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 2005  settembre 27 Martedì calendario

TOSTI

TOSTI Luigi Cingoli (Macerata) 3 agosto 1948. Magistrato. Di Camerino. Noto per essersi rifiutato di tenere udienza nelle aule con il crocifisso, il 22 gennaio 2010 fu rimosso dall’ordine giudiziario, durissima sanzione inflitta dalla sezione disciplinare del Csm che già nel 2006 lo aveva ospeso dalle funzioni e dallo stipendio. Il giudice si era astenuto dal trattare 15 udienze tra il maggio e il luglio del 2005 • «[...] ”difensore strenuo della laicità dello Stato” e per questo, dice, futuro imputato in un processo ”giordanobrunesco” per omissione di atti d’ufficio ”in quanto – così recita l’atto d’accusa – si è indebitamente astenuto dal tenere le udienze a causa della presenza del crocifisso nelle aule giudiziarie”. ”Purtroppo”, ma era inevitabile, sostiene lui. In quanto nato a Cingoli, comune conosciuto come ”il balcone delle Marche” ma situato nel cuore dell’ex Stato Pontificio, e quindi, ”qualcosa del passato ti rimane addosso per forza”. A 17 anni, Luigi Tosti si affranca dal cattolicesimo in virtù della scoperta che ”nulla si crea e nulla si distrugge”. Newton, Galileo, passioni che oggi vengono declinate nella lettura di Focus e Quark, ”amo tutto quello che è scienza e razionalità, amo la legge della natura, detesto quella degli uomini”. La detesterà pure, ma è grazie ad essa che campa. Lasciò la carriera da avvocato per un posto allo sportello del Credito Bancario di Ancona, si decise quasi controvoglia a tentare il concorso in magistratura. Gli andò male. Lo vinse. Comincia tutto in una mattina sonnolenta e calda dell’ottobre 2002. Aula del tribunale di Camerino, uno dei più piccoli uffici giudiziari d’Italia. In programma ci sono 40 cause civili, e toccano tutte a lui, al giudice Tosti. Con aria annoiata, un avvocato alza gli occhi sopra lo scranno e fa una battuta sul crocifisso, ”piuttosto vistoso”, dice, appeso alla parete. Il giudice Tosti si infiamma come un cerino. Ordina ai commessi di rimuovere, subito. Butta il crocifisso su un carrello carico di faldoni. Il presidente del Tribunale lo farà riappendere a udienza finita, ma Tosti ormai è partito, e non si fermerà più. Chiede nuovamente la rimozione, questa volta definitiva e per via giudiziaria. Le sue richieste vengono regolarmente cassate. Lui annuncia par condicio religiosa mediante l’esposizione in aula di due menorah, i candelabri ebraici a sette braccia. Poi [...] decide di astenersi da ogni udienza fino a che il ”simbolo di una delle tante religioni” rimane al suo posto. Il Guardasigilli avvia una indagine nei suoi confronti, la magistratura ordinaria procede, fino al rinvio a giudizio di venerdì. ”Sinceramente, non so cosa mi è preso quella mattina. Penso che le continue ingerenze della Chiesa nelle vicende dello Stato italiano siano emerse all’improvviso”. Sarà una questione di date, azzarda lui. [...] è nato nel 1948, anno di promulgazione della nostra Costituzione. ”Siamo coetanei, forse è per questo che mi impegno a difendere la nostra Carta”. Le sue argomentazioni si basano sulla sentenza della Corte Costituzionale che il primo marzo 2000 diede ragione a uno scrutatore che si era rifiutato di esercitare causa presenza del crocifisso. ”L’ostensione di quegli oggetti è stata ritenuta illegittima in quanto lesiva del principio di laicità dello Stato”. Concede Tosti: ”Io sarei per mostrare i simboli di tutte le religioni, compresa quella buddista e scintoista. Mi rendo conto però che si rischierebbe l’effetto-bazar...”. Luigi Tosti è un giudice particolare. Non è iscritto all’Associazione nazionale magistrati, non ha tessere. Sulla sua categoria, ha opinioni che manderebbero in visibilio anche Cesare Previti: ”Una casta abbarbicata all’iniquo privilegio di non dover rispondere dei propri errori”. Era nel collegio giudicante che a Rimini assolse Vincenzo Muccioli dalle accuse di omicidio colposo. [...] ha prosciolto il professor Ezio Capizzano, il docente dell’università di Camerino finito nei guai per le relazioni con le sue studentesse. In mezzo a questi due picchi di notorietà, uno scivolone. Nel 1995, il Csm trasferì Tosti da Rimini a Camerino per ”incompatibilità ambientale”. Secondo le accuse, il giudice avrebbe ”realizzato un complesso di iniziative persecutorie” nei confronti di una coppia riminese. La donna era la sua amante, e Tosti avrebbe mandato dal marito una psicologa, per informarlo della relazione, e sollevare dubbi circa l’effettiva paternità della figlia appena nata. Avrebbe anche dato ”straordinaria pubblicità” al suo legame con la donna, parlandone a Uno mattina. Tosti ha deciso di inverarsi in una battaglia che gira tutto intorno a quel ”purtroppo”. Il giudice ha studiato l’argomento. Ma annacqua la sua posizione con atteggiamenti e parole da ”mangiapreti” troppo ostentate. Se fosse un regista, dice, vorrebbe essere il Denys Arcand de Le invasioni barbariche, film che racconta gli ultimi giorni di un professore malato terminale di cancro, che prende congedo dalla vita facendosi aiutare dagli amici. ”Un capolavoro che mette alla berlina la religione cattolica [...] ci sono bellissime battute contro Wojtyla!”. [...]» (Marco Imarisio, ”Corriere della Sera” 25/9/2005).