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 2005  ottobre 03 Lunedì calendario

Greenaway Peter

• Newport (Gran Bretagna) 5 aprile 1942. Regista • «Appartiene al gruppo di artisti che a cavallo tra gli anni ”70 e ”80 dà vita al cosiddetto ”rinascimento” del cinema inglese. La sua eclettica attività di artista - è pittore, studioso di architettura, autore cinematografico d’avanguardia, videoartista - pone il suo fare cinema a cavallo di molteplici influenze, non ultime le nuove tecnologie digitali. Dopo aver lavorato come montatore per il Central Office of Information, inizia a girare cortometraggi sperimentali. Il primo lungometraggio è The Falls (1980), ma solo due anni dopo, con il successo di I misteri del giardino di Compton House (1982) s’impone all’attenzione della critica e di un pubblico selezionato sia per il rigore formale e la suggestività plastica delle immagini sia per l’originale plot, ma soprattutto per lo stimolante discorso sul rapporto immagine/realtà. Dopo Lo zoo di Venere (1985) e Il ventre dell’architetto (1987), vince il Festival di Cannes con Giochi nell’acqua (1988), in cui l’intreccio è pretesto per bizzarri esercizi virtuosistici. Affascinato dallo strutturalismo - che lo allontana da un cinema inteso come medium illusionista, si concentra sui processi di straniamento, avvolgendo temi e ossessioni (il sesso, la morte, i numeri, gli enigmi, la pittura rinascimentale) in un gioco di riferimenti colti e in una ricerca formale molto raffinata. Dopo Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante (1989), con L’ultima tempesta (1991) [...] e The Baby of Macon (1993), la freddezza del suo approccio razionalistico si unisce a una messa in scena barocca. I lavori successivi, I racconti del cuscino (1996) e Otto donne e mezzo (1999), visivamente sempre più sontuosi, denunciano un certo compiacimento intellettuale. attivo anche nel campo della videoarte, in cui si segnala soprattutto per i suoi otto capitoli sull’inferno dantesco» (Cinema, a cura di Gianni Canova, Garzanti 2002). «[...] pittore, visto che dipinge, e benissimo? regista cinematografico? ex regista cinematografico? o creatore di immagini? ogni etichetta sarebbe inadeguata alla sua verve autodescrittiva e alla sua poliedrica creatività) [...] adora le liste, tanto da definirsi un ”list-enthusiast” e da sostenere che per lui l’elenco dei telefoni di New York potrebbe essere ”affascinante, da un punto di vista demografico, geografico, storico, tipografico, cartografico”. [...] considera se stesso un figlio dell’uranio per essere nato a Londra nel 1942 in piena guerra [...]» (’la Repubblica” 17/10/2005). Dice che «il cinema tradizionale è morto nel settembre del 1983, con la nascita del telecomando. Oggi siamo nell’epoca dell’interattività e anche il cinema deve adeguarsi. Per il mio desiderio continuo di sperimentare sono stato definito un iconoclasta. Ma senza cambiamenti non c’è futuro» (Gl. S., ”Il Messaggero” 14/7/2003). «’Non mi sono mai considerato un regista [...] Il nostro è un mondo così disgustoso e insoddisfacente che risulta difficile da rappresentare. Ho cominciato come pittore, ho proseguito occupandomi dei vari aspetti della conoscenza, oggi mi interessano l’interattività fra i mezzi espressivi e l’uso della multimedialità. Tra 20 anni vedremo, proverò magari a fare il regista sul serio” [...] [...] artista, fotografo, scrittore, dai mille interessi che svariano da musica, teatro, matematica, geometria, architettura, storia, geografia. [...]» (Fiorella Minervino, ”La Stampa” 3/11/2005).