Varie, 7 ottobre 2005
PIERANGELINI
PIERANGELINI Fulvio Roma 11 maggio 1953. Chef. Noto per il ristorante Gambero rosso di San Vincenzo (adesso chiuso). Grande rivale di Vissani • «I cronisti li hanno ribattezzati Coppi e Bartali. Al posto della bicicletta e della borraccia, pentole di rame e fruste. Ma lui, al paragone, non ci sta. ”Io non inseguo nessuno, e tanto meno Vissani e soprattutto non partecipo a gare”. E dire che di strada in salita, lo chef Fulvio Pierangelini da San Vincenzo, ne ha fatta prima di rasentare la perfezione dei 20 ventesimi della Guida dell’Espresso. E prima di ritrovarsi gomito a gomito con la superstar Gianfranco Vissani. Era il 1977 quando debuttò ai fornelli con uno strano ristorante ”che faceva anche discoteca”. Nessuno, allora, avrebbe immaginato che la sua ”passatina di ceci con gamberi” avrebbe trasformato San Vincenzo in una piccola Positano. Turisti col pallino dell’enogastronomia, pronti a pazientare giorni pur di gustare le sue specialità. [...] ”[...] non siamo amici, ma neppure rivali. Io e Vissani ci incontriamo due volte l’anno in occasioni ufficiali [...] altrimenti ognuno va per la propria strada. Basta guardare come lavoriamo per capire che siamo molto diversi [...] Peccato che io negli ultimi quindici anni non abbia mai abbandonato, nemmeno per un giorno, la cucina del mio ristorante. Vissani ha scelto un’altra vita, sempre sotto i riflettori. Poi ha pure accettato, e non per colpa sua, il ruolo di chef-macchietta. E dire che in via Teulada, sede storica della Rai, c’ero nato io”. [...] è finito a fare il cuoco a San Vincenzo dopo una laurea in Scienze Politiche? ”Cucinare è un’esperienza intellettuale. Ed è la mia vita. Ma lo ammetto, anche se sembro un tipo schivo avrei voluto fare l’attore. Ho scelto di fare il cuoco perché mi emoziona. E finché non cambiano le emozioni non cambio i menu [...] Io non ho rivali né modelli. Ho solo un obiettivo: continuare a fare il cuoco [...]”» (Emanuela Minucci, ”La Stampa” 7/10/2005). « [...] il Cellini della cucina contemporanea, il più artista fra i cuochi italiani [...] Pierangelini si prende così com’è, tutto intero, imporzionabile, il genio assieme alla sregolatezza, comprese le urla in cucina. [...] ama le lodi e non le domande, è forse l’unico grande cuoco che non ha mai ingombrato le librerie con un volume di ricette, Dio gliene renda merito. Leggendo la bella agiografia che Raffaella Prandi gli ha dedicato veniamo a conoscere un mucchio di dettagli rivelatori, gli studi di filosofia, l’autodidattica, l’interesse per lo scrittore norvegese Knut Hamsun. Ma neanche una riga su come fare la passatina, tanto semplice in apparenza e tanto difficile da replicare a casa. Leggenda vuole che qualcuno, di là in cucina, passi la giornata a sbucciare ceci. La verità non la sapremo mai, Pierangelini è un autarchico, non ha una vera brigata di cucina, si fa aiutare (il meno possibile) da pochissime persone del posto, non si avvale di quei giovani professionisti vagabondi che appena cambiano posto di lavoro vanno a spifferare i segreti del datore precedente. [...] Il mutismo pierangeliniano non è solo caratteriale, il mistero difende la bellezza, se del sandwich spigoloso sapessimo il dietro le quinte lo spettacolo della sua bontà ci apparirebbe meno straordinario. [...]» (Camillo Langone, ”Il Foglio” 17/3/2006).