quello che aveva fatto Koch per la tubercolosi: prima si sottopose a una gastroscopia per dimostrare che era sano. Poi bevve un intruglio di helicobacter, circa 200 milioni. Si ammalò. Infine si autocurò con antibiotici e guarì». A che punto è la ricerca nazionale in questo campo? «Senza ombra di dubbio l’Italia è tra i primi cinque Paesi nel mondo come capacità di ricerca. Il centro di Siena, tanto per citare un esempio, fu quello che individuò il ceppo cattivo dell’helicobacter (ce n’è anche uno buono che non fa danni), già 10 anni fa». E a Bologna che studi avete condotto? «Abbiamo scoperto qual è il ruolo dell’helicobacter in coloro che non hanno sintomi. Abbiamo preso mille volontari e li abbiamo tenuti sotto controllo per 10 anni, dal 1990 al 2000: metà di questi sono stati trattati con placebo e l’altra metà con un farmaco attivo. In doppio cieco, ovvero senza che i volontari sapessero che cosa assumevano e senza che il medico sapesse che cosa somministrava. Il lavoro, pubblicato giorni fa sulla rivista scientifica inglese ”Gut”, ha dimostrato che dopo 10 anni il 35% di coloro che avevano preso il placebo aveva sviluppato l’ulcera e l’helicobacter aveva dato danni allo stomaco di tipo precanceroso. Mentre chi aveva assunto il farmaco attivo non aveva avuto alcun problema». Studi epidemiologici? «Sì. Abbiamo visto, per esempio, che non abbiamo alcun tipo di incidenza maggiore in chi mangia carne piuttosto che pesce o altro. Ma sappiamo, per esempio, che nelle comunità chiuse c’è una diffusione del batterio esponenziale. Io stesso ho fatto una ricerca nella comunità di San Patrignano e ho visto che c’era un’incidenza di helicobacter molto alta, come quella dell’America Latina». Altre scoperte? «Il mese prossimo, sarà pubblicata una nostra ricerca che ha dimostrato come per il test del respiro possa essere sufficiente una dose molto più bassa di urea marcata per ottenere la sicurezza nella diagnosi. Il test del respiro costerà meno». Stress e alimentazione sono importanti per l’ulcera? «No. Ma incidono per il 40% dei casi nella gastrite». Ed è più facile che chi soffre di gastrite si ammali di ulcera? «Senza dubbio. La gastrite è un primo passo verso l’ulcera. Anche se non tutti quelli che hanno una gastrite avranno poi un’ulcera, come non tutti quelli che hanno un’ulcera svilupperanno un cancro». Daniela Daniele