10 ottobre 2005
Tags : Elena. Baturina
Baturina Elena
• Nata a Mosca (Russia) l’8 marzo 1963. Imprenditore. «Bella non è. ”Ma diavolo, che donna!”, dice di lei uno dei suoi più stretti collaboratori al numero 5 di Nikitsky Pereulok, sede dell’Inteko, una delle aziende più attive di Russia nel settore edile. Il suo ufficio è all’ultimo piano, rigorosamente con vista. Ma lei non arriva prima delle undici perché ama svegliarsi tardi. ”Quando lavora però non la ferma nessuno”. Classe 1963, nata sotto il segno dei Pesci, Elena Baturina non è soltanto la moglie del potente sindaco di Mosca Jury Luzhkov. anche la donna più ricca di tutta la Russia, con un patrimonio stimato dalla rivista economica ”Forbes” in quasi un miliardo e mezzo di dollari. Che non vengono spesi in creme di bellezza o altre sciocchezze ”da donnicciole”, ma solo per fare altri soldi, e poi altri, e altri ancora. I giornalisti russi parlano di lei con un misto di sarcasmo e timore, soprattutto da quando il suo ufficio stampa ha avviato uno stretto controllo sulle foto da pubblicare e le dichiarazioni da rilasciare. [...] Via dunque le foto che la ritraggono con un infelice caschetto biondo a fianco del marito mentre si trovano di fronte a un’enorme oca ripiena, probabilmente durante un pranzo di gala. O quelle in cui sembra una casalinga occhialuta dall’incedere pesante ricoperta da una blusa a fiori. Adesso il taglio di capelli è sfilato dalle sapienti mani di un parrucchiere esperto, e la montatura delle lenti si è fatta trasparente, quasi invisibile. Sorriso e mano appoggiata sul mento, abiti scuri di taglio essenziale ma comodo - perché nel frattempo non è che sia dimagrita - e l’espressione rassicurante della serie: ”Non sono cattiva, è che mi disegnano così”. Una volta però fece piangere una commessa che non era stata abbastanza sollecita nel servirla, e a Mosca la ricordano anche per quel suo vizio di rastrellare i negozi al centro senza pagare, e senza lasciare l’indirizzo per mandare il conto a casa. I suoi genitori erano due operai della Frezer, una fabbrica alla periferia di Mosca che produceva punte metalliche per trapani. Anche lei ha cominciato lì, ma la sera studiava gestione economica in un istituto superiore per corrispondenza. ”Non mi hanno lasciato nessuna eredità - ha detto una volta - ma mi hanno insegnato ad amare il lavoro”. Non quello in fabbrica, però, che Elena ha abbandonato appena possibile ”soprattutto perché non sopportavo di svegliarmi così presto”. Con la perestroika e la confusione che ne è seguita, la giovane Baturina si è lanciata nel piccolo commercio: ha cominciato con le scopette dei gabinetti, poi è passata al settore delle sedie in plastica e infine ha trovato la sua strada nel rutilante mondo del mattone. Niente di tutto questo le sarebbe tuttavia stato possibile senza l’incontro, nel 1991, con Jury Luzhkov, allora rampante funzionario nel municipio di Mosca. Lei aveva 26 anni, lui era quasi trent’anni più vecchio e vedovo da poco. ”Non ho esitato un momento a sposarlo” [...] Valerij Drannikov, ex funzionario del Comitato delle Cooperative di Mosca, ricorda che Lenochka si distingueva già all’epoca, se non per bellezza, per tenacia e determinazione: ”Sono sicuro che avrebbe fatto fortuna anche senza sposare il sindaco, forse ci avrebbe messo un po’ di più, ma ce l’avrebbe fatta lo stesso”. Il primo aiuto dunque le è venuto dal municipio di Mosca - Luzhkov è diventato sindaco nel giugno 1992 - ma in quanti sarebbero riusciti a trasformare un appalto per le scopette dei gabinetti in un impero che conta oggi 15 mila stipendiati e immobili di valore in tutta l’area della capitale? ”Se veramente fosse così facile diventare ricchi solo perché si è ’la moglie di’, allora tutte le first lady del mondo dovrebbero essere più ricche di me”, osserva Elena. Con questa scusa non si è fatta nessun problema ad aggiudicarsi praticamente tutti i grandi appalti banditi dal Comune di Mosca, dalle ottantamila sedie in plastica per lo stadio sportivo Luzhniki ai prestigiosi terreni edificabili sulle colline di Lenin. E ad estendere il privilegio di avere un marito sindaco ad altri membri della famiglia: fratello, sorella, cognata e due cugini sono infatti tra gli azionisti della società edile Inteko, e intestatari di diverse società controllate direttamente da Elena. La sua ricchezza ha cominciato a dare fastidio a qualcuno nel 1999, quando i servizi segreti la mettono sotto inchiesta per riciclaggio di denaro all’estero tramite una banca che in parte controllava. Ma appena il sindaco ha mostrato una maggiore compiacenza nei confronti dell’allora presidente Boris Eltsin, l’inchiesta è stata archiviata. Da allora Elena Baturina ha imparato un’altra cosa: che con la politica bisogna starci attenti. ”La politica è una cosa virtuale, io invece sono una persona che guarda alle cose concrete”, dice oggi. [...] ha acquistato 100 mila ettari nella regione di Belgorod - Sud-Ovest della Russia, al confine con l’Ucraina - con l’intenzione di avviarvi una serie di colture intensive: ”Mi vergogno dello stato in cui versa oggi l’agricoltura russa - ha dichiarato in occasione dell’acquisto - e sono convinta che con adeguate tecnologie e una manodopera motivata il settore possa rivelarsi un ottimo business”. Quando vuole una cosa per lo più la ottiene. Come quella volta in cui non trovava una scuola adatta alle sue due figlie [...] e allora ha pensato di farne costruirne una. ”Sono molto orgogliosa di aver fondato quel liceo - dice -. Gli studenti possono accedere a un insegnamento personalizzato, in cui accanto alle materie classiche ci sono corsi di arte e religione”. Non tutti però, visto che la retta è di duemila euro al mese, più o meno quanto guadagna un russo medio in un intero anno. Ama andare a cavallo, preferisce affittare yacht quando le servono piuttosto che comprarne uno, detesta che la paragonino a un uomo: ” solo un modo misogino per sminuirmi, per rifiutarsi di ammettere che anche una donna, in Russia, può fare le stesse cose di un oligarca”. Suo marito non le ha mai negato il proprio sostegno: ”Non ha certo bisogno del mio aiuto o della mia protezione - ha detto [...] - una testa quadrata, è nata con un cervello da uomo”. Ops...» (Francesca Sforza, ”La Stampa” 10/10/2005).