Varie, 27 settembre 2005
VIALE
VIALE Silvio Cuneo 2 giugno 1957. Medico. Ginecologo. Quello che per la pillola abortiva Ru486 ingaggiò un duello col ministro della Sanità Storace (settembre 2005) • «’Viale, vigliacco/ portaci all’attacco!”. Attendevano solo un cenno, i ribelli del Settantasette torinese, per lanciarsi con spranghe e molotov contro il muro di scudi della celere. Lui, Silvio Viale, mediava. Dieci anni prima un suo omonimo, Guido, capeggiava l’occupazione dell’università. Poi su Torino calò la rude razza pisana, e leader di Lotta continua divenne Giorgio Pietrostefani. Alla fine degli anni Settanta si formò un triumvirato: Stefano Della Casa, ora critico cinematografico da Marzullo, Angelo Luparia e appunto Silvio Viale. ”Io ero addetto alle trattative con la polizia, per via del carattere gioviale e della parlantina. Una volta mi scambiarono per un funzionario e fermai una carica: ”Fermi tutti cosa fate?’. Altre volte finì a botte. Anch’io ho fatto le mie sciocchezze”. Sciocchezze? ”Eccessi ormonali. Errori giovanili. A vent’anni pensi che menare le mani sia lecito, che la soluzione spiccia sia la più giusta”. [...] La pillola abortiva è solo l’ultima battaglia di una guerra trentennale che Viale, medico militante, politico ginecologo, ha condotto prima nelle piazze poi in consiglio comunale: lo spinello libero, il crocefisso vietato, le nozze gay – ”avevo la delega per i matrimoni ma non ho mai trovato una coppia omosessuale disposta a farsi sposare da me” ”, l’eutanasia (fece approvare una delibera per il diritto alla morte dignitosa). E Storace è solo l’ultimo avversario, dopo i cardinali Saldarini e Poletto, il sindaco Castellani di cui come capogruppo dei Verdi fu per otto anni il nemico interno, i vigili urbani cui sottrasse una giovane squatter (il pm chiese per lui sette mesi di carcere), il presidente dell’Ordine dei Medici Michele Olivetti cui chiese di sperimentare la pranoterapia (’ma sulla medicina alternativa sono diventato più cauto, comincio a temere che l’omeopatia sia acqua fresca”), e Roberto Sandalo, che da terrorista lo minacciò di morte, da pentito lo denunciò per il rogo dell’Angelo Azzurro. Una storia orribile: corteo dopo la morte dello studente di sinistra Walter Rossi, molotov contro un bar, un ragazzo, Roberto Crescenzio, morto bruciato. ”Io partecipai solo alla prima fase del corteo – racconta Viale ”. Poi andai a lavorare. Facevo il postino. Avevo i testimoni; mi arrestarono lo stesso. Sei mesi nel braccio speciale delle Nuove, in una cella di 4 metri per 4. Mi liberarono, con l’obbligo di firmare in questura ogni tre giorni. Poi, quando stavano per arrestarmi di nuovo, scappai. Sono stato latitante dal settembre ”81 al gennaio ”83. Ovunque andassi trovavo qualcuno che mi conosceva; così riparai a Londra. Lavapiatti, aiuto cuoco, cameriere. Alloggiavo da una vecchietta ignara, manifestavo contro la guerra delle Falklands”. E rilasciava un’intervista a Salvatore Rotondo di Stampa Sera, spiegando: ”Lo Stato ha accettato pienamente di convivere con il terrorismo. Le espressioni istituzionali di questa società, cioè gli strumenti di oppressione dei ceti più deboli, rimangono per noi il nemico principale”. ”Noi i terroristi li combattevamo – racconta oggi ”. Eravamo lontani per idee ma fisicamente vicini: a Torino ci conoscevamo tutti. Cercai di far uscire dalla lotta armata il gruppo di Marco Donat-Cattin, che poi fuggì in Francia”. Per l’Angelo Azzurro, Della Casa e Luparia sono condannati per concorso morale. Viale, processato per l’assalto di quello stesso giorno alla sede del Msi, è assolto. ”Nessuno c’entrava nulla. Eppure ho voluto scrivere un’articolo sulla ”Stampa’ per chiedere perdono alla madre di Crescenzio”. Viale torna a medicina. Fonda un giornale universitario: Il clistere. Nel ”93 è consigliere Verde (nel 2001 sarà candidato sindaco della lista Bonino). Una carriera di guastatore. Propone di dedicare una via a Che Guevara e a Pinelli (ma appoggia la richiesta di An che vuole intitolarne un’altra al commissario Calabresi). Quando due torinesi vengono condannati all’ergastolo per droga a Male, regala ai consiglieri comunali bustine con semi di cannabis e la scritta ”buono per un lungo soggiorno gratuito alle Maldive” (Forza Italia reagisce con un comunicato di scuse ufficiali al governo maldiviano). Rompe con i Verdi votando contro le targhe alterne – ”il vuoto pneumatico dell’ambientalismo” – e a favore delle Olimpiadi. Chiede di ”eliminare una volta per tutte” il crocefisso dal Comune; il cardinal Saldarini gli rimprovera ”mancanza di sapienza e pure di intelligenza”, lui replica con una lettera in cui cita lo Statuto Albertino, Scalfaro, i Savoia e don Milani (’il crocefisso ognuno deve portarselo dentro”). ”Comunque Saldarini era meglio di Poletto – dice ora ”. Io sono di formazione cattolica, ho studiato dai Giuseppini a Pinerolo, ho fatto il chierichetto, mi sono sposato in chiesa, ho mandato mia figlia al catechismo. Ma questo cardinale è come don Benzi: troppo conservatore. Ci siamo scontrati su tutto, eutanasia, fecondazione assistita, pillola del giorno dopo”, che Viale inghiottì di fronte ai giornalisti per mostrare quanto fosse innocua. [...]» (Aldo Cazzullo, ”Corriere della Sera” 23/9/2005).