Varie, 10 ottobre 2005
Tags : Marjane Satrapi
SATRAPI Marjane Rasht (Iran) 22 novembre 1969. Autrice di fumetti. Nata sulle rive del Mar Caspio, ha ereditato da madre e nonno, attivisti politici, la passione per l’attualità e l’impegno politico
SATRAPI Marjane Rasht (Iran) 22 novembre 1969. Autrice di fumetti. Nata sulle rive del Mar Caspio, ha ereditato da madre e nonno, attivisti politici, la passione per l’attualità e l’impegno politico. Dopo l’infanzia a Teheran, ha dovuto lasciare il suo Paese per sfuggire al clima oppressivo instaurato dal nuovo regime. Trascorsi quattro anni in Europa, nel 1988 rientra in Iran e si iscrive alla facoltà di Belle Arti, diplomandosi con un progetto per un parco d’attrazione dedicato agli eroi e soprattutto alle eroine della mitologia iraniana. Le sue idee politiche, però, non le consentono di vivere serenamente in un sempre più opprimente Iran, per cui, nel 1994 emigra definitivamente a Parigi. qui che incontra il disegnatore David B., che la introduce al mondo delle bande dessinée e le suggerisce di raccontare le sue vicende iraniane sotto forma di fumetto. Nasce così Persepolis, grande successo sia in Francia che nel resto d’Europa. Nel 2003 Marjane ha pubblicato Broderies (Taglia e cuci), nominato per la categoria di ”Miglior album” al Festival di Angoulême 2004, premio che vince nel 2005 con il suo terzo albo Poulet aux prunes • «[...] la protagonista più nota della ”nouvelle vague” del disegno francese. Dopo aver studiato Belle arti a Tehran e a Strasburgo, ha raggiunto il successo con Persepolis, un romanzo a fumetti che racconta la recente storia dell’Iran attraverso gli occhi di una bambina di nome Marjane. [...] In Pollo alle prugne [...] racconta la storia di un musicista che sacrifica tutto per l’arte, perfino gli affetti familiari. [...] ”[...] Io resto convinta che l’artista sia essenzialmente un narcisista. Con una differenza rispetto ai tanti egoisti che non fanno niente. Gli artisti sono almeno degli egoisti buoni, e anche utili in un certo senso. [...] Quello che desidero intensamente è che il giorno in cui non ci sarò più tutti i miei romanzi a fumetti, tutte le mie opere vengano riunite in un corpo solo. Di modo che si potrà dire: ’Ha raccontato una grande saga familiare’. Vicino a noi ci sono così tante storie che davvero non c’è bisogno di guardare altrove. E io ho una grande famiglia, che adoro, con moltissime storie ancora da raccontare. Poi, come sempre, è il talento del narratore a far diventare straordinaria una vicenda che a un primo guardo potrebbe apparire banale. Prendo come esempio un film: Ladri di biciclette. una storia molto semplice che racconta come un uomo sia costretto a rubare una bicicletta per poter lavorare e attraverso questo piccolo aneddoto riesce a rendere il dramma sociale che ha toccato l’Italia nel dopoguerra. [...] io penso di non aver mai composto un’opera autobiografica. Persepolis, ad esempio, non lo è. A mio avviso un’autobiografia consiste principalmente nel fare i conti con gli altri attraverso un libro. E io non sto certamente cercando di risolvere i miei problemi scrivendo. Sto invece cercando di spiegare il mondo che mi circonda, il che è chiaramente molto diverso. [...] Persepolis copre un periodo storico ben preciso che va dal 1979 al 1994 (la caduta dello scià, l’arrivo al potere dei mullah, la guerra tra Iran e Iraq, il volontario esilio di Marjane e poi il suo ritorno a Tehran, ndr.). Un periodo in cui la mia vita personale è stata sconvolta da eventi politici e non tanto perché io mi sono interessata alla politica ma perché la politica si è interessata a me, e più in generale alla popolazione del mio paese. Per fortuna c’è anche altro che mi interessa nella vita, come l’amore o gli aspetti comici, buffi della vita. vero, molti mi hanno chiesto come mai ho voluto raccontare la storia dell’Iran. Ebbene l’ho fatto perché i giornalisti hanno svolto e ancora svolgono un pessimo lavoro. In questo senso è stato un lavoro pedagogico. C’è una totale disinformazione non solo sul passato ma anche sul presente dell’Iran. [...] Una storia può viaggiare da un paese all’altro e continuare a dire la stessa cosa. E questo insegna che se si ha davvero voglia di comunicare è possibile farlo. Fare questo è ancora più semplice con la poesia perché la sua struttura è più indefinita, è più aleatoria, ad esempio rispetto al romanzo. [...] Il disegno è funzionale alla storia che racconto. Fa parte della narrazione e allo stesso tempo è un tutt’uno con essa. Confesso che la mia ricerca estetica è da sempre rivolta verso la sobrietà, e questo piega in parte la mia predilezione per il bianco e nero. C’è una profonda disomogeneità dei commenti sul suo tratto. [...] ”Un segno naif, capace di spontaneità”. ”Spontaneo... perché no? Ingenuo lo è stato per molto tempo, adesso lo è molto meno”. ”Linee incerte e volutamente infantili”... ”No, incerte proprio no. Le linee al contrario sono molto sicure. E sull’infantilismo [...] rispondo che da bambina non mi era certo permesso di disegnare”. ”Un bianco e nero disperatamente manicheo”... ”Oddio no, assolutamente no, non c’è nulla di disperato nel mio stile”. [...] La questione delle donne è sempre stata centrale nel suo lavoro. Come Azar Nafisi o Shirin Ebadi anche lei ha spesso affermato che per quanto riguarda l’Iran il cambiamento della condizione femminile è ormai irreversibile... ”Ovviamente. Io vengo da un paese in cui si pensa che la donna valga la metà dell’uomo, ma anche nel quale ogni giorno le donne combattono per i loro diritti. C’è però un altro fattore, che io considero fondamentale: in Iran più del 60% degli studenti sono donne, e dunque l’evoluzione è chiaramente inarrestabile. E aggiungo che l’avvenire si farà con uomini e donne, tutti insieme. Credo tuttavia che ci sia un nemico più pericoloso di altri, che è anche il principale ostacolo per l’avvento di una democrazia: ed è il patriarcato. Per ottenere pari diritti è necessario disfarsi della cultura e del sistema patriarcale, predominante in Iran. Eppure anche qui si possono notare le prime crepe. In questo tipo di famiglia il ruolo della donna è fondamentale. lei che alleva i figli. lei che inculca loro i valori grazie ai quali saranno in grado di confrontarsi con l’eterno. Per questo motivo la donna ha il potere di far scomparire la cultura maschilista dalla società iraniana. [...] Non si può parlare di Iran e allo stesso tempo pensare attraverso schemi o parametri occidentali. [...]”» (Sebastiano Triulzi, ”il manifesto” 8/10/2005).