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 2005  ottobre 04 Martedì calendario

APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 3 OTTOBRE 2005. I

consumatori di droga sono in tutto il mondo 200 milioni. Per un giro d’affari annuo oltre i 300 miliardi di dollari. [1] Di questi tempi va forte soprattutto la cocaina. [2] Negli Usa questa tossicodipendenza è costata l’anno scorso 143 miliardi di dollari (violenza, repressione, carcere, licenziamenti ecc., stima dell’Office for National Drug Control Policy). [3] Anche in Italia, come in tutta Europa, è una marcia trionfale. Con testimonial d’eccezione, come la top model Kate Moss, sbattuta in prima pagina dal tabloid inglese ”Daily Mirror” mentre sniffava nella quiete di una sala di registrazione. I quotidiani popolari hanno subito rilanciato trite ironie sulla «polvere di stelle», ma da anni la «bamba» (neve, charlie, roba, bianca, piscia di gatto quando è giallognola e potentissima) dilaga in tutti gli strati sociali. [4]

Il Po conserva le tracce di 40mila dosi giornaliere. [5] La stima viene dall’Istituto Mario Negri di Milano: chi fa uso di questa droga la espelle con l’urina, per il 5-6% come cocaina pura, per il 50% come benzoilecgonina, un metabolita facile da rintracciare. [6] Ogni mille giovani e adulti della zona si consumerebbero dunque 27 dosi al giorno. [7] Secondo l’ultima ”Relazione annuale sullo stato delle tossicodipendenze” il 5,4% degli italiani tra i 15 e i 44 anni ha fatto uso di cocaina almeno una volta nella vita. [8] Tra gli studenti si scende al 4,8, sotto i sedici anni al 2. Nei primi nove mesi del 2005 la Guardia di finanza ha sequestrato 1.575 chili di cocaina contro 740 di eroina. Nel 2004 era finita 2.701 a 2.118. un indizio inequivocabile: i consumi di cocaina si impennano, caso unico tra le droghe. [4]

Il consumatore medio è maschio. 25-39 anni, buon reddito (il 69% appartiene al ceto medio), single (solo uno su tre è sposato). Il 40,7 % delle femmine e il 30,1% dei maschi preferisce «tirare» a casa, uno su tre lo fa da solo. [4] Un’assistente sociale del Nucleo operativo tossicodipendenze (Not) della Prefettura di Torino: «Sovente arrivano nei nostri uffici uomini che confessano di ”sniffare” cocaina per scopi sessuali. provato che quel tipo di droga porta all’abbattimento delle inibizioni. Molti confessano di aver incominciato per ”rompere il ghiaccio” con frequentazioni femminili occasionali. Diventa un sostituto del ”Viagra” per uomini ancora in giovane età, ma con qualche problema di relazione». [9] Roberto Bertolli (Le Betulle di Milano): «Arrivano sempre più spesso ultrasessantenni che dopo averne fatto uso saltuario ci rimangono invischiati. Molto è dovuto alla concezione orgiastica della vita propria di questi anni. Il tabù è caduto, con effetti disastrosi soprattutto per chi ha disturbi della personalità latenti. Per questo noi facciamo i test antidroga a chiunque entri nei nostri reparti psichiatrici. Ho fatto mettere un cartello con scritto che noi questa analisi la eseguiamo anche sui vescovi e sulle monache». [2]

Il 5% dei consumatori diventa cocainomane. Edo Polidori (Sert di Faenza): «In mezzo ci sono gli altri, quelli che non si vedono o che se si vedono sono socialmente accettati». [2] Marco, 34 anni, commercialista, primo tiro al liceo, sniffa un paio di fine settimana al mese: «Una delle cose che molti non capiscono delle droghe è che sono piacevoli. Anche se pericolose». E lei accetta il rischio? «Credo che per quanto mi riguarda sia poco elevato. Faccio sport, non ho problemi di cuore, non mi è mai capitato di ”pippare” più di 2 o 3 grammi, in due, in una nottata». Perché in due? «Perché in genere anche se si comincia la serata con gli amici, la termino in coppia, con la mia fidanzata. Di solito si finisce per fare sesso». E com’è? «Galattico: certo, la cocaina, specie se è tanta, ti può dare problemi di erezione. Però si sta a giocare per ore. una cosa mentale non solo fisica». Ma come fa ad addormentarsi? «Io generalmente dopo un po’ mi addormento. Al massimo fumo una canna, oppure prendo del Tylenol pm, è un antifiammatorio americano contro il raffreddore. Sono contrario ai sonniferi o altre cose... ho degli amici che usano la coca molto spesso. Magari più volte a settimana, arrivano a casa alle 3 e mezza e devono addormentarsi subito per andare a lavorare. Allora prendono la ”roba” (l’eroina, ndr), la fumano o la sniffano. Tornano subito a terra, ma è pericolosissimo, so che un sacco di gente c’è rimasta». Le è mai capitato di utilizzarla anche al lavoro? «Sì, una volta. Ma non è per me. Non mi rende più attivo o lucido. Vado solo in confusione. Altri lo fanno. Io invece concepisco la coca come un momento di trasgressione, deve essere buona e tanta, per divertirsi e non pensare». [10]

Sta diffondendosi, insomma, un uso consumistico. Raccontando a ”Vogue” la guerra per liberarsi da 18 anni di schiavitù, Donatella Versace ha concluso: «La cocaina era molto divertente. Non mi sono mai divertita tanto». Guglielmo Masci (Agenzia comunale per le tossicodipendenze di Roma): « un nuovo oggetto di piacere per chi non riesce a bastare a se stesso». Claudio Cippitelli (Coordinamento nazionale nuove droghe): « una sostanza che ha ottima stampa. Si sposa bene all’alcol, si adatta a una società che chiede moltissimo. La persona che la consuma si sente splendida. Ma è anche una sostanza pericolosa: crea dipendenza, può portare alla rovina. Anche perché il modello di consumo è l’abbuffata». [4]

La cocaina è una delle droghe più pericolose. Provocando un’eccessiva secrezione di serotonina, enzima che dà piacere, senso di onnipotenza e annulla i freni inibitori, intasa le cellule cerebrali finendo spesso con il distruggerle. Non bastasse, alzando la pressione danneggia la circolazione (le morti per overdose sono di solito causate da ictus e infarti). [3] Assunta per via inalatoria, può corrodere i tessuti: i ricercatori della Divisione di otorinolaringoiatria del San Raffaele di Milano ipotizzano una suscettibilità genetica. Mario Bussi, direttore di una ricerca presentata al Congresso mondiale dell’Ifos: «Nei soggetti a rischio il meccanismo è irreversibile ed è mediato dall’enzima ”caspasi” che provoca una separazione cellulare. Il processo distruttivo prosegue anche dopo le ricostruzioni plastiche dei nasi alterati dalla cocaina». [11] Bertolli: «Tra i rischi della coca non ci sono solo le morti dirette, ma anche quelle indirette, magari da incidente stradale. La cocaina ti fa reggere l’alcol, poi l’effetto scompare e all’improvviso ti ritrovi ubriaco fradicio. E ti schianti». [2] A Milano il 40% degli incidenti mortali coinvolge persone sotto l’effetto di stupefacenti. [1]

Il mercato italiano è dominato dalla ’ndrangheta. Si dà un gran da fare anche la camorra, molto meno la mafia. Una quota modesta del traffico viaggia in aereo con i «mulos», corrieri che per mille dollari si imbottiscono di ovuli. Qualcuno, di rado, tenta il colpaccio in proprio acquistando coca in Sud America per rivenderla in Europa. [4] Sebastiano Vitali (Direzione centrale dei servizi antidroga): «Il crimine organizzato non ha più bisogno di una rete di smercio al dettaglio. Ci pensano quei consumatori diventati piccoli imprenditori, o ”investitori”, se si preferisce. Anche perché assicurano una penetrazione nel mercato ancora più capillare ed efficiente». [12] Di 100 segnalazioni per droghe pesanti (eroina, cocaina, ecstasy), 10 riguardano professionisti, 15 commercianti, 50 giovani, 25 tossicodipendenti. [9]

Il mercato della cocaina è florido, ad alto reddito, privo di conflittualità. Raffaele Grassi (polizia di stato): «Chi è più il fesso o il disperato che si mette a fare rapine in banca, contrabbando di sigarette, sequestri di persona? Se hai bisogno o voglia di fare soldi in fretta, ti metti nel giro della coca. Non per fare il trafficante, ma lo spacciatore. Volete sapere ormai chi ci troviamo sempre più spesso di fronte nelle nostre operazioni antidroga? Il ceto medio. Impiegati, piccoli professionisti, commercianti. Insomma, incensurati. Che cominciano come consumatori e scoprono presto che con un po’ di roba piazzata nella cerchia degli amici o comunque della gente che si frequenta, si risolvono un sacco di problemi. Soprattutto in provincia, con la coca ci si pagano i mutui, ci si comprano i bar, i ristoranti, i negozi». [12]

Di tre arrestati per spaccio di coca, uno è incensurato. Il colonnello Umberto Zuliani (Direzione centrale dei servizi antidroga): «Un chilo di cocaina che, all’origine, e dunque in Colombia, in Albania o in Nigeria, costa 1.200 euro, lievita a 40 mila nelle mani dei grossisti di casa nostra per poi arrivare, al dettaglio, tra i 50 e gli 80 mila euro. Ora, tenendo presente, che, all’origine, la merce è purissima, con un principio attivo intorno al 90 per cento, mentre, al dettaglio, dopo essere stata ”tagliata”, la coca migliore conserva un 60 per cento di sostanza psicotropa, non è difficile farsi due conti». Fabio Giobbi (Sco): «Se compro 10 mila euro di roba da un grossista, me ne porto a casa 30 mila in un paio di settimane. Ma può andarmi anche meglio, perché troviamo cocaina tagliata fino ad otto volte». [12]

Dopo la cannabis, la cocaina è la sostanza più economica sul mercato. Riccardo De Facci (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza): «Una pasticca di ecstasy comprata in discoteca costa circa 20 euro. Di solito chi le consuma ne compra due, fanno 40 euro per una serata. Un grammo di cocaina va dai 70 ai 100 euro, l’acquisto viene fatto in due o tre amici, ecco che i prezzi si equivalgono». [13] Per una dose possono bastare 20 euro. Nei vicoli di Napoli pure meno: 15 per le ”palline” (coca da fumare), 12 per la ”capocciata” (coca sciolta in acqua e bicarbonato). [12] A mano a mano, aumenta il taglio. E si moltiplicano i pericoli. [4]

La soglia minima di accesso al consumo e allo spaccio è passata da 30 anni (1999) a 13-14. In un panorama under 20 dove la regola è ”provare tutto, mischiare tutto”, finito il boom dell’ecstasy la cocaina è diventata una droga di massa. Lo psichiatra Renato Bricolo avverte che, sfuggendo al rito collettivo, rende questi giovani consumatori «del tutto irraggiungibili agli operatori, fino a che non stanno male davvero». De Facci spiega che il forte allarme è legato al fatto che viene consumata nella quotidianità, non più in eventi specifici: a differenza dell’ecstasy, si compra anche a scuola. E c’è di peggio. Cippitelli: «Al contrario delle pasticche, quasi sempre comprate e vendute dagli stessi consumatori, la cocaina è gestita dagli spacciatori, quindi i giovanissimi per acquistarla entrano in contatto con un ambito criminale». [13]

Se metti in mano a un quindicenne 20 grammi di cocaina pura, quanti grammi da vendere ne tira fuori? Carlo Bonini: «La gente sniffa, ma pochi sono in grado di capire la qualità di quel che tirano su per il naso». [12] Peter Gomez: «D’estate, la cocaina ti arriva nella plastica. Minuscole bustine, fatte con scampoli di sacchetti della spesa, sigillate con la fiamma dell’accendino. Quando le apri la ”barella”, come la chiamano a Milano, è umida e pastosa. ”Scaldala, scaldala su un piatto”, ti dice il pusher, di solito un ragazzino dalla faccia pulita che arriva sotto casa in motorino. Lui ”i movimenti” li fa per pagarsi le vacanze, la coca e la benzina. Se hai pazienza e lo stai ad ascoltare, scopri però che quella che ti vende è solo ”merda”. Coca tagliatissima, messa nelle buste utilizzando un frullatore. In casa di ogni spacciatore ce n’è uno. Quando la cocaina viene acquistata da un grossista a 4-5 mila euro all’etto, il pusher compra in farmacia del mannitolo, un blando lassativo per neonati, lo fa sciogliere in un pentolino e lo mette in freezer. Poi, quando è ormai ghiaccio, il mannitolo viene frullato, diventa polvere finissima, esattamente uguale alla cocaina con cui verrà mischiata. Così come lattanti, i quasi due milioni di italiani che almeno una volta nella vita hanno provato ”a farsi un destro” sniffano cocaina e lassativi, sentendosi per un’attimo più vicini ai vip». [2]

La cocaina è diventata la droga di tutti. Nicola Cavaliere (Direzione centrale anticrimine): «In certe situazioni, un vassoio con una decina di strisce ha lo stesso effetto dell’arrivo in tavola di una cuccuma di polpette al sugo. Nessuno si gira dall’altra parte. E anche chi non assaggia, dirà: ”Però, che belle polpette. Quanto le fanno adesso?”». [12] Achille Saletti (Saman): «Il problema è che la cocaina è una sostanza socialmente accettata e, di fatto, non criminalizzata. intergenerazionale e interclassista. Ma oggi, al pari di quanto era accaduto negli Usa nei primi anni Ottanta, sta aggredendo la classe dirigente nelle sue diverse componenti». Gomez: «Mi posso fidare del mio commercialista o del deputato del mio collegio se il venerdì sera è fatto come una biglia?». [2]

C’è il giro dei medici, dei piloti, dei giornalisti. E c’è quello dei politici. Lo staff di ”Akte 05”, un programma della tv satellitare tedesca Sat-1, ha raccolto 46 campioni di polveri nei bagni del Parlamento europeo e li ha fatti analizzare dall’Istituto di ricerca biomedica e farmaceutica di Norimberga. Risultato: 41 su 46 contenevano tracce di cocaina. Stessa storia cinque anni fa con le toilette del Bundestag: cocaina in 22 campioni su 28. [14] La settimana scorsa i cronisti del londinese ”Evening Standard” hanno preso d’assalto i bagni dei maggiori alberghi di Brighton, stazione balneare sulla Manica che ospitava il congresso dei laburisti. Le analisi sono state affidate al laboratorio di Scotland Yard. Risultato: «Tutti i campioni prelevati evidenziano chiaramente tracce di cocaina». [15] Nel gennaio 2001, Ramon Mantovani (Rifondazione) dichiarò che in Parlamento «l’uso di alcune droghe, come la cocaina, è abbastanza diffuso». [16]

Il rapporto tra spacciatore e consumatore che conta è molto personalizzato. Riccardo Gatti (Asl di Milano): «Se si guarda al mondo dell’informazione, della finanza e della politica ci si accorge come si crea un legame che è simile a quello esistente con le accompagnatrici di lusso. A poco a poco chi vende entra a far parte di un club esclusivo e, anche senza dirlo esplicitamente, può utilizzare la cocaina come strumento di controllo sociale o di ricatto». Roberto Scarpinato, procuratore aggiunto di Palermo: «Il timore è che questa droga si possa trasformare in una sorta di Aids sociale che corrode e rischia di alterare le dinamiche stesse del potere». [2] Paolo Lambruschi: «Tralasciando per una volta il problema sociale e le domande etiche poste dall’uso della droga, la riflessione si sposta su una grande contraddizione dell’occidente. Che si sente assediato dal terrorismo e dalla criminalità, ha paura, si chiude, eppure, comprando droga per sballare, finanzia le mafie e la rete del terrore che vigilano sulle grandi rotte del traffico». [7]