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 2005  ottobre 10 Lunedì calendario

VALZANIA Sergio

VALZANIA Sergio Firenze 2 aprile 1951. Giornalista. Vicedirettore di Radio Rai. Ex demitiano, già considerato di area «Udc-Follini» prima della rottura tra Follini e l’Udc • «[...] direttore di Radio Due e di Radio Tre. [...] “Io sono un democristiano che non rinnega la propria continuità democristiana. Ma rivendico anche la continuità professionale. Ho lavorato con Guglielmi, sinistra, e con Francia, destra”. Giuliano Ferrara lo definisce “funzionario Rai che ha convissuto con tutti i regimi”. “Ha ragione. [...] Sono nato a Firenze dove s’è insinuato in me il germe del boy scout. Ho fatto il boy scout fino a quando sono entrato in Rai [...] la collezione di soldatini. E la passione per la Formula 1 e le automobiline. Ancora quando avevo 20 anni ho fatto con gli amici una gara di venti giri con le macchinine che cominciò la mattina e finì a notte fonda, sul pavimento, la schiena spezzata in due. Poi la fantascienza. La storia. Le guerre. [...] saprei descrivere la battaglia di Canne minuto per minuto [...] Mi bocciavano un anno sì e uno no [...] Memoria corta e lingua lunga. Una miscela esplosiva per la scuola di allora [...] Jacqueline Kennedy. L’ho amata molto [...] Sono sempre stato un moderato, sinistra di base. Fin quando c’è stata la sinistra di base [...] Quando si giocava a calcio i democristiani stavano con Lotta Continua, quelli del Manifesto stavano con Potere Operaio [...] Io ho vissuto il ’67 e il ’69, perché il ’68 era l’anno che dovevo fare tre anni in uno e non c’avevo tempo per cazzate [...] Ho vinto un concorso, quello per far partire la Terza Rete [...] L’Italia è un Paese di famiglie. Tutti erano raccomandati. Però poi la distribuzione sociologica era tale per cui c’erano tutti [...] Il concorso aveva un grosso sbarramento sullo scritto. Se non sapevi scrivere, ti massacravano. Poi fra quelli che superavano lo scritto, chiaramente, le raccomandazioni esistevano [...] Ero raccomandato poco, ma lo ero. Nella sede di Firenze i giornalisti li assunsero per chiamata e i programmisti per concorso. Per cui i giornalisti erano raccomandati molto e noi un po’. Ma i giornalisti, nella sede di Firenze, erano già tutti democristiani. Quindi andò bene ai socialisti. Uno che fu assunto come giornalista socialista in quel periodo fu Sandro Vannucci, che era all’università con me. Uno come me, democristiano, era meglio facesse il concorso da programmista. Capito? [...] Follini? Mi fu presentato, qui in Rai. Mi dissero: ‘Perché non parli con lui?’ Era il tempo del consiglio di amministrazione telefonico, come lo definì Craxi. Il 643111. Sei Dc, quattro Pci, 3 Psi, uno Pli, uno Psdi,uno Pri. Erano consiglieri che a volte duravano per tantissimo tempo, per cui curavano addirittura la carriera delle persone. All’interno di questo rapporto ho fatto amicizia con Follini. Parliamo spesso della Rai e immagino che quando qualcuno gli chiede ‘Secondo te in Rai c’è uno bravo?’, lui risponda: ‘Forse, Valzania’. Ogni tanto ci si vede, si chiacchiera un po’ [...] Un dirigente fa parte di una sorta di ordine religioso, ne accetta le regole, ne rispetta il cerimoniale. Il che non significa che sei raccomandato dalla testa ai piedi, significa che accetti un certo tipo di funzione della Rai nella società [...] Io sono molto medioevale. Ci sono fedeltà personali che sono anche fedeltà intellettuali. [...] Ai diktat non obbedisco mai [...] I dirigenti sono più seri. La Rai la fanno i dirigenti, non i giornalisti[...] Quando in Rai è uscita la notizia che io dovessi diventare vicedirettore generale per quindici giorni erano tutti a mia disposizione. [...]”» (Claudio Sabelli Fioretti, “Sette” n. 47/2002).