Stefano Zaino, ཿla Repubblica 9/10/2005;, 9 ottobre 2005
«Avevo tra i piedi Moreno, un brasiliano. Era il ’91, mancavano due gare alla fine e dovevo dare a tutti i costi una macchina a Schumacher, altrimenti avrei perso l’occasione di bloccarlo con un triennale
«Avevo tra i piedi Moreno, un brasiliano. Era il ’91, mancavano due gare alla fine e dovevo dare a tutti i costi una macchina a Schumacher, altrimenti avrei perso l’occasione di bloccarlo con un triennale. Incontrai Moreno all’aeroporto di Nizza, gli dissi: ti do 300 mila dollari, se fai finta di esserti rotto una gamba e rinunci a correre. Lui mi rispose: devo parlarne con mia moglie. A quel punto lo mandai a quel paese e lo feci fuori con un certificato medico. La sua replica fu farmi causa e lì mi difesi con un colpo di genio: mi ricordavo di essermi sbagliato con il suo contratto, scritto a mano, e di aver parlato solo di telaio. Così dissi al giudice: qui ci sono tre telai, è vero, gliene ho promesso uno, se vuole può mettersi il casco e vederci dentro la gara, ma il motore non glielo do. Furono costretti a darmi ragione: dissequestrarono il mio garage e Schumacher poté correre. Non fu però l’unico intoppo: Senna se l’era legata al dito perché avevo licenziato un brasiliano, in squadra avevo Piquet che minacciò uno sciopero. Allora diedi una tuta a Zanardi e gli dissi: cammina davanti al box, fatti vedere. Piquet mi chiese: chi è quello lì? Quello che gareggia al tuo posto. Il suo sciopero cessò immediatamente» (Briatore).