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 2005  settembre 27 Martedì calendario

Il cocomero, originario dell’Africa, anche noto come anguria (dal dialetto lombardo), anticamente era coltivato dalle popolazioni mediterranee, Egizi compresi

Il cocomero, originario dell’Africa, anche noto come anguria (dal dialetto lombardo), anticamente era coltivato dalle popolazioni mediterranee, Egizi compresi. Virgilio usava il termine cucumis con il significato di cetriolo mentre Plinio, con la stessa parola, indicava proprio il cocomero. Il medico Aezio, nel VI secolo d.C., usa il termine aggourion, da cui deriva il moderno ”anguria”. Il cucumis citrullus o citrullus vulgaris, questi i nomi scientifici, continua ancora oggi, nelle diverse regioni italiane, a esser chiamato in vari modi. In alcune località meridionali si conosce come melone d’acqua, mentre in Calabria viene chiamato ”zi parrucu” (zio parroco) per via del suo aspetto rubicondo. Il cocomero appartiene alla famiglia delle Cucurbitacee, la pianta è erbacea e annuale, ha fusto strisciante e peloso, ramificato, con foglie grandi, dal picciolo piuttosto largo. I fiori sono gialli, il frutto è un grosso peponide che può anche superare i 20 chili di peso. Può assumere forma quasi sferica oppure ovoidale, con buccia liscia, di colore verde uniformemente distribuito o screziato di bianco o di giallo. Sotto la buccia si trova uno strato bianco, dello spessore di 1-1,5 centimetri. La polpa in cui sono contenuti i semi è succosa e zuccherina, formata per il 90 per cento d’acqua, per l’8 per cento di zuccheri e di una piccola quantità di proteine. Il suo colore varia dal rosso vivo al rosa o al giallastro, mentre i semi possono essere neri, bruni o bianchi. Tra le varietà italiane, generalmente a frutto rotondo, ricordiamo la Bagnocavallo, che matura in 80 giorni, ha buccia verde con striature verde scuro; la Mora che matura in 75 giorni, con buccia sottile verde scuro, e la Romagnolo dalla buccia verde striata. Il cocomero è un frutto molto dissetante, ha un’azione diuretica e attiverebbe anche le funzioni intestinali. Strofinando la parte bianca sul viso renderebbe la pelle più bella, pura e trasparente.