varie, 10 ottobre 2005
FAVINO
FAVINO Pierfrancesco Roma 24 agosto 1969. Attore • «[...] «Accademia, teatro, tv. [...] cinema. Un percorso di crescita graduale. Più che la faccia o il corpo, è importante il lavoro. Cerco la semplicità che ammiro nei grandi [...]» (Paolo D’Agostini, ”la Repubblica” 8/10/2005). «[...] Girai Amico mio, una serie tv sui medici (1993). Fu allora che qualcuno cominciò a riconoscermi per strada, e che mi resi conto del meccanismo televisivo: sei tu che decidi di entrare in casa della gente, quindi è giusto che la gente della tua immagine faccia quello che gli pare, Questo non era in sintonia con quello che desideravo. [...] Oggi c’è una generazione di interpreti come non se ne vedeva dagli anni ”60. Se riuscissimo a organizzare il nostro talento come fanno gli americani avremmo prodotti migliori dei loro, perché siamo più colti ed elastici [...] Ho girato un film negli Stati Uniti con la Cucinotta, Brooke Shields e Chevy Chase (Rent-a-husband). Mi sono reso conto che quel che serviva nel mio ruolo era un po’ di fascini latino. Non è la caratteristica su cui punto, ma certo che se una donna dice: ”Questo fa sangue”, mi fa piacere [...]» (’GQ” aprile 2003). «[...] ha una faccia simpatica. ”Le donne? Ma mi vede? Non sono un bello. Secondo me mi notano solo quando mi metto gli occhiali da sole”. [...] interprete di tanto cinema d’autore (Romanzo criminale, El Alamein, Da zero a dieci, Amatemi, L’ultimo bacio), fa il grande salto come protagonista nella fiction [...] Bartali - l’intramontabile di Alberto Negrin [...] che ricostruisce la storia umana e sportiva del rivale storico di Fausto Coppi. Favino ha pedalato (’più di cinquemila chilometri e sono sopravvissuto”), ha studiato i filmati, letto articoli e rivisto materiale d’archivio. Poi ha seguito il consiglio del suo mito, Sergio Castellitto (’Se mi chiedono: ”Da grande chi vorresti diventare?’, rispondo: Castellitto”) [...] ”Di leggere tutto e dimenticare tutto: di portare sullo schermo il ”mio’ Bartali [...] Un uomo concreto. Tenace. Se dovessi scegliere dieci facce per rappresentare l’Italia, una sarebbe quella di Bartali. Non solo per il ciclismo, ma per ciò che ha rappresentato. Dietro la sua faccia c’è un Paese che, da rurale, faticosamente s’affaccia alla realtà industriale. La sua è una di quelle facce che hai dentro e non sai perché. Una faccia indimenticabile [...] Non ho voluto controfigure. Ho percorso oltre cinquemila chilometri, mi ha allenato Luigi Bielli. Mica su quelle biciclette ultraleggere di oggi, su una bici pesante, dell’epoca, come quella di Bartali. Ho capito cosa si pensa in sella, quando non ce la fai. Ma non c’è nulla di eroico. Se mi avessero detto ”devi fare uno schermitore’ avrei imparato a tirare di scherma” [...] Ha sempre pensato di fare l’attore? ”Fin da ragazzino. Dopo il liceo mi sono iscritto all´Accademia d’arte drammatica. Era l’unica cosa che volevo fare nella vita [...] Gianni Amelio, con cui ho girato Le chiavi di casa. Intelligenza pura. Se mi chiedesse di tornare sul set con lui anche solo per portare i caffè, ci andrei [...] Non sono snob. La fiction è importante, so che guardando Bartali tanta gente davanti alla tv magari non mi avrà visto al cinema. Penso che un attore debba mettersi in gioco, e poi la tv ha saputo raccontare storie belle come questa, Montalbano o La meglio gioventù [...]”» (Silvia Fumarola, ”la Repubblica” 20/3/2006).