Panorama 22/09/2005, pag.253 Adriano Sofri, 22 settembre 2005
Andreas, l’uomo che impara sempre. Panorama 22/09/2005. La mia corrispondenza resta piuttosto singolare
Andreas, l’uomo che impara sempre. Panorama 22/09/2005. La mia corrispondenza resta piuttosto singolare. E’ numerosa, e superiore alle mie forze, e di questo torno a scusarmi. E’ anche, in larga misura, condizionata dalla metamorfosi della mia persona in un caso notorio, dunque da idee sul mio conto che spesso, troppo lusinghiere o troppo deprimenti, mi assomigliano poco, ma dicono parecchio sui mittenti. Ho appena ricevuto una lettera dal signor Andreas von der D. (non trascrivo il cognome perché non l ho interpellato e non so se gli dispiaccia), M.A. (iniziali così aggiunte al cognome da lui), dalla città tedesca di Mannheim. E, per una volta, le cedo lo spazio, perché può interessare anche a voi, e sollecitare i vostri pensieri. «Caro Sofri, Bernadette Conrad l ha intervistata e ne ha scritto sul settimanale tedesco Die Zeit. Ne ho ricavato un forte interesse per lei e ho comunicato alla signora Conrad il mio desiderio di scriverle una lettera. Mi ha dato il suo indirizzo e la raccomandazione di scrivere in inglese. Dunque, eccoci qui. «Io non so immaginare la sua situazione, non mi sono mai trovato in circostanze che le somigliassero. Perciò tutto quello che posso fare è di dirle di me, come in un racconto di un tempo e un paese lontani, così che lei, dal canto suo, riesca almeno a farsene un idea. «Ho quasi ottant anni, sei "bambini fra i 52 e i 30, nove nipoti, due bisnipoti, la mia prima moglie è viva e ha 87 anni, la seconda ne ha 59, c è un affetto senza riserve fra tutti i membri di questa grande famiglia. Ho avuto una vita con molti alti e bassi, mia madre morì quando avevo 2 anni e mezzo, due fratelli maggiori morirono nella guerra. I miei anni giovani furono riempiti dal lavoro, imparare un mestiere, costruire modelli di legno da applicare alla fusione di componenti metalliche per macchinari o automobili eccetera. «Completato l apprendistato che mi ero imposto per disporre di un terreno solido sotto i piedi, dal punto di vista mentale e da quello finanziario (descrivere ora tutto ciò in inglese non mi è facile), ho cominciato a studiare la musica, violino, piano, direzione d orchestra, e sono arrivato fino a diplomarmi, però il mio passo successivo non è stato di suonare il piano, ma di diventare un insegnante di scuola. Il passo ulteriore, dopo anni di pratica, fu la professione di insegnante di linguaggi di computer con una società americana, per 19 anni, e poi l ultimo, otto anni prima della pensione, di nuovo l insegnamento della musica in una scuola privata di Mannheim. «Ora lei avrebbe ragione di chiedere che cosa significhi quel "M.A. dopo il mio cognome, che le sarà sembrato una specie di titolo. Ha ragione, in effetti lo è, dunque c è ancora qualche passo da rievocare nel mio curriculum. Quando avevo 62 anni, parallelamente al mio lavoro di insegnante cominciai a studiare filosofia e letteratura romanza all Università di Mannheim, poi nella vicina Heidelberg, e là presi il titolo di Magister artium, all età di 74 anni. Ci volle un bel po di tempo, e tutti noi dovemmo avere una gran pazienza. «Avevo scelto per i miei studi letterari lo spagnolo, del quale ero fino ad allora pressoché del tutto ignorante. Colsi l opportunità di impararlo e di quella scelta mi congratulo ancora. L italiano venne di seguito, sicché sono ora in grado di leggere la letteratura scientifica italiana per il mio passo successivo. Il greco antico dovetti impararlo da zero: i miei interessi filosofici tendevano a Platone e Aristotele, e dunque venni presto e bene a capo di quella lingua. C è stato un altro passo? Sì: dopo aver finito a Heidelberg, tornai a Mannheim per completare un dottorato, ed è così che ho impiegato il tempo fino al maggio 2000. Il mio argomento è lo "Spoudaios , un carattere descritto da Aristotele nell Etica a Nicomaco. E’ per me la principale figura etica, e tuttavia non lo chiamerei semplicemente "l uomo buono , il virtuoso, il nobile, il degno. Egli deve essere tutto questo e lo è, ma nessuno di questi nomi coglie più di un solo aspetto. Così lo chiamo senz altro lo "Spoudaios (nota in fondo pagina, ndr). Esso ha riempito i miei pensieri negli ultimi cinque anni, via via più esclusivamente, e posso starmene sulla riva dell isola di Sylt, sul Mare del Nord tedesco, durante le troppo brevi vacanze di mia moglie, guardando per ore le onde eterne, in silenziosa conversazione con questa enigmatica figura. «Sento che una lingua straniera consente di parlare di questioni molto serie senza forzarle. Ciò che è vero anche per questioni che nascono in una lingua straniera. Esse devono essere maneggiate con la massima cura, se si vuole che parlino con la loro voce. La stessa cosa succede con Aristotele, quando usa la parola "forse , come per dire: "Prendiamo in considerazione la seguente possibilità , senza fare nessuna asserzione. «E’ abbastanza per oggi. Sarò felice di sentirla. Penserò a lei, Andreas von der D.» (Nota mia A.S.: spoudaios è tradotto di norma in italiano con zelante, colui che persegue virtuosamente e senza riserve il proprio proposito). Adriano Sofri