Panorama 06/10/2005, pag.345 Adriano Sofri, 6 ottobre 2005
Montalbano in fuga dalla torta. Panorama 06/10/2005. Mi è tornata in mente la canzone di Georges Brassens Marquise
Montalbano in fuga dalla torta. Panorama 06/10/2005. Mi è tornata in mente la canzone di Georges Brassens Marquise. Pierre Corneille nel 1658, viste respinte le sue avance dalla marchesa du Parc, aveva composto alcune stanze per vendicarsene. Trascrivo e traduco (malamente: a questo siete abituati) le tre quartine che Brassens scelse per metterle in musica. «Marquise, si mon visage a quelques traits un peu vieux, souvenez-vous qu’à mon âge vous ne vaudrez guère mieux. «Le temps aux plus belles choses se plait à faire un affront et saura faner vos roses comme il a ridé mon front. «Le mesme cour des planètes règle nos jours et nos nuits on m’a vu ce que vous estes; vous serez ce que je suis» (Marchesa, se il mio viso ha qualche tratto un po’ vecchio, ricordatevi che alla mia età voi non ve la caverete meglio. Il tempo alle cose più belle si compiace di fare un affronto e farà appassire le vostre rose come ha solcato la mia fronte. Lo stesso corso dei pianeti regola i nostri giorni e le nostre notti, mi videro come voi siete sarete come io sono). Ammetterò di provare una certa solidarietà maschile col povero Corneille. Oltretutto, all’epoca in cui veniva respinto dalla giovane marchesa, aveva 53 anni, dieci di meno di me che ora ne scrivo. Brassens fu meno indulgente. Dopo aver musicato e cantato quei versi bellissimi e meschini, ci aggiunse una stanza di suo, immaginando la risposta della marchesa, costretta da secoli a subire in silenzio la vendetta del poeta. «Peut-être que je serai vieille, répond Marquise, cependant j’ai vingtsix ans, mon vieux Corneille, et je t’emmerde en attendant» (Magari sarò vecchia anch’io, risponde la Marchesa, ma intanto ho ventisei anni, Corneille, vecchio mio, e nell’attesa, ti mando a farti fottere). Vi dirò perché mi è tornato in mente: per Andrea Camilleri. Camilleri è evidentemente un uomo molto simpatico e cordiale, grazie al cielo: perché, se non lo fosse, uno di così smisurata fortuna darebbe qualche pretesto all’universale invidia. Invece niente: si può solo congratularsi con lui. Ho scoperto che esiste un vocabolario siciliano-italiano, pubblicato da un’editrice romana, la quale lo dichiara «indispensabile per i lettori del commissario Montalbano e degli altri personaggi di Camilleri»: contiene 2.600 vocaboli. Non ne faccio il nome perché non sono affatto convinto che Camilleri sia entusiasta dell’impresa, benché sia capitato a pochi autori di inventare una lingua e indurre editori col fiuto degli affari a stampar loro dietro glossari per il popolo dei lettori. Del resto, figuriamoci il lavoraccio dei traduttori di Camilleri nelle lingue dichiaratamente straniere. Ho già detto qui che il successo di una lingua neanche siciliana, ma di Marina di Girgenti, nell’Italia frantumata dei nostri anni, e in Veneto e in Lombardia non meno che in regioni più pacate, è un indizio misterioso e significativo di qualche corrente calda sotto la pelle irritata di questo Paese. Io il glossario camilleriano l’ho letto, col piacere che danno tutti gli elenchi di parole o di cose, e ho ripassato anche le più belle nozioni della metafisica insulare, come il proverbio: «Ammàtula c’allisci e fai cannola, lu santu è di marmo e ’un sura», ma l’ho trascritto certo male. Invano ti pettini e ti fai i ricci, il santo è di marmo e non suda. Anche Camilleri non suda. Poco fa ha sopportato con un certo gioviale stoicismo le celebrazioni dei suoi ottant’anni, e poiché sette città, o 70, da Vigata a Pisa, se ne contendono, se non i natali, l’adozione, i festeggiamenti non finivano mai. Non c’ero, mannaggia, ma ho raccolto qualche eco. Elvira Sellerio gli ha regalato un volume speciale con la riproduzione di tutte le sue copertine: 450! Dalla piazza del suo paese, dopo la musica e la torta, il festeggiato ha cercato di riparare nella casa avita, una casa di modeste dimensioni, alla quale si accede da una scala piuttosto erta. La gente ha pensato che la festa si fosse senz’altro trasferita dalla piazza alla casa, arrivavano, bussavano di sotto, si arrampicavano, e si ammucchiavano. A un certo punto un volontario si è incaricato di annunciare gli arrivi, come nei balli di corte. Anche «Carlo Degli Esposti», il produttore di Montalbano, che stava per incamerare un nuovo record di ascolti. Anche «Mondadori», che ha fatto trattenere il fiato, perché non si capiva quale redivivo portatore di quel glorioso cognome stesse arrivando, e invece erano quattro, ma senza il cognome. Il culmine è stato l’arrivo della casa editrice tedesca Lubbe, che vende più Montalbano di tutti al mondo, dopo Sellerio, e nel cui nome è scesa a fare gli auguri a Camilleri una delegazione di 30 persone. E che c’entra la marchesa di Corneille? C’entra, alla rovescia. Perché in una delle celebrazioni Camilleri ha ascoltato dotte, documentate e forse prolisse disamine critiche della sua opera, terminate le quali ha dichiarato: «Dite quello che volete, tanto io ho ottant’anni, e non me ne importa niente». Adriano Sofri