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 2005  ottobre 03 Lunedì calendario

VACCARI

VACCARI Wainer Modena 8 dicembre 1949. Pittore. «Siccome prima o poi ognuno ha il suo ”68, la rivoluzione per le figurine arrivò nel ”69: quando sul pacchetto il disegno a colori della rovesciata di Carletto Parola sostituì la fotografia in bianco e nero. Autore di quel disegno era un ragazzo di 20 anni, col nome più modenese del mondo: Wainer Vaccari, operaio della Panini passato allo studio grafico. [...] è diventato grande. Tanto da essere un pittore che per un mese, alla Kunsthaus di Amburgo, ha esposto con molto successo 53 ritratti (1 metro per 1,20) di pugili che hanno fatto la storia della boxe, rielaborati con interventi cromatici. ”Ho sempre visto i pugili come persone generose, che regalano emozioni dando tutto di se stessi. Ma se perdono, finiscono nel dimenticatoio”. Un anno e mezzo di lavoro, tra il 2003 e il 2004. E il risultato che fa venire in mente Andy Warhol. ”Un paragone che mi fa sentire un po’ schiacciato. Però forse qualcosa, nell’uso di colori che allontanasse dalla riproduzione troppo realistica, ci può essere”. Tutto inizia con Ray Sugar Robinson: ”Per me è stato il più grande: fisicamente e stilisticamente perfetto”. Poi sono arrivati gli altri. Come Roberto Durán: ”Il mio preferito. Grande picchiatore, ma anche grande incassatore. E poi, secondo me, era bellissimo, oltre che l’esempio perfetto di quello che dicevo prima su quelli che vengono dimenticati”. Sarà per troppo amore, ma né Robinson né Durán sono stati facili da dipingere. Altri hanno richiesto meno fatica: ”Carlos Ortíz, tre volte avversario di Duilio Loi, uno degli italiani che ho ritratto, con Nino Benvenuti e Tiberio Mitri. E questo nonostante di lui avessi un’immagine piccola e molto sfuocata”. Facile, invece, immaginare quello che ha richiesto un lungo lavoro ai fianchi: ”Clay, per il suo peso specifico legato al mito”. Ma, alla fine, non ha dato la soddisfazione del vecchio Larry Holmes: ”Mi è venuta una combinazione di viola e rosso che in teoria non funziona molto, ma nella pratica funziona benissimo”. E oggi, che il pugilato esiste solo al cinema? ”Mi manca. , anzi era, un rito sociale importante. Serviva anche a fare scaricare energie poco raccomandabili. Il che è una cosa che si tende a sottovalutare”. [...]» (Tommaso Pellizzari, ”Corriere della Sera” 29/9/2005).