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 2005  settembre 19 Lunedì calendario

Cento miliardi di volte Bic, la penna del barone. La Stampa 19/09/2005. Di Bic se ne perdono tante. E se ne comprano tantissime

Cento miliardi di volte Bic, la penna del barone. La Stampa 19/09/2005. Di Bic se ne perdono tante. E se ne comprano tantissime. Venerdì scorso è stata venduta la centomiliardesima penna del barone. La mitica Crystal. Dal 1950, anno di nascita, il mercato ne richiede, in media 57 al secondo. Oggi, nell’era della alta tecnologia, di Internet e della velocità ha resistito anche ai Bit. La domanda è salita a 200. Che fa 22 milioni al giorno in 150 paesi sparsi per tutto il pianeta. Un miliardo e mezzo di dollari di fatturato all’anno grazie anche ad altri oggetti della quotidianità moderna. Accedini e rasoi per la barba. La seconda guerra mondiale era finita da poco. Il Barone Marcel Bich, origini valdostane e un passato da dirigente in un’industria dell’inchiostro, aveva acquistato una piccola fabbrica, appena fuori Parigi, con il suo socio Edouard Buffard. Oltre all’azienda c’era anche da seguire un po’ d’orto e qualche vacca. Che a quell’epoca erano preziose. Il lavoro di campagna lasciava tempo per pensare, progettare, intuire. Soprattutto quando spingeva la carriola. Almeno, così racconta il figlio ed erede Bruno Bich. E guardando il lento ma sicuro incedere di quella ruota piena, resistente, il barone ebbe l’illuminazione: «La palla è solo una ruota con più facce, il sistema migliore per trasportare l’inchiostro». Visionario e precursore, il barone. Inventò, mezzo secolo prima di tutti, la globalizzazione e il «low cost». All’epoca la penna era quasi un bene di lusso, sofisticato. Quella in dotazione ai soldati americani costava cinque dollari. Diventò uno dei primi oggetti di massa: prezzo basso (oggi 25 centesimi) e un meccanismo semplice con un nome semplice. Bic, senza quell’h che, ragionava monsieur penna a sfera, avrebbe creato problemi di immediata e di riconoscibilità in molti paesi. Già perché, dopo soli due anni era già distribuita in cinque paesi europei. E nel 1958 l’attraversata dell’Oceano. Il mercato americano fino alla conquista della signorile «Waterman». Da quest’anno però i pennivendoli della Bic hanno voluto, con il nuovo piano industriale, mettere nero su bianco la rivoluzione filosofica. Semplicità e basso costo non si toccano. Per carità. Però adesso c’è da aumentare la redditività. Bic ha deciso deciso di puntare anche su prodotti a più alto valore aggiunto, in modo da portare a medio termine il margine operativo lordo nel settore della cartoleria dall’attuale 13 al 16-17 per cento. «E’ una evoluzione strategica. Una svolta importante che tende a valorizzare il marchio», spiegano dalla Francia. La sfida del gruppo francese è commercializzare, accanto alla Cristal, altri prodotti da 3 a 9 euro l’unità, rispetto ai 25 cents della biro tradizionale. I mercati finanziari hanno già sottoscritto. E il titolo alla Borsa parigina ha guadagnato dall’inizio dell’anno già il 30 per cento. I consumatori, da sempre, sono in attessa di scoprire dove si trova il cimitero di tutte quelle Bic che sono andate perdute. Federico Monga