Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  ottobre 04 Martedì calendario

Hammad Nemer

• Nato ad Al Kabri (Israele) nel 1941. Politico. Palestinese. «[...] il rappresentante dell’Autorità nazionale palestinese in Italia [...] un personaggio della Prima Repubblica italiana sopravvissuto al terremoto degli anni Novanta [...] La permanenza nel suo incarico di ambasciatore di fatto dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina prima e dell’Anp poi sembrava sempiterna, malgrado intorno quasi tutto cambiasse. Chiudeva il Pci. Inciampava Giulio Andreotti. Crollava Bettino Craxi. Sparivano interi partiti. Restava lui, arabo felpato, spregiudicato, sempre più italianizzato nel modo di fare. Era arrivato a Roma dopo la guerra con Israele del 1973, questo palestinese del villaggio di Al Kabri, Galilea. Profugo dall’età di sette anni, quando nel 1948, agli albori dello Stato di Israele, dovette lasciare Al Kabri per il Libano. Al Cairo, poi, frequentò l’università con Saddam Hussein e finì in galera perché militante del Baath. Per capire la particolarità del suo lavoro, basta un dettaglio sull’arrivo a Roma. ”Avevo solo due recapiti: quello degli uffici della Lega araba a Roma e quello del Sismi! Tutto lì”, ha ricordato ad Alberto La Volpe nel libro Diario segreto di Nemer Hammad, ambasciatore di Arafat in Italia, Editori Riuniti, prefazione di Francesco Cossiga. Rapporti tra Farnesina e Olp non c’erano ancora. La Prima Repubblica disponeva di altri canali. Dalla memoria di Hammad: ”A Roma c’era stato il fallito attentato di Ostia dove i palestinesi di Al Fatah avevano cercato di colpire con un missile l’aereo di Golda Meir. E gli attentatori furono arrestati. [...] Il colonnello Giovannone fece venire in Italia, clandestinamente, una ’delegazione’ palestinese alla quale fu permesso di parlare con i detenuti. Il risultato della missione fu positivo per l’Italia. Nel senso che i palestinesi detenuti furono segretamente rilasciati con l’impegno che non ci sarebbero stati più attentati in Italia”. in virtù della competenza su questioni delicate che Hammad aprì per l’Olp porte mai aperte. Cominciò da Lelio Basso, Riccardo Lombardi, poi conobbe Gian Carlo Pajetta, Emilio Colombo, Craxi. Cucì reti di rapporti preziosi. Lo si poteva vedere a un comizio di Enrico Berlinguer, ma più tardi portò da Arafat il primo missino, Mirko Tremaglia. L’’incarico romano di facciata era corrispondente dell’agenzia di stampa palestinese. Il passaporto diplomatico lo ebbe dalla Tunisia. Con nome falso: Mohammed Salah Alben Sarti. Era normale [...]. Fu Hammad a preparare un appello di Arafat per il rilascio di Aldo Moro, rapito dalle Br, e a raggiungere Beirut con il capo del Sismi, Giuseppe Santovito. Di confidenza con tragedie ne aveva. Un fratello ammazzato a Parigi dal terrorista arabo Abu Nidal. A Roma, il predecessore ”ucciso dal Mossad”. Nel 1978, Hammad si dotò di una scorta: ”Informai i servizi italiani che le due guardie palestinesi avevano passaporti giordani, falsi come il loro porto d’armi. I servizi ci autorizzarono a comprare le armi per le due guardie”. Intrighi di spie? No, effetti del patto politico con la Prima Repubblica» (Maurizio Caprara, ”Corriere della Sera” 4/10/2005).