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 2005  settembre 28 Mercoledì calendario

SERVENTI

SERVENTI LONGHI Paolo Roma 13 marzo 1949. Giornalista. Ex presidente della Fnsi (fino al 2007). «Emilio Fede lo chiama Serpenti Lunghi e lui si arrabbia. Paolo Serventi Longhi è il capo di tutti i giornalisti italiani, il Cofferati dei mass media, il segretario del sindacato della stampa. La destra lo attacca e lui risponde duramente rinunciando solo ad un’arma, la querela. Paolo Serventi Longhi è decisamente di sinistra ma ha un nome che ricorda nobiltà papalina nera. ”Provengo da una famiglia di nobili”, ricorda con una punta di compiacimento. ”Il primo Longhi fu fatto cardinale da Celestino V. Ma mio nonno si mangiò tutto con le donne. Rimanemmo con una mano davanti e una di dietro”. Infanzia difficile? ”Ma con l’orgoglio di essere una famiglia nobile. Studi normali, liceo scientifico Castelnuovo, poi Scienze politiche [...] Ero cattolico. Mia mamma era della Fuci, gli universitari dc. Mio padre del Partito d’Azione [...] Ero uno dei dirigenti dell’Azione Cattolica. Ma all’università entrai in Avanguardia Operaia, il gruppo di Silverio Corvisieri. Sfiorai anche l’Autonomia. Due o tre riunioni, Scalzone, Piperno, qualcuno poi entrato in clandestinità. Poi mio fratello si suicidò, il lutto sconvolse la mia famiglia. Io mi misi a lavorare. Entrai in Telenews, una piccola agenzia di stampa. Poi all’Ansa di Milano. Eravamo dodici, tutti immigrati, pazzoidi, di sinistra. Era considerata una roccaforte rossa. Un clima stupendo. Uscii dall’area della sinistra rivoluzionaria e mi iscrissi al Pci [...] Ho lavorato all’Ansa tutta la vita [...] Tredici anni nel Pci. Entrai da sinistra e uscii da destra. Avevo cominciato a occuparmi di sindacato legandomi all’ala più socialista. Ero amico di socialisti per bene con i quali creammo Svolta Professionale: Giuliana Del Bufalo, Piero Vigorelli, Alessandro Caprettini [...] ho fatto il sindacalista all’Ansa per tanti anni. Andavamo dal direttore e il direttore ci diceva: ”Ho forti pressioni per assumere il figlio di, l’amico di, la moglie di’. Noi gli dicevamo: ”Ogni raccomandato assumi due precari’. [...] Alla fine degli anni Ottanta la Dc e il Psi fecero un patto per spartirsi l’Italia. Riuscire a fare assumere qualche comunista non mi sembra una tragedia [...]”» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 35/2002).