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 2005  ottobre 08 Sabato calendario

Il punto di partenza è questo. Dai primi mesi del 2005 un’assicurazione italiana, l’Unipol, e una banca spagnola di Bìlbao, la Bbva, entrambe azioniste della Banca Nazionale del Lavoro, si contendono il controllo di quest’ultima

Il punto di partenza è questo. Dai primi mesi del 2005 un’assicurazione italiana, l’Unipol, e una banca spagnola di Bìlbao, la Bbva, entrambe azioniste della Banca Nazionale del Lavoro, si contendono il controllo di quest’ultima. Il 18 marzo la Bbva lancia un’ops (offerta di pubblico scambio) e il 16 maggio Unipol annuncia di voler lanciare un’opa (offerta di pubblico acquisto). Già si sa che l’Unipol parte avvantaggiata sul concorrente straniero, perché ha ottimi rapporti con il principale partito italiano di opposizione, e prossimamente di governo: i Democratici di sinistra. Quel che ancora non si sa, ma emergerà a fine luglio dalle intercettazioni telefoniche disposte dalla procura di Milano che indaga su altre due scalate - Antonveneta e Rizzoli-Corriere della Sera - è che, nei giorni cruciali della scalata Unipol, l’amministratore delegato dell’Unipol Giovanni Consorte è in costante contatto con i vertici dei Ds: il segretario Piero Fassino, il presidente Massimo D’Alema, e parla al telefono anche con il tesoriere Ugo Sposetti, il deputato dalemiano Nicola Latorre, il sindaco.di Roma Walter Veltroni, il pre sidente della Regione Lazio Piero Marrazzo. E, soprattutto, che anche l’arbitro della partita, il governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio e soprattutto il suo fido capo della Vigilanza Francesco Frasca (poi indagato) si sentono spesso con Consorte e con i suoi alleati, parteggiando apertamente per loro. Esempio: Fok della Banca centrale all’ops degli spagnoli arriva dopo un mese, quello per l’opa di Unipol in tre giorni, e dopo che Unipol ha rastrellato senza pubbliche offerte ingenti pacchetti di azioni. Tam’è che il 14 luglio i conunissari europei alla Concorrenza e al mercato interno chiedono formalmente spiegazioni a Bankitalia sulla sua posizione a proposito delle due scalate bancarie. Come spiegano Fassino, DAlema, Sposetti, Latorre, Veltroni, Marrazzo e Fazio quei contatti che gettano una pesante ombra di "impar condicio" per i due contendenti della Bnl? Fazío non li spiega nel dettaglio, limitandosi a difendere in generale il suo operato dinanzi al Cicr (Comitato interministeriale per il credito e il risparmio) e rivendicando la sua politica dirigista e protezionista che mira a garantire l’italianità delle banche nazionali contro gli assalti degli "stranieri". Veltroni parla di normali colloqui per conoscere i possibili destini di un’importante banca che ha sede a Roma. Marrazzo e Latorre, a quel che risulta dai giornali, non dicono nulla. Così come Sposetti, il tesoriere Ds. Follini e Tremonti - anch’essi tirati in ballo indirettamente dalle telefonate intercettate - smentiscono di aver mai parlato con Consorte, Boselli smentisce di aver parlato con lui di Unipol. Fassino e D’Alema invece, in numerose interviste e dichiarazioni, confermano le telefonate con Consorte per "uno scambio di informazioni" (Fassino) e per "un’amicizia trentennale" (D’Alema); e si schierano apertamente dalla parte di Unipol, sostenendo che è naturale che i Ds parteggino per quella compagnia, diretta emanazione delle cooperative rosse, da sempre vicinissime al partito. E respingono le critiche a Unipol, considerandole altrettanti attacchi ai Ds. Fassino dice di non aver nulla da nascondere, clúede anzi che le sue telefonate con Consorte - coperte da omissis per il divieto di utilizzare intercettazioni anche indirette in cui compaia la voce di un parlamentare - vengano pubblicate integralmente. E denuncia "un’aggressione contro i Ds e la sinistra", "un’operazione chiara per delegittimare i Ds, colpirne la forza, metterne in discussione il ruolo. [ ... ] Un’aggressione che viene da più fronti, da settori del mondo economico e finanziario, da settori del mondo giornalistico. [ ... ] ]~ spiacevole che abbiano dato il loro contributo anche alcuni esponenti del centro-sinístra [allusione alle critiche di Prodi, Parisi, Rutelli, Di Pietro, Mastella, Bertinotti, Folena, Occhetto sulla "questione morale"]. [ ... ] Un gioco pericoloso e irresponsabile: essendo i Ds la principale forza del, centro- sinistra, colpirne la credibilità, l’autorevolez za e la consistenza significa segare il ramo su cui l’intera alleanza è seduta". Quanto a Unipol, "non vogliamo intrometterci nella vita delle aziende e delle imprese cooperative, che rispondono ai loro organi societari e alle logiche del mercato... Ma siamo una forza di sinistra, abbiamo il dovere di garantire che le imprese cooperative abbiano gli stessi diritti e le stesse opportunità degli altri. Il movimento cooperativo non è figlio di un Dio minore. E lavicenda Unipol dice esattamente questo. Quello che si contesta è la possibilità dell’Unipol di investire in una banca. [ ... ] E se lo fa si alza un’enorme bagarre. Questo denuncio. E denuncio un rovesciamento della situazione: si accusano i Ds di sovrapporsi all’Unipol. t vero il contrario. Chi attacca l’Unipol lo fa perché [l’Unipol] è di sinistra: così la butta in politica. E si dice: se Unipol è troppo forte è troppo forte la sinistra. Respingo tutto questo. Respingo anche la campagna sulle intercettazioni telefoniche". Poi rivendica le sue telefonate a Consorte: "Certo che l’ho fatto. Di fronte a una vicenda di tale importanza è naturale che io mi informassi su come procedevano le cose. [ ... ] Piero Fassino non si è migerito in niente. Spero che i testi delle telefonate vengano resi pubblici, in modo che tutti possano constatare che si tratta di conversazioni puramente informative e che non c’è nient’altro che uno scambio di opinioni. E naturale, aggiungo, che il segretario di uno dei principali partiti italiani interloquisca con gli esponenti più rappresentativi del mondo economico e finanziario. lo parlo normalmente con Montezemolo, De Benedetti, Tronchetti Provera e altri capitani di industria. E in questi mesi mi è capitato di parlare spesso con Abete [presidente della Bnl] e Della Valle [membro dei patti di sindacato che attualmente controllano Bnl e Rcs] sulla questione Bnl. Non credo che sia motivo di scandalo o sorpresa. [ ... ] lo resto comunque fedele alla lezione che ci ha lasciato Enrico Berlinguer. La politica deve scorrere nel letto dell’etica e per quello che mi riguarda e riguarda i Ds, è sempre stato così. [ ... ] Spetta ai Ds battersi contro ogni forma di discriminazione garantendo che l’Unipol possa operare nelle stesse condizioni e con le stesse opportunità che sono offerte a qualsiasi altra impresa. Niente di più ma neanche niente di meno" (Piero Fassino, l’Unità, 13-8-2005). Quanto a D’Alema, denuncia subito una " campagna razzista contro Unipol" (la RepubbUca, 21- 7-2005). Poi, prima di partire per la crociera estiva a bordo di Ikarus, smaschera sul Sole-24 Ore una presun.ta "campagna politica e giornalistica che risponde a certi interessi" e a "certi salotti" contro i Ds e l’Unipol e ribadisce che i Ds "non favoriscono nessuno" (Il Sole-24 Ore, 5-8-2005). A settembre, appena sceso dalla barca, rivela il contenuto delle sue telefonate con Consorte: "Siamo amici da 25 anni, non è reato, ci siamo sentiti per dirci dove saremmo andati in vacanza" e aggiunge che le coop sono "quasi una riserva di etica protestante" (Corriere della Sera, 3-92005). Senonché Consorte afferma che, più che di ferie, "con D’Alema parliamo di questioni politiche, legislative, finanziarie" (Comere della Sera, 8-9-2005). E Francesco Cossiga aggiunge: "Dopo aver parlato con Fazio, favorevole all’opa Unipol, l’ho comunicato a Cónsorte e a D’Alema. Attendo con ansia la pubblicazione delle mie telefonate a entrambi" (la Repubblica, 24-9-2001). Fin qui i fatti e le dichiarazioni in sintesi. Ora, fermo restando che nessun reato è stato da nessuno ipotizzato a carico di Fassino e degli altri leader Ds, e fermo restando che - almeno fino a prova contraria - non è in discussione nemmeno la loro onorabilità e moralità personale, a questo punto sono -leciti alcuni interrogativi. 1) E alto e nobile il richiamo di Fassino alla "lezione che ci ha lasciato Enrico Berlinguer". Lo stesso Fassmio, pero , prima nel suo libro Perpassìone e poi nel congresso dei Ds dello scorso febbraio, si era richiamato pure alla lezione di Bettino Craxi, che essendo morto in latitanza dopo aver collezionato due condanne definitive a dieci anni di reclusione e altrettante provvisorie a vent’anni di carcere, aveva della questione morale tutt’altra opinione, o quantomeno prassi. Berlinguer l’aveva capito fin da subito, ben prima dell’esplodere di Tangentopoli: già alla fine degli anni Settanta, quando Craxi era asceso alla segreteria del Psi, aveva confidato ai suoi collaboratori: "Una banda di gangster si è impossessata del Partito socialista". Come la mettiamo? Non è troppo comodo appellarsi, a seconda del momento, alla presunta "modernità" di Craxi e alla sicura moralità di Berlinguer? 2) Nessuno si scandalizza dei colloqui fra un segretario di partito e i capitani d’industria, tanto più se appartengono a società così vicine al suo partito. Ma un conto è parlare con costoro in tempi normali, un conto è tenersi in continuo contatto con uno di questi nei giorni cruciali di una scalata o di un’opa. E un conto è parlare con gli amministratori della Fiat, della Telecom, della Tods, un altro è parlare con quelli. di un’impresa che ha rapporti con il proprio partito, situazione non proprio normale per una Torza politica. In un momento così delicato, e in una condizione così particolare, non sarebbe stato, più trasparente - per la politica e per il mercato - fissare con Consorte un incontro ufficiale, informandone così l’opinione pubblica e dunque gli elettori e gli operatori finanziari? 3) Ha notato Arturo Parisi, "l’ispirazione mutualistica che sta alla base dell’esperienza cooperativa non può essere trasportata in una conduzione e su una scala diversa, non ci si può trasformare in raider di Borsa con l’aiuto del fisco" (Corriere della Sera, 4-8-2005). Ora, se è giusto battersi perché Unipol e le coop non subiscano "discriminazioni" da "figlie di un Dio minore", non è altrettanto giusto porsi il problema dei benefici fiscali che esse, per la loro parti colare natura, ricevono dallo Stato italiano e che rischiano, almeno sul mercato bancario, di fame delle "figlie di un Dio maggiore"? 4) Non bastava il segretario dei Ds per avere dal patron di Unipol quel comprensibile "scanibio di informazioni" di cui parla Fassino? E allora che c’entrano D’Alema, Latorre e il tesoriere Sposetti? Non si parlano, fra loro, questi signori? Non era il caso che a prendere informazioni da Consorte in quel momento così delicato fosse uno solo, l’uomo istituzionalmente deputato, cioè il segretario del partito? 5) Giovanni Consorte, per scalare più tranquillamente una banca che è il quadruplo della sua compagnia, ha dovuto coprirsi le spalle in tutte le direzioni. Compreso il governo. Emergono, dalle telefonate, contatti con Gianni Letta e anche col presidente del Consiglio Berlusconi. ~ lui stesso a confidarlo, tutto gongolante all’amico Gnutti: "Tu sai che il governo ci ha dato una mano e sai come ragiono io, la riconoscenza va data al punto giusto". ~ sicuro Fassino che questa Unipol, di questo Consorte, che fa questi discorsi a proposito di questo governo, sia ancora l’espressione cristallina del grande movimento cooperativo della sinistra, e non si sia già trasformata in qualcosa di molto diverso? 6) Occhio ai compagni di strada. La scalata di Unipol a Bnl è inestricabilmente intrecciata con altre due, parallele ma non troppo visto che s’incontrano spesso: quella della Banca Popolare di Lodi (Gianpiero Fiorani) alla banca Antonveneta e quella dell’immobiliarista ciociaro Stefano Ricucci alla Res. Consorte, insieme a Ennio Doris (socio di Silvio Berlusconi nella Mediolanum) e a Emilio Gnutti, finanzia Fiorani nell’assalto all’Antonveneta. Fiorani a sua volta presta 4 milioni a Consorte a tassi agevolati per l’assalto alla Bnl. A incoraggiare il legame fra il dalemiano Consorte e il berlusconiano Doris è stato proprio "Chicco" Gnutti, il raider bresciano salito alla ribalta insieme a Roberto Colaninno nel ’98 con la scalata alla Telecom,,benedetta dall’allora governo D’Alema (entusiasta per i due "capitani coraggiosi"). Consorte e Gnutti sono alleati sin dai tempi di Telecom, quando Consorte finanziò l’opa dei "capitani coraggiosi": entrambi sono azionisti del Monte dei Paschi di Siena. E Consorte è pure socio e vicepresidente della finanziaria di Gnutti, la Hopa, di cui è azionista anche la Fininvest. Piccolo particolare: Gnutti, a una recente cena elettorale di Berlusconi, ha staccato al Cavaliere un assegno di 5 mila euro (tant’è che, in una telefonata, Consorte rivela che la cosa ha disturbato Fassino, ma lui ora "ordinerà" a Gnutti di non farlo più). Ancora: come già la scalata di Colanirmo & C. alla Telecom, anche le scalate ad Antonveneta, Res e Bnl sono finanziate dalla Deutsche Bank, la banca rappresentata in Italia da un altro amico intimo di D’Alema: Vincenzo De Bustis, il banchiere passato in pochi anni da amn-únistra tore della Banca 121 (ex Banca del Salento, l’istituto ora sotto processo per aver rovinato centinaia di risparmiatori con spericolati prodotti finanziari denominati My way e Four you) al vertice del Monte dei Paschi di Siena (banca molto vicina ai Ds) e di li nel 2003, dopo aver ampiamente scontentato i banchieri rossi senesi, alla poltrona di amministratore della Deutsche Bank per gli affari italiani. Nel 2001 De Bustis fu anche uno dei registi del comitato per l’elezione di D’Alema a Gallipoli, e alla fine festeggiò con lui la vittoria in piazza. Ora, con la Deutsche, finanzia Fiorani (400 milioni di euro), Consorte (acquistando il 5 per cento di Bnl, valore 400 miliardi di euro) e persino Ricucci (una linea di credito di almeno 350 milioni di euro). Ma viene dato in uscita anche dalla banca tedesca. E si dice che Consorte sia pronto a sistemarlo al vertice della Bnl, non appena l’avrà incamerata, mentre Ricucci dovrebbe entrare nel nuovo consiglio d’amministrazione. Inoltre l’Unipol, prima di lanciare l’opa, ha acquistato i pacchetti di azioni Bnl (27,5 per cento) in possesso ai "contropattisti", cioè al costruttore Francesco Gaetano Caltagirone e agli immobiliaristi Coppola, Statuto e Ricucci, garantendo a quest’ultimo cospicue plusvalenze da spendere nella scalata al Corríere della Sera. Poi Unipol ha finanziato Ricucci con altri 210 milioni di euro. Di fronte a questo spaventoso viluppo di interessi non soltanto finanziari, ma anche politici, il maggiore partito della sinistra italiana non ha proprio nulla da dire? Davvero si può parlare di libero mercato e libera concorrenza al riparo da interferenze politiche, o c’è qualcos’altro da aggiungere? 7) Chicco Gnutti è stato condannato nel 2002 per insider trading dal tribunale di Brescia, tant’è che il Montepaschi ha dovuto sospenderlo dalla carica di vicepresidente per sospetta "indegnità". D’Alema, dal canto suo, l’ha appassionatamente difeso: "E che cos’ha che non va Gnutti? l~ socio anche di Olimpia [la finanziaria che controlla Telecom] e nessuno ha mai detto niente " (Il Sole24 Ore, 5-8-2005). Anche Gnutti è "una riserva dì etica protestante " ? 8) Consorte, insieme all’amico Gnutti, ha un processo in corso a Milano per insider trading: una storia di obbligazioni Unipol comprate e rivendute in modo sospetto, per cui la Consob ha chiesto di costituirsi parte civile contro i due. Consorte, a proposito della sua veste di imputato per un così grave reato finanziario, ha alzato le spalle: "D’altra parte, quanti imprenditori hanno avuto guai anche più seri con la giustizia? ". Poi ha difeso Fazio elogiandone "la coerenza" e dicendo no persino a una riforma della Banca d’Italia perché "è inopportuno arrivare a una riforma sull’onda di uno scandalo determinato dall’uso strumentale delle inchieste giudiziarie" (Corríere della Sera, 8-9-2005). Nemmeno su queste paro le i suoi amici ai vertici del Botteghino hanno niente da dire? Anche Consorte è una "riserva di etica protestante"? 9) In una quindicina di telefonate intercettate, Consorte parla ripetutamente - proprio nei giorni cruciali della scalata - con il giudice milanese Francesco Castellano (celebre per aver concesso le attenuanti generiche e la prescrizione a Berlusconi nel processo Sme), che sembra rassicurarlo sul buon esito delle indagini romane a proposito dell’affare Bnl. Commento di D’Alema: "Non c’è nessuna notizia di reato" (Corriere della Sera, 30-7-2005). Possibile che su questi rapporti, diciamo così, disinvolti di Consorte i Ds non abbiano nient’altro da dire? V0~ 1n1eTvùs-iato dal Sole-24 Ore prima deUo bea-nùa~o aCU,_ intercettazioni telefoniche a proposito degli immobiliaristi e degli speculatori alleati di Consorte, Fassino ebbe a dichiarare che, a suo avviso, "è tanto nobile costruire automobili o essere concessionario di telefonia, quanto operare nel mondo finanziario o iminobiliare" (7-7-2005). In pratica, sostenne che non c’è differenza fra un industriale che produce beni e posti di lavoro e un raider che fa soldi speculando sul denaro. Il tutto, negli stessi giorni in cui sia lui sia D’Alema difendevano Ricucci dai critici "con la puzza sotto il naso" (12-7-2005) e ribadivano che è una sciocchezza separare i produttori dagli speculatori. Poi, intervistato soltanto cinque giorni dopo da Repubblica, Fassino ingranò la retromarcia: "Non ho mai detto che l’attività degli immobiliaristi ha lo stesso valore di quella industriale". Quindi non solo fece marcia indietro, ma sostenne addirittura di non aver mai detto le cose che gli attribuiva la prima intervista, peraltro mai smentita. Intanto, Luca di Montezemolo scavalcava a sinistra sia D’Alema sia Fassino, accusando i raider e gl’immobiliaristi di "non aver mai prodotto neppure un bottone in vita loro". Qual è dunque il Fassino e il D’Alema pensiero su. questa questione tutt’altro che secondaria, soprattutto per un leader di sinistra? E perché tanta esitazione nel chiedere a Ricucci e agli altri immobiliaristi risposte chiare sulla provenienza delle loro misteriose quanto improvvise fortune? 11) 1 magistrati di Milano ipotizzano un "concerto" sospetto, precedente all’opa, non solo da parte di Fiorani per Antonveneta, ma anche di Consorte (peraltro non indagato) e i suoi alleati contropattisti per BnI, per un rastrellamento di azioni sottobanco prima del lancio della pubblica offerta. Non sarebbe stata opportuna una maggiore prudenza, da parte dei dirigenti Ds, in attesa della conclusione delle indagini della magistratura? 12) Per giorni e giorni, dopo l’uscita delle devastanti intercettazioni sulla smaccata parzialità del governatore di Bankitalia, ivertici Ds hanno taciuto su Fazio per - Fassino dixit - "non indebolire l’istituzione Banca d’Italia" (Corriere della Sera, 28-7-2005). Poi, il l’ agosto, hann ’ o mandato in avanscoperta il povero Vannino Chiti, coordinatore della segreteria, ad "auspicare" prudentemen- te le dimissioni del governatore. Una posizione talmente imbaraz- zante da indurre Enrico Morando, membro dell’ala "liberal" del partito, a invocare una precisa richiesta di dimissioni da parte del- la segreteria (Corriere della Sera, 1-8-2005). Quando ormai tutti chiedevano a Fazio di andarsene, i vertici del partito si sono uniti al coro, ma con mille distinguo e retromarce. Ancora il 5 agosto Nicola Latorre - lo stesso dalemiano che telefonava a Consorte - dichiarava che "chiedere le dimissioni è destabilizzante" e invita- va a "non mettere nello stesso calderone Antonveneta e Bnl", visto che "la vicenda Unipol-Bnl sta andando a gonfie vele" (Corriere della Sera, 5-8-2005). Yegli stessi giorni Vincenzo Visco frenava di brutto: "Dimissioni? E una decisione che Fazio deve valutare a livello personale. In ogni caso vanno considerati i riflessi negativi di un atto di tale gravità sulla credibilità del paese. Bisognerebbe che tutti si muovessero con più riserbo ed equilibrio in questo mo- mento. [ ... ] Evidentemente Fazio ritiene questi comportamenti non solo legittimi, ma anche non disdicevoli. Al momento io non vedo illeciti in senso stretto. [ ... ] Il mio partito ha detto fin troppo: spetta al governo revocare il mandato, se intende farlo, non all’op- posizione. [ ... ] Non c’è stata una richiesta di dimissioni da parte dei Ds. [ ... ] La cosa migliore sarebbe un’autoriforma della Banca d’Italia ... " (Corriere della Sera, 4-8-2005). Poi, proprio alla vigi- lia dell’ok di Bankitalia all’opa di Unipol sulla BnI, Pierluigi Ber- sani incredibilmente dichiarava: "Per Fazio andarsene in queste condizioni sarebbe come cedere a una confusa canca" (Ansa, 7-9- 2005). E l’indomani i Ds siopponevano alla mozione di indirizzo bipartisan proposta da Rutelli in parlamento per chiedere a Fazio di andarsene. Davvero la preoccupazione per il buon esito della scalata Unipol alla Bnl non ha influenzato le posizioni e le oscilla- zioni dei Ds sulla condotta di Fazio? E non si era detto che un po- litico non solo deve essere trasparente, ma deve pure sembrarlo? Davvero Fassino pensa che Enrico Berlinguer si sarebbe compor- tato allo stesso modo? 1 13) Appena uscite le intercettazioni sy Fazio&C., il capogruppo alla Camera Luciano Violante denunèia-"il rischio di un nuovo giustiziaIismo",,,(Mnítà, 2-8-2005). Il senatore Ds Guido Calvi, appena Berlusconi annuncia una legge ant ’ intercettazioni,, rilascia un’intervista al Giornale per aprire al governo sulla proposta di segretare le telefonate sui giornali (Il Giornale, 8-8-2005). E lo stesso Fassino denuncia il "voyeurismo mediatico" e invoca "una normativa più adeguata" sulle intercettazioni, ritenendo che in Italia siano troppe (La Stampa, 8-8-2005). Poi, a metà agosto, escono sui giornali le telefonate tra Consorte e Fassino, D’Alema & C. Che cosadevono pensare gli elettori dei Ds di questa singolare concatenazione di eventi9 14) Parlando al telefono con Emilio Gnutti l’8 luglio 2005, Stefano Bellaveglia, vicepresidente di Montepaschi e rappresentante della banca senese presso Hopa di Gnutti, si lamenta dell’orientamento emerso dal vertice della sua banca di abbandonare Consorte nella scalata alla Bnl: "IL un’operazione che iwavrei voluto far fare al Monte, ma non ci sono riuscito. lo sto con D’Alema e Fassino, ma bisogna tener conto del fatto che qui c’è il comune, la provincia e l’azionista [la Fondazione Montepaschi] che non la pensano allo stesso modo". Sarà un lapsus, ma il banchiere, per dire di essere dalla parte di Consorte, dice: "Sto con D’Alema e Fassino". A riprova del fatto che anche negli ambienti finanziari piii vicini ai Ds la linea del partito e le scelte dell’Unipol tendono a sovrapporsi. Del resto, la risposta di D’Alema e Fassino, che vedono in ogni critica all’Unipol un attacco ai Ds, alimentano questa identificazione, questa consustanziazione fra la compagnia delle coop e il Botteghino. Come dar torto allora alla vigorosa denuncia di Arturo Parisi, che parla di "conflitto d’interessi" nei Ds e pone la "questione mo~ rale" anche su Unipol (Corríere della Sera, 4-8- 2005)? Possibile che, nel paese del macroscopico conflitto d’interessi berlusconiano, l’opposizione che non l’ha mai voluto risolvere pensi di rispondere affiancandogli un conflitto d’interessi medio-piccolo? Guido Rossi parla da tempo di "conflitto d’interessi epidenúco". Parisi mette in guardia dal rischio di "essere contagiati tutti dal conflitto d’interessi di Berlusconi". Come allontanare il sospetto che ciascuno, all’ombra di quello mostruoso del Cavaliere, si costruisca un conflitto d’interessi tutto suo? Come non paventare, nella patria del partito-azienda, la nascita a sinistra di un partito-assicurazione e prossimamente di un partito- assicurazione-banca? 15) Molti esponenti storici della sinistra italiana - estranei ai giochi di partito e di corrente - hanno avuto molto di che obiettare sul merito dell’operazione Unipol-Bnl e della sua gestione da parte dei Ds. Vittorio Foa, significativamente, ha commentato: "Sono iscritto ai Ds, non a Unipol, è chiaro? " (Corríere della Sera, 18-9-2005). Giuliano Amato ha detto che è tutto "un ínguacchio, cont-titti quei soldi le coop potevano fare tante altre cose molto pi~ utili. E giusto rifornire di munizioni quei "rentiers" li, i Ricucci, che poi magari le sparano nelle direzioni più pericolose?" (Il Sole-24 Ore, 12-8~2005). La Cgil ha ufficialmente dissentito dalla scalata, temendo per le sorti del movimento cooperativo nel malaugurato caso in cui l’opa fallisse: un rischio altissimo, se si pensa che il topolino Unipol (che capitalizza circa 2,5 miliardi di euro) tenta di mangiarsi l’elefante Bnl (che di miliardi ne capitalizza almeno 8) e per farlo dovrà rastrellare la bellezza di 5 mi liardi. Gli stessi timori ha espresso Savino Pezzotta, segretario della Cisl. E per lo stesso motivo, pare, i banchieri rossi del Montepaschi, ritenendo rischiosa l’operazione Bnl, hanno abbandonato Consorte. Il giurista Guido Rossi, già presidente della Consob, già senatore indipendente nelle liste del Pci, ha teorizzato che le cooperative non possono giuridicamente impossessarsi di una banca: "Non penso che possano entrare sul mercato finanziario con la stessa legittimità delle Spa. Sono soggetti mutualistici e non di profitto. Non possono darsi strutture tipo holding e non sono scalabili. Insomma devono fare le coop e non comprare banche" (Corríere della Sera, 22-9-2005). Inoltre, secondo Rossi, l’Unipol per prendersi Bnl dovrebbe cambiare statuto, nel qual caso gli azionisti potrebbero chiedere il diritto di recesso, rendendo così l’opa più onerosa. Franco Bassanini domanda se "l’Unipol ha i mezzi per non indebitarsi troppo" nell’operazione Bnl, poi invoca la "separazione tra politica e affari" e ammonisce i Ds a non imbarcarsi in un nuovo affare Telecom, "una vicenda molto attuale", perché allora il governo D’Alema ebbe "una simpatia, una neutralità benevola verso l’opa della "razza padana"", senza curarsi del fatto che, al fianco di Colaninno, "c’erano dei raider - Gnutti e soci - che puntavano solo ai capital gain e sul più bello lasciarono Colaninno col sedere per terra"; e oggi "chi sono i compagni di strada dell’Unipol? Uno di loro è Gnutti, che lasciò per strada Colaninno ... " (La Stampa, 92-8-2005). Paolo Sylos Labini, il più insigne economista italiano, ha invitato Fassino a "lasciar perdere le scalate e a concentrarsi sugli obiettivi per cui è stato eletto: sviluppo del reddito e dell’occupazione, tutela dei lavoratori precari, riforma e rafforzamento dello Stato sociale, lotta all’evasione fiscale" (Il Sole-24 Ore, 18-8-2005). Mario Pirani teme che "lo smottamento ideale che ha condotto una parte dei Ds a incappare in questa inutile avventura, risieda in una concezione del potere come conquista di posizioni fine a se stessa, in una specie di wargame fra contendenti interscambiabili. [ ... ] Si finisce così per rivestire il riformismo del centro-sinistra con panni che non lo contraddistinguono dal centro- destra, se non per le nefandezze commesse da Berlusconi" (la Repubblica, 17-8-2005). Eugenio Scalfari esprime "sconcerto per le molte, troppe telefonate nei giorni caldi dell’operazione Bnl tra Consorte, Fassino, Sposetti e compagni" (la Repubblíca, 14-8-2005). Claudio Rinaldi rimprovera a Fassino l’"incauto appoggio" all’Unipol e soprattutto l’eccesso di autodifesa che l’ha portato a "invischiarsi in una fitta trama di goffe giustificazioni. Una caduta di stile, ma anche una importante, grave questione politica" (L’Espresso, 19-8-2005). Edmondo Berselli invita i vertici della Quercia a non lasciare "spazio ai rapporti preferenziali" e a non usare "l’affinità politica come un patrimonio da giocare nelle relazioni econo"che" (la Repubblica, 13-8-2005). Barbara Spinelli parla addirittura di "singolare metamorfosi" dei dirigenti dell’ex Pci, che hanno "perso il loro primato etico" tanto sbandierato in passato, ansiosi come sembrano di "mostrarsi uguali a tanti altri, spregiudicati come tanti altri, condiscendenti come tanti altri, su punti essenziali: sul rapporto fra giustizia e politica, fra politica e affari, fra politica e informazione" (La Stampa, 14-8-2005). Foa, Sylos Labini, Amato, Cgil e Cisl, Rossi, Bassanini, Berselli, Pirani, Rinaldi, Spinelli e Scalfari: tutti razzisti, tutti maccartisti, tutti congiurati del complotto planetario contro i Ds cioè contro l’Unipol, ovvero contro l’Unipol cioè contro i Ds? 16) Nel "Codice del buon governo dei membri e degli alti funzionari dell’amministrazione generale dello Stato" approvato nel 2004 in Spagna dal governo Zapatero, si legge fra l’altro che i pubblici ainmú-ìistratori "si asterranno da ogni tipo di affari o di attività finanziarie passibili di compromettere la loro obiettività e imparzialità" e "si asterranno da tutte le attività private o di interesse che possano comportare un rischio di insorgenza di conflitto d’interesse con l’incarico pubblico". Nei "Sette principi della vita pubblica" fissati in Gran Bretagna dall’apposita Commissione sugli standard di comporta-mento degli uomini pubblici, si legge fra l’altro: "I detentori di cariche pubbliche non devono mettersi nella condizione di essere debitori di alcunché, denaro o altro, nei confronti di soggetti od organizzazioni esterne che potrebbero cercare di esercitare la loro influenza nell’esplicazione delle attività inerenti alla carica". No comment.