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 2005  ottobre 06 Giovedì calendario

Le sorprese che capitano a chi legge i cartoni del latte. Corriere della Sera Magazine 06/10/2005. Un lettore che si firma «vivimik» (starà per Viviano?) se la prende perché nel «cammeo» del numero scorso ho scritto che Kafka è un po’ morto

Le sorprese che capitano a chi legge i cartoni del latte. Corriere della Sera Magazine 06/10/2005. Un lettore che si firma «vivimik» (starà per Viviano?) se la prende perché nel «cammeo» del numero scorso ho scritto che Kafka è un po’ morto. Scrive Vivimik: «Volevo comunicarle che, a mio modesto avviso, il Kafka morto del cimitero di Praga è molto più vivo e vitale di molte cosiddette novità librarie che languono sugli scaffali... Ma non voglio fare il tifoso da Bar Sport. Del resto, di questi tempi, è apprezzabile anche chi si legge i cartoni del latte». Caro Vivimik, i morti sono sempre stati più vivi dei vivi e questo è uno dei grandi misteri della vita (o della morte), ma questa rubrica continua ad avere come ragione sociale quella di parlare delle novità che escono in libreria perché i vivi hanno qualche diritto (tra cui quello di scrivere libri e magari di leggerli). E, ad esempio, in Caos calmo di Sandro Veronesi (lo so, chiedo perdono, è una novità libraria), ci sono molte pagine (bellissime) sulla questione dei vivi e dei morti, sulla loro coabitazione. In un’altra novità libraria (lo so, sono imperdonabile), Follie di Brooklyn di Paul Auster, romanzo che abbiamo lodato la volta scorsa (e anche questa), a un certo punto si parla di Kafka. Uno dei personaggi di Auster, Tom, dice che è il suo scrittore preferito («Almeno nel Novecento»). E poi racconta un episodio della vita di Kafka. Eccolo. l’ultimo anno della vita dello scrittore. Franz si è innamorato di Dora Diamant, quasi ventenne (lui ne ha il doppio), i due sono a Berlino. Ogni pomeriggio passeggiano nel parco. Un giorno incontrano una bambina che piange disperata perché ha perso la sua bambola. Kafka le dice che è solo andata a fare un giro. Lui lo sa perché la bambola le ha scritto una lettera. La bambina vuole vedere la lettera e Kafka le promette di portargliela il giorno dopo. Tornato a casa Kafka scrive la lettera, con l’impegno, racconta Dora Diamant, con cui scriveva i suoi capolavori. L’indomani nel parco Kafka legge la lettera alla bambina: la bambola ha deciso di vedere come va il mondo ma scriverà ogni giorno alla bambina per mette giorno Kafka scrive una lettera alla bambina del parco. E lo fa per tre settimane. Bisogna pensare che è l’autunno del 1923 e che Kafka morirà la primavera successiva. Lasciamo la parola a Auster: «Uno degli scrittori più geniali che siano mai vissuti ha sacrificato il suo tempo... un tempo sempre più scarso e prezioso... per comporre le lettere immaginarie di una bambola smarrita. Secondo la testimonianza di Dora scriveva ogni frase con una cura maniacale del dettaglio, e la sua prosa era precisa, spiritosa e avvincente. In parole povere, era la prosa di Kafka». Nelle lettere Kafka racconta le avventure della bambola (la scuola, le amicizie). Nell’ultima lettera il colpo di genio: la bambola annuncia il suo matrimonio e descrive la festa di fidanzamento, le nozze. La bambina ascolta incantata, rasserenata. Io ho i brividi. Vede, Vivimik, che succede a leggere i cartoni del latte, i libri nuovi? Antonio D’Orrico